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MICHEL OZ ospita il Collettivo d’Arte Indipendente GAS di Alex Caminiti “Ri-creazione” | Mostra a Cura di Andrea Guastella

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Alex Caminiti

Le opere del Collettivo d’Arte Indipendente GAS di cui è front-man l’artista internazionale Alex Caminiti sbarca a Roma nella Galleria OZ in via Germanico, 84 con la mostra dal titolo “Ri-Creazione” e data del vernissage è fissata per martedì 28 novembre inizio ore 18.00 (ingresso libero). La ricreazione è gioco, divertimento. È la pausa che da ragazzi aspettavamo tra una lezione e l’altra per riprendere respiro. “Il senso della ricreazione – ci informa il curatore Andrea Guastella (autore di numerosi libri tra cui l’ultimo titolo è: Lo Spettacolo dell’Arte Contemporanea) – è proprio questo: trasformare la morte in vita, la fatica in libertà”. Alex Caminiti col suo Collettivo Gas (costituito assieme all’egiziana Sadif, alla senegalese Gimaka e agli italiani Sabrina Di Felice e Alessandro Follo) non sono nuovi a questa “azione creativa”. Sanno benissimo come strappare un Caravaggio alla noia di cataloghi e musei. “I loro modelli, scelti da un campionario vastissimo di forme, sono riletti con gli occhi dei bambini, in una commistione di gioia e dissacrazione che non risultava estranea allo stesso Caravaggio: non erano forse, le sue splendide Madonne, popolane e prostitute, e i suoi santi, ragazzi di strada? Non sorprende perciò che il Collettivo usi pannelli con griffe di case di moda come sfondo per la Deposizione, il San Gerolamo nello studio e il Seppellimento del Merisi o faccia dialogare i protagonisti della Madonna dei Palafrenieri con minuti personaggi dei cartoni. In una società in cui studiare è “vietato” e i gesti più banali, per non parlare del dolore, sono spettacolarizzati, la leggerezza pop è forse, come già ieri la verità per Caravaggio, l’unico ponte che conduca dritto al cuore. Magari un ponte immaginario come quello che ne La dama dello Stretto, omaggio alla Belle Ferronière di Leonardo, metta in contatto realtà da tutelare come il cibo e la cultura (il capolavoro di Leonardo, si sa, risiede all’estero, mentre la Birra Messina trangugiata dalla dama tra un cannolo e un melograno, di messinese ha ormai soltanto il nome). A dispetto della sua facilità – felicità – apparente, la pittura del Collettivo è coltissima e trasuda indignazione.

Come nella Minnie di Samotracia, dove il piede di una statua “nobilitato” da una sigla – ogni riferimento al contratto miliardario firmato da Michael Jordan con la Nike per delle scarpe da ginnastica è puramente casuale – viene alzato come una coppa da una donna seminuda mentre la Nike originale, rimpicciolita, arretra sullo sfondo, tra le colonne di un tempio greco vandalizzato e cadente: di fronte a tanto scempio persino Minnie, pur facendo l’occhiolino, sembra un pizzico stupita. O come in Donna vs Social, dove un nudo femminile visto di spalle gareggia con i loghi dei principali social network. Chi vincerà? Con ogni probabilità, nessuno. Quando natura e cultura si scontrano la sconfitta è universale e il Padreterno, anzi la Madreterna una e bina, posto che per il Collettivo Dio è Donna, piange lacrime amare e ha il capo trafitto da una corona di spine”. E tuttavia, a cercar bene, una speranza rimane. Al centro della mostra una Testa di Medusa, che vista faccia a faccia avrebbe potuto trasformarci tutti in pietra, giace troncata da una spada su cui campeggia la scritta Humilitas occidit Superbiam: la stessa vergata sulla lama di quel doppio autoritratto, forse la sua opera più bella, in cui il giovane Caravaggio, ancora forte e puro, uccide il vecchio. Il tempo trascorso nella colpa – il David con la testa di Golia di cui parliamo è uno degli ultimi dipinti dell’artista – è cancellato. E il presente ri-nasce dal passato. Decapitata, insieme alla Superbia è la vecchia Storia che è cancellata ma la cui lezione serve e resta da monito e così la Ri-Creazione può iniziare.

Vernissage

Martedì 28 novembre 2023 ore 18.00

“Galleria OZ” Via Germanico, 84 a Roma

Galleria OZ – Via Germanico, 84 a Roma (ingresso libero)

tel. +39 351 604 9561 sito web: www.micheloz.com

Teatrosophia Presenta IO ADORO LA SINTESI…SARÒ BRE… di e con Maurizio Santilli | MARTEDÌ 5 DICEMBRE 2023 – ORE 21:00

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Maurizio Santilli

Maurizio Santilli continua a regalare risate e buon umore con il suo “IO ADORO LA SINTESI…SARÒ BRE…” che torna a Teatrosophia martedì 5 dicembre con inizio alle ore 21.

Lo spettacolo è un compendio sull’umorismo che spazia da Petrolini a Campanile, da Flaiano a Marchesi, dove Santilli con la sua proverbiale verve da consumato “comedian” racconta portando all’attenzione del pubblico un’Italia di spessore, dove si coniuga leggerezza e profondità tra doppi sensi, acrobazie lessicali e calembour di qualità. Ma chi è l’umorista? Non è il comico la cui battuta è fine a sé stessa, ma è un fine osservatore della società da cui trae spunto per massime a aforismi dal risultato dolceamaro dello sberleffo di qualità.

Dopo lo spettacolo, il consueto aperitivo offerto da Teatrosophia

INFO:

“IO ADORO LA SINTESI…SARÒ BRE..”

Di e con Maurizio Santilli

Martedi ore 21:00

TEATROSOPHIA

via della Vetrina 7 – 00186 Roma

Biglietti:

Intero: € 14,00+ 5,00 per tessera associativa

Ridotto: € 9,00 + 5,00 per tessera associativa

Prenotazioni

Tel: 06 68801089 /353.39.25.682

info@teatrosophia.com

https://www.teatrosophia.it/index.php/le-stagioni/2023-2024?view=article&id=31&catid=9

info@teatrosophia.com

Il libro: Simone Di Cola sceglie il microcosmo del condominio per esplorare l’animo umano

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Simone Di Cola

Il nuovo romanzo di Simone Di Cola “Gli spietati” esplora tutti i lati dell’animo umano mettendo al centro della narrazione individui comuni e talvolta mediocri. I temi trattati nel romanzo sono l’incapacità di comunicare, di empatizzare e l’indifferenza verso il prossimo, caratteristiche che l’autore ritiene distintive del nostro tempo. Ambientato in una piccola cittadina di provincia e scritto con uno stile realistico, il libro descrive la vita nel condominio Belvedere in cui le persone si sfiorano, parlano e a volte si feriscono reciprocamente. Tra gli abitanti dello stabile ci sono anche i coniugi Zaid. “Samira Zaid, moglie di Hakim, era nata nell’anno della prima intifada, quella delle pietre. Era cresciuta sotto la seconda intifada, quella di Al-Aqsa e non appena scoppiò la terza intifada, quella dei coltelli, disse al marito che non poteva più sopportare quella situazione di guerra e che voleva scappare via dalla Palestina – scrive Simone Di Cola nel suo romanzo, riportandoci a situazioni di stretta attualità – Era il 2015 quando il loro villaggio vicino Be’er Sheva a sud di Hebron fu occupato e conquistato dagli israeliani. I coniugi Zaid, Hakim e Samira, fecero subito le valigie e si trasferirono in Italia. Scelsero di andare ad abitare nel condominio Belvedere, non serve puntualizzare che lo fecero più per ragioni economiche che estetiche. Vivevano dunque in Italia ma avevano lasciato testa e cuore in Palestina. Samira indossava ogni giorno lo hijab mentre Hakim aveva sempre indosso la kefiah. Non erano simbolo di lotta, ma di identità, di autenticità e appartenenza. Speravano in una rivoluzione ma senza guerra e senza combattimenti, in una rivoluzione di seta e cotone, in una pace tranquilla e beata che profumava di casa e di pane appena sfornato”. Nei rapporti dei coniugi Zaid con gli altri abitanti del condominio, Simone Di Cola mette in luce il fatto che la verità su vicende reali sia spesso soggettiva e lasci spazio a interpretazioni dettate dal pregiudizio. Con il suo libro l’autore vuole realizzare un ritratto della nostra epoca, un periodo in cui siamo diventati spietati senza neanche rendercene conto, un’epoca in cui abbiamo rinunciato a pensare e ci siamo trasformati in creature malvagie. “Gli spietati” è un romanzo che invita i lettori ad esplorare il proprio io per comprendere la propria vera natura. A volte, infatti, sono le persone inconsapevoli a compiere azioni efferate, trasformandosi così in individui crudeli.

BIOGRAFIA DELL’AUTORE. Simone Di Cola nasce a San Benedetto del Tronto nel 1991. Ama le opere di Lev Tolstoj ma sarà la lettura de “Il giovane Holden” di Salinger a folgorarlo e a spingerlo a scrivere a partire dal 2013. Un’altra sua grande passione è il viaggio. L’autore Ha vissuto in Ungheria, Indonesia, Australia e Marocco apprendendo la lingua inglese, spagnola e un po’ di francese. Simone Di Cola ha esordito con il romanzo breve “Ferenc K.” (La Gru, 2019) seguito dalla raccolta di racconti “Il cavaliere Blu” (La Gru, 2021) e dal racconto lungo “Solitudine a due” (La Gru, 2022).

Il libro:

Simone Di Cola, “Gli spietati”, Transeuropa ed., 2023

Casa editrice: Transeuropa Edizioni

Genere letterario: romanzo/narrativa

Pagine: 208

Prezzo: 19 euro

Codice ISBN: 9791259901330

Simone Di Cola

https://www.instagram.com/dicolasimone/

Gli spietati

https://www.ibs.it/spietati-libro-simone-di-cola/e/9791259901330#cc-anchor-dettagli

Il Presidente della Commissione Antimafia On. Antonello Cracolici in visita alla Casa Salesiana del Gesù Adolescente di via Evangelista di Blasi a Palermo diretta da don Arnaldo Riggi

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Anonello Cracolici parla agli allievi di CNOS-FAP

Oggi, giovedì 30 novembre 2023, il Presidente della Commissione Antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana, On. Antonello Cracolici, ha fatto visita alla Casa Salesiana del Gesù Adolescente di via Evangelista di Blasi a Palermo, di cui è direttore, dal mese di settembre 2022, il giovane salesiano don Arnaldo Riggi.

Anonello Cracolici parla agli allievi di CNOS-FAP

Il Presidente Cracolici ha visitato l’ampia struttura, i laboratori, le aule e le strutture sportive della Casa Salesiana e ha incontrato i ragazzi dei corsi di formazione (IEFP) del CNOS/FAP, che vanta una storia di oltre 40 anni, avendo formato e inserito nel mondo del lavoro migliaia di giovani palermitani e siciliani.

A conclusione della visita, il Presidente Cracolici, nel ringraziare il direttore e il centro di formazione salesiano, ha sottolineato che «la sfida per garantire buoni cittadini è arricchire il sapere dei nostri ragazzi, che è più importante dell’avere. Imparare un mestiere, poterlo utilizzare nella vita li renderà più liberi e in grado di valutare che il bene conviene rispetto al male. E se c’è una cosa – ha continuato Cracolici – che dopo tanti abbiamo imparato è che la mafia e le sue attività, che gestisce e controlla (dal traffico della droga alle estorsioni), hanno prodotto tanta miseria, tanta morte e tanto sottosviluppo».

Il Direttore don Riggi, che è anche il presidente dell’Ente Regionale Cnos/Fap dei Salesiani di Sicilia, ha pubblicamente ringraziato il Presidente Cracolici e l’istituzione regionale che rappresenta, augurando al contempo buone imminenti festività natalizie, dichiarando: «I Salesiani in Sicilia continuano a credere fortemente nella formazione professionale dei giovani e investono per il loro inserimento lavorativo. La visita di oggi, che ci onora, ci conferma nel nostro impegno educativo per la promozione, nei nostri allievi, della cultura della legalità, dell’impegno civile e sociale, della difesa dei diritti dei più deboli. Crediamo che assicurare un lavoro giusto e dignitoso ai nostri giovani possa certamente contribuire a creare onesti cittadini, lontani dalle logiche mafiose e di illegalità che sottendono al dilagare della criminalità organizzata».

Ti lancio un libro! | di Serena Derea Squanquerillo

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Il Barbiere dello Stalag VI C, di Paolo Angeloni.

Per la sezione “Ti lancio un libro!”, oggi ho il piacere di segnalare il romanzo biografico “Il Barbiere dello Stalag VI C”, di Paolo Angeloni, informatico e scrittore di Velletri (Roma). Ho avuto modo di confrontarmi con lui, mio concittadino, a febbraio dell’anno corrente, per parlare dei suoi romanzi e racconti, tra cui il suddetto su un argomento molto delicato, che merita di essere conosciuto meglio, anche per sottolineare l’importanza della memoria: la storia degli IMI (Internati Militari Italiani), rinchiusi nei lager nazisti, durante la Seconda Guerra Mondiale. 

“Contento, proprio contento
sono stato molte volte nella vita
ma più di tutte quando
mi hanno liberato in Germania
che mi sono messo a guardare una farfalla
senza la voglia di mangiarla.”

La Farfalla – Tonino Guerra

Scheda
Editore:
Youcanprint
Genere: Romanzo biografico
Anno: 2020
Pagine: 214
Prefazione: Mario Avigliano, saggista e ricercatore sul tema degli IMI.
Sinossi

Le storie degli internati militari italiani nei lager nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale potranno sembrare una uguale all’altra, ma non lo erano i sentimenti che intimamente ciascun prigioniero viveva in modo autonomo. Condividevano una patria, la stessa divisa; condividevano un ‘NO’ fragoroso urlato e ripetuto a chi gli chiedeva di passare dalla loro parte per stare meglio.

In 650.000 fecero la scelta di stare peggio e Aldo era uno di loro. Doveva resistere dove era impossibile farlo, ma farlo assieme ad altri disperati poteva dare forza a tutti. Amicizia, fede, amori e famiglia erano argomenti a cui aggrapparsi.

"Iolandina tornerò!"
“Iolandina tornerò!”

Alcuni non riuscirono a venirne fuori integri. Aldo preferì dimenticare e non parlare di quegli anni per il resto della sua esistenza. Coccolava il suo astuccio – regalatogli dalla sua cara Iolanda – e le cose che conteneva, ve ne ripose altre per farne uno scrigno.

“Trame tradite” di Bia Cusumano | Recensione di Susanna Valpreda

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Bia Cusumano

Ventiquattro.

Ventiquattro piccole grandi storie che hanno per protagonista in fondo sempre la stessa donna, che fa mestieri diversi, vive in luoghi diversi, a volte sposata, altre divorziata o ancora single.

Ma in quella donna dalle mille sfaccettature ci rispecchiamo tutte noi: l’insegnante, la giornalista, la dottoressa, la scrittrice, la psicologa, la madre, la sorella, la figlia. In ognuna di queste storie si toccano argomenti, si vivono sensazioni, si soffrono dolori che tutte, prima o poi nella vita, abbiamo sperimentato.

Il rapporto con la famiglia di origine, a volte conflittuale a volte idilliaco e la continua ricerca della sicurezza che ci dava la nostra casa dell’infanzia, il desiderio di risentire la carezza sul viso o il profumo dei limoni o il sapore del melagrano che la nonna raccoglieva. Nel nostro substrato sentimentale e sensoriale tutte abbiamo questi dolci ricordi e nei momenti di difficoltà aneliamo a riviverli almeno per pochi instanti e troviamo rifugio e conforto nella loro rimembranza.

Il rapporto con le amiche, così diverse da noi magari, ma così indispensabili nei momenti di smarrimento, dopo le grandi delusioni o di esaltazione, dopo i grandi successi. Il rapporto, a volte conflittuale a volte tenero, con i fratelli. Il rapporto privilegiato che una donna ha con suo padre, se ha avuto la fortuna di avere un vero padre, in fondo il primo grande amore e colui che forgia involontariamente le nostre aspettative verso gli uomini che incontreremo.

La malattia invisibile, la maternità soddisfatta, la sterilità celata (“la figlia non venne mai, decisi così di partorire libri”)… tutte noi abbiamo provato sulla nostra pelle o su quella di una sorella o di un’amica del cuore almeno una di queste esperienze, che ci diventano perciò familiari come se le avessimo vissute tutte in prima persona. E quindi ci sentiamo affini a tutte le protagoniste dei racconti di Bia Cusumano, nessuna in fondo ci è aliena.

E l’amore.

L’amore è volente o nolente il motore della nostra esistenza, forse ancora di più per noi donne. Dopo essere state formate dall’amore (o dalla sua assenza) nella nostra famiglia d’origine, tutte in fondo, anche le più ciniche e incallite carrieriste, sogniamo l’Amore. Quello indefinibile, indescrivibile, incommensurabile, quello che ci lascia senza fiato, che ci sconvolge l’esistenza, che ci riempie cuore e mente, che ci porta alle più alte e inimmaginabili vette emozionali. L’Amore che però nella realtà spesso finisce per farci annullare come donne, come persone, in Suo nome. Quello che ci fa sacrificare le nostre aspirazioni, in Suo nome. Quello che spesso, diventa tossico e ci fa proseguire per anni a farci del male senza accorgercene, o fingendo di non accorgercene, in Suo nome. Talvolta ci risvegliamo, usciamo da questa trance e riprendiamo in mano le nostre vite, rimettiamo assieme i cocci e cominciamo finalmente a dedicarci a noi stesse, a volerci (di nuovo o per la prima volta) bene, a metterci al primo posto, ad amarci. In effetti è molto più facile amare gli altri che noi stesse. L’Amore è la malattia, però l’Amore è anche la cura, come emerge dalle pagine di questi racconti, ma come è anche inevitabilmente nella vita. “L’amore non si spiega e non si scorda”. E in fondo “forse l’amore [… è poter dire]: nonostante tutto ne vale la pena”

Tutte cerchiamo la nostra Itaca, bellissima questa metafora che Bia più volte riprende, il nostro porto sicuro che può essere un luogo o una persona. L’approdo alla fine della tempesta o dopo decenni di tempeste. Quello che ci fa finalmente riappacificare col mondo e col prossimo, ci permette di rilassarci, di ritrovare il sorriso e di non doverci più difendere. “Scrivevo fino a tarda notte, avvolta dalle pareti della villa di nonna che adesso erano divenute il mio scialle”.

“Non possiamo cambiare gli altri ma il nostro modo di percepire o vivere le cose che gli altri ci fanno sì.” E non è un difetto di (quasi) tutte le donne quello di voler cambiare gli altri? La loro presunzione di amare al punto da poter migliorare il loro uomo e l’inevitabile frustrazione che ne deriva è una costante femminile, così come di contro gli uomini vorrebbero che non cambiassimo mai ma restassimo sempre come il giorno in cui ci hanno conosciute. Questo scontro di universi questa costante incapacità di comprenderci e accettarci senza condizioni fra uomini e donne è prima o poi sperimentato da tutte, ma questo non ci impedisce di tornare a reiterare più e più volte questo percorso, forse è proprio un destino che segna tutte le donne di questo mondo. Nate per dare la vita, per costruire e condannate ad affiancarci ad alcuni nati solo per distruggere, per risucchiare la vita e l’energia.

Il giorno in cui capiamo che “Nessuno salva nessuno […] Le persone scelgono se salvarsi o no”, è il giorno in cui prendiamo in mano le redini della nostra vita e ci rendiamo conto che ognuna di noi è artefice del proprio destino e non può incolpare l’altro del proprio insuccesso. Ma è un percorso di maturazione irto di ostacoli cui dobbiamo arrivare da sole, come tutte le protagoniste di Bia. Nessuno può tentare di aprirci gli occhi o farci cambiare idea nel momento in cui noi siamo ancora convinte di star vivendo nel modo giusto o con la persona giusta. D’altronde, anche noi donne “Siamo uomini, creature fragili, abbiamo bisogno di amare e di sentirci amati per sopravvivere, di qualcuno che ci doni coraggio, che ci restituisca speranza, forza e sogni, quando crediamo di averli persi”.

Ventiquattro storie che, lette tutte d’un fiato, come ho fatto io, o assaporate una alla volta, non passano senza lasciare un’eco profonda nel cuore di chi le legge, senza smuovere almeno una riflessione, un’autoanalisi, una critica, un pensiero che continua a crescere nella nostra mente. Ventiquattro protagoniste che ci fanno sentire anche meno sole, meno “diverse”, meno incomprese. Sono quindi, grata di aver avuto il privilegio di leggerle e desidero consigliare a ogni donna che conosco di fare questa esperienza. Ovviamente anche ai lettori di sesso maschile, se non altro per provare a capire meglio le complesse sfaccettature dell’universo femminile che troppo spesso ignorano o danno per scontate.

Susanna Valpreda

(Editor, correttore di bozze, bibliotecaria presso università di Padova, studioso di storia tardoantica e bizantina, archeologia, arte e architettura di Sicilia)

https://www.linkedin.com/in/susanna-valpreda/

https://www.facebook.com/susyvalpreda

Susanna Valpreda

Il libro:

Bia Cusumano, Trame tradite, Area Navarra, 2023

Il singolo della Banda Leon “J’ai peur” | di Meri Lolini

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Il singolo della Banda Leon dal titolo “ J’ai peur“ che è uscito il 24 novembre.
J’ai peur è una canzone d’amore ma di un amore titubante, incerto, non completamente
espresso, lì dove una donna si prende il suo tempo per riflettere sulla reale entità dei suoi
sentimenti, mentre il suo innamorato precipita in questa attesa amara e dolce.
Qui il gioco delle parti non prevede ruoli assegnati, tutto è labile e fluido come acqua o sabbia ed è questo il nucleo centrale, dove girano poi le parole ritmate di Philippe Leon.
Ed è forse la fase embrionale di un amore da cui nascono le emozioni più intense, come anche dalla sua stessa fine.
Il gusto dance ’90 lo rende poi gradevolmente sbarazzino. Un esperimento che mette insieme la scrittura romantica in lingua francese e il sound elettronico senza troppi fronzoli. E’ di facile ascolto e mette l’ascoltatore nella condizione di battere il tempo con il piede e muovere la testa sul beat di questa canzone.

“ Banda Leon “ è composta da vari artisti provenienti da varie discipline e da vari stili. Abbiamo considerato questo progetto una fucina di idee, che prendono forma in pittura, scultura, musica, fotografia, eccetera…
Questa è la dichiarazione d’intenti dei tre soci fondatori, che sono Philippe Leon, Linda Edelhoff e Fabio Colasante.
Il guru di “Banda Leon”  è certamente il già noto Philippe Leon, che ha nel suo curriculum, in qualità di autore e compositore, nomi eccellenti che hanno fatto la storia della musica italiana, come  Adriano Celentano, Mina, Loredana Bertè e tantissimi altri. In questo progetto lo conosceremo anche come pittore con elaborati pittorici dal gusto pop e neo pop. Linda Edelhoff, formatasi come scultrice presso l’Accademia di Belle Arti, ha anche notevoli capacità canore, di composizione e scrittura.
Fabio Colasante formatosi presso l’Accademia di Belle Arti, anche lui come scultore, esplora in pittura mondi a tratti onirici e di gusto piacevolmente neo surrealista ed è anche bassista , compositore elettronico ed arrangiatore, del progetto Banda Leon.
La “Banda Leon” non è soltanto una semplice band, ma bensì un progetto aperto, dove è
contemplata qualsiasi collaborazione con artisti, musicisti, registi, eccetera. Attualmente la “Banda Leon“ sta preparando il live in previsione di un tour nazionale ed eventualmente internazionale.

Cliccando su questo link è possibile vedere l’official video di “J’ai peur“:

Giannini Editori, Antonella Fabbricatore presenta “Un assaggio di Napoli” al Dom Santi Bevitori

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Presentazione imperdibile quella di Antonella Fabbricatore che presenterà al Dom Santi Bevitori “Un assaggio di Napoli”, giovedì 30 novembre alle ore 17,30.

Napoli. Appuntamento letterario all’insegna del gusto e della storia gastronomica della nostra città quella che la Giannini Editore terrà nella suggestiva cornice del complesso monumentale di San Domenico Maggiore, presso il “Dom Santi Bevitori”, grazie alla collaborazione con Carmine Maturo e Gentle Green Events.

Giovedì 30 novembre alle ore 17,30 si terrà la presentazione del libro “Un assaggio di Napoli” scritto dalla giornalista Antonella Fabbricatore, modera Carmine Maturo sustainability cultural manager. Gli ospiti saranno il direttore del premio Elsa Morante Tiuna Notarbartolo, il direttore editoriale della casa editrice Giulia Giannini e l’economista Pietro Spirito.

La cucina è una metafora della storia e della vita. Attraverso le leggende ed i racconti delle ricette si esprime spesso l’animo di un popolo. Partenope rappresenta il luogo della integrazione e della diversità che si unisce nella ricerca del bello e del gusto. In questo piccolo libro sono illustrate le origini, spesso leggendarie, di alcuni dei piatti della cucina napoletana.

Il Dom Santi Bevitori, situato in vico San Domenico Maggiore 16, è un luogo unico del centro storico napoletano che unisce la promozione della lettura e del lavoro collaborativo, la gastronomia tradizionale. Dom è infatti uno spazio che vuole proporsi sempre più come punto di riferimento per chi desidera vivere una esperienza culturale più diversificata, tra mostre ed eventi.

La Protezione Civile di Montelepre contro la Violenza sulle Donne | Giovedì 30 novembre 2023 alle ore 17:00 presso l’Auditorium Comunale

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Montelepre_Ph. Salvatore Purpura

Giovedì 30 novembre 2023 alle ore 17:00 presso l’Auditorium Comunale di Montelepre si terrà il Convegno dal titolo “La Donna Volontaria di Protezione Civile” che con la partecipazione di ospiti in rappresentanza delle Istituzioni e di esperti del settore, tratterà della figura della Donna volontaria della Protezione Civile e si confronterà sul grave fenomeno della violenza sulle Donne.

La Giornata Internazionale per reprimere la violenza nei confronti delle donne, indetta dalle Nazioni Unite il 25 novembre di ogni anno, rappresenta per l’“Associazione Assistenza e Volontariato Solidale Associazione di Protezione Civile” di Montelepre l’occasione per aprire un dibattito cittadino che vede il patrocinio del Comune di Montelepre, dell’Assemblea Regionale Siciliana e del Dipartimento Regionale di Protezione Civile.

Sul territorio di Montelepre, grazie al Volontariato delle Associazioni, da anni si lavora per sviluppare la cultura del volontariato, della non violenza e di aiuto alle donne vittime di tali brutalità anche attraverso l’intervento in prima linea della Donna Volontaria di Protezione Civile che opera in stretta collaborazione con i servizi sociali e sanitari della provincia di Palermo.

 Le donne nella protezione civile.

Il volontariato di protezione civile è una forza libera e organizzata. Rappresenta una risorsa straordinaria in termini di competenze e capacità operativa che conta oltre 5 mila organizzazioni in Italia. Il volontariato di protezione civile è costituito da donne e uomini che mettono a disposizione gratuitamente tempo ed energie per acquisire la preparazione necessaria a proteggere le persone e l’ambiente.

La presenza femminile nella protezione civile, più in generale nelle associazioni di volontariato, è fondamentale per l’arricchimento che possono portare. Pensiamo al periodo del lockdown, al supporto che i volontari hanno dato alla comunità in termini di conforto, ascolto, comprensione. Poter contare su volontari e volontarie con diversi talenti e diverse abilità è stato importante per portare aiuto non solo materiale, ma anche psicologico.

Numerosi saranno gli interventi volti a riflettere e contrastare il fenomeno della violenza contro tutte le donne, creando momenti di condivisione, informazione e cultura anche del volontariato.

Tanti i relatori e i protagonisti del Convegno di giovedì 30 novembre che porteranno attraverso i loro interventi e testimonianze il messaggio “NO alla violenza” ricordando anche che l’attività di volontariato è un elemento essenziale per vivere una vita sana migliorando il benessere.

Interverranno:

– Presidente dell’Associazione A.V.S.

– Dott. Giuseppe Terranova, Sindaco del Comune di Montelepre

– Sig.ra Giusy Tinervia, Assessore alle Associazioni e P.I. del Comune di Montelepre

– On. Gaspare Vitrano, Presidente Commissione Attività Produttive ARS

– On. Toto Cordaro, Giurista

– Maresciallo Luca Furno, Comandante Stazione CC Montelepre

– Dott. Andrea Giostra, Psicologo e Criminologo

– Funzionari del Dipartimento Regionale di Protezione Civile.

Partner istituzionali e patrocini:

– Assemblea Regionale Siciliana

– Comune di Montelepre

– Protezione Civile Regione Siciliana

– CeSVoP (Centro di Servizi per il Volontariato di Palermo)

Ognuno ha la responsabilità di prevenire e porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze, iniziando a cambiare la cultura della discriminazione” (Ban Ki-moon – Segretario Generale delle Nazioni Unite).

Montelepre_Ph. Salvatore Purpura

La gravità delle forze nascoste di Sasha Vinci a cura di Serena Ribaudo | Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo

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Sasha Vinci_La gravità delle forze nascoste_2023_Crediti fotografici Sasha Vinci, Luigi Nifosì, Gianni Mania

Alla Cappella dell’Incoronata, una delle sedi del Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, dal 20 dicembre 2023 al 20 gennaio 2024 l’artista siciliano Sasha Vinci presenta per la prima volta “La gravità delle forze nascoste”, un progetto inedito a cura di Serena Ribaudo dedicato interamente a Palermo, al suo tessuto urbano e sociale. Vinci, noto per le sue audaci sperimentazioni sulla contemporaneità, crea opere che parlano con profondità alla realtà odierna, affrontando le distanze, le paure e le contraddizioni che caratterizzano il presente. Attraverso uno sguardo trasversale, l’artista indaga sulle fratture di questo momento storico, riconsiderando i rapporti tra la natura, l’essere umano contemporaneo e il suo ambiente sociale, con l’obiettivo di acquisire una nuova coscienza etica, estetica e politica, aprendo le porte a nuove prospettive di comprensione e di interazione con il mondo che ci circonda.

Sasha Vinci_La gravità delle forze nascoste_2023_Crediti fotografici Sasha Vinci, Luigi Nifosì, Gianni Mania

Ciò che distingue la ricerca artistica di Sasha Vinci è la continua sperimentazione di diversi linguaggi artistici, utilizzando media come il disegno, la scultura, l’installazione, la performance, la fotografia e il suono. In questo progetto dedicato a Palermo, questi mezzi espressivi convergono per creare un’opera d’arte totale e unica nel suo genere, che coinvolgerà gli spettatori in una straordinaria esperienza multisensoriale.

Come scrive la curatrice Serena Ribaudo: “Il lavoro di Vinci indaga con originalità, pregnanza e sentimento poetico il tessuto urbano, animico ed eterico della città di Palermo. La gravità delle forze nascoste è un omaggio al capoluogo siciliano, ai suoi profili, ai suoi cieli. Una dichiarazione d’amore ad una città, il cui ductus ardente viene simbolicamente auscultato, e decifrato, nelle sue armonie e dissonanze per essere restituito ai cittadini in una nuova forma espressiva come dono straordinario”.

L’artista afferra la gravità, già presente nel titolo stesso della mostra, come una delle forze fondamentali che condiziona corpi, animali e oggetti inanimati. Vinci esplora questa forza onnipresente che regola i moti celesti, unificando l’umanità in una condizione di inevitabile adesione. Anche l’essere umano, pur con la sua presunzione di dominio sulle altre specie, deve piegarsi a questa forza, incapace di controllarla o imprigionarla. Vinci reintroduce diverse simbologie legate alla cosmologia, alla visione platonica del mondo e alla simbologia musicale, impiegando elementi tipici della tradizione siciliana e conferendo loro nuovi significati, sia politici che sociali, risonanti nel tempo presente. La gravità diventa così una metafora potente che permea non solo l’opera di Vinci ma anche le vite di tutti noi.

Ad arricchire la mostra sarà l’opera site-specificNON SI DISEGNA IL CIELO / Il Canto di Palermo”. Quest’opera è parte della serie in continua evoluzione “NON SI DISEGNA IL CIELO“, avviata dall’artista nel 2015 a Volterra in Toscana. Attraverso questo progetto, Vinci crea opere sinestetiche e multisensoriali, traducendo lo skyline e le costellazioni di un luogo in armonie musicali, dando voce alla natura e al paesaggio.

Attraverso un intreccio sapiente di opere, Vinci crea una continuità tra passato e presente, tra racconto sacro, mitologico e azione civile, conferendo un significato e un’importanza straordinaria per l’essere umano e il cittadino contemporaneo. L’obiettivo della ricerca artistica di Sasha Vinci è quello di creare una visione che va al di là dell’effimero e abbraccia l’essenza stessa dell’esistenza.

La Gravità delle Forze Nascoste” rivela così nuove interazioni tra i corpi, nuovi rapporti che sorgono da noi stessi e che illuminano la vita nelle sue incognite più profonde, lasciando spazio a molteplici possibilità. La gravità è un assioma inconfutabile, a cui nessuno può sottrarsi. Tuttavia, come immersi in un vortice cieco, risorgiamo per manifestarci con una nuova forma, una forma multinaturale. Questa mostra ci invita a guardare oltre la superficie delle cose, a scavare più a fondo nelle fratture del presente.

Sasha Vinci: biografia

Il fondamento della ricerca di Sasha Vinci si basa sulla continua sperimentazione di differenti linguaggi artistici. Performance, scultura, disegno, pittura, scrittura, musica sono espressioni che l’artista utilizza per creare opere da cui emerge un pensiero libero che si interroga sulle problematiche dell’esistente, per giungere ad una visione ampia e plurale.  Dal 2012 al 2018 Vinci ha collaborato attivamente con l’artista Maria Grazia Galesi con la quale ha creato il duo Vinci/Galesi, dando vita alla Trilogia del possibile: un progetto di arte pubblica e sociale che coinvolgeva attivamente i cittadini e le comunità. Nel 2008 è stato l’ideatore e il fondatore di SITE SPECIFIC, una realtà indipendente gestita dall’Associazione Culturale non-profit PASS/O. Un progetto ambizioso e di ampio respiro che trasforma la città di Scicli in un Teatro Vivo, un luogo in cui la creatività contemporanea può abitare ed esistere. Nel gennaio del 2013, in collaborazione con altri professionisti, fonda S.E.M. (Spazi Espressivi Monumentali): un modello di sviluppo sostenibile che a Scicli ridisegna la gestione integrata dei monumenti, unendo contenuti culturali dell’arte e delle tradizioni a strategie economiche. Per S.E.M. Sasha Vinci ricopre il ruolo di Direttore Artistico. Da dicembre 2012 a settembre 2013 è stato Direttore Artistico del progetto CLANG. Le opere di Sasha Vinci sono state pubblicate in differenti giornali e riviste nazionali ed internazionali come Hi-Fructose Magazine, Flash Art, Artribune, Arte e Critica, Wall Street International, Exibart ed Exibart on paper, Abitare Magazine, Espoarte, Rivista Segno, Gestalt Gtk, El Pais, Diari De Girona (Dominical), Il Sole 24 ore, Panorama, L’Espresso, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Kairós Magazine, Famiglia Cristiana, La Sicilia, Il Giornale di Sicilia, Il Giornale di Scicli. Dal 2017 collabora attivamente con la galleria d’arte aA29 Project Room.

Serena Ribaudo: biografia

Serena Ribaudo si è laureata in Storia dell’arte presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo. Vive tra Palermo e Firenze. È saggista, storico dell’arte, critico d’arte. Si occupa dell’organizzazione e del coordinamento curatoriale, scientifico e tecnico di mostre d’arte contemporanea presso organismi pubblici e privati in Italia e all’estero. Ha dedicato la sua attività in particolar modo alla curatela di mostre ed eventi artistici all’interno di sedi storiche al fine di una maggiore valorizzazione del dialogo tra arte contemporanea e patrimonio artistico-architettonico del passato. Ha collaborato con numerose riviste d’ arte contemporanea tra cui Rivista Segno e Segnonline, Espoarte, Artslife, Grandi Mostre, Arte In.

Sasha Vinci_La gravità delle forze nascoste_2023_Crediti fotografici Sasha Vinci, Luigi Nifosì, Gianni Mania

INFO

TITOLO: La gravità delle forze nascoste

DI: Sasha Vinci

A CURA DI: Serena Ribaudo

QUANDO: Dal 20 dicembre 2023 al 20 gennaio 2024

OPENING: 20 dicembre 2023 ore 18

DOVE: Cappella dell’Incoronata, Via Incoronazione, 11 – Palermo

ORARI: Dal lunedì al venerdì, ore 9.00-13.00

https://www.museoartecontemporanea.it

CONTATTI

SITO: https://sashavinci.com/

INSTAGRAM: https://www.instagram.com/sasha.vinci/

FACEBOOK: https://www.facebook.com/sasha.vinci?ref=tn_tnmn

YOUTUBE: https://www.youtube.com/user/PassoNontemporanea

Il “progetto gilda” PER la VALORIZZAzione delLE DONNE SICILIANE si rivolge anche alle imprese | Un Webinar per le imprese siciliane il 29 novembre

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cartolina mecenate

Progetto GILDA non solo per le Donne siciliane ma anche per le imprese, i Mecenati. Con questo scopo viene organizzato il webinar mercoledì 29 novembre dalle ore 18.00 alle 19.00 con iscrizione al link su Linkedin https://www.linkedin.com/events/chiamataaimecenatidioggi-sostie7128342401315725312/about/Si può anche partecipare in alternativa ad una “manifestazione di interesse” con “lancia la tua sfida progettuale gratuitamente” collegandosi alla pagina https://lp.guilds42.it/it-it/sfida-progettuale-gratis-gilda Durante l’incontro, verranno presentati i principali obiettivi e scopi del Progetto e a cui esso stesso è rivolto. Una impresa che sta esplorando nuove opportunità per far crescere la attività nel mondo digitale e si vuole trovare le giuste figure qualificate, GILDA è il partner perfetto. Oggi le competenze digitali guidano l’innovazione e il successo aziendale e trovare il giusto talento può essere difficile. Ecco dove GILDA entra in gioco: collegando giovani donne talentuose in cerca di opportunità straordinarie con aziende desiderose di fare la differenza. Gilda è sostenuto dal Fondo per la Repubblica DigitaleImpresa Sociale nell’ambito del bando Futura ed è promosso da ITS Academy Nuove Tecnologie della Vita A. Volta Palermo in collaborazione con Fondazione Hora, Guilds42 Aps e in qualità di partner sostenitori Confindustria Sicilia e Associazione La Linea della Palma APL. Gilda vuole dunque valorizzare le donne siciliane e supportare con personale qualificato le imprese. Verranno infatti formate diverse donne alle nuove tecnologie digitali per aumentare la competitività nelle aziende offrendo loro concrete opportunità lavorative. Quindi si parla di inclusività, lotta alla disoccupazione locale, aumento della competitività grazie al digitale. Il progetto si espleta in 4 semplici fasi: selezione aziende e raccolta proposte di progetti sui quali fare lavorare gratuitamente i team; formazione e certificazione delle donne siciliane con academy realizzata dai partner; sviluppo di team e “botteghe” dove le donne siciliane, guidate da Senior, andranno a mettere in pratica quanto imparato su progetti reali proposte dalle aziende selezionate; orientamento al lavoro a seguito del “training on the job” per offrire concrete opportunità lavorative. Gilda è anche un intervento finalizzato a ridurre il divario di competenze digitali delle donne in Sicilia e alla creazione di giovani talenti al femminile nei settori dell’e-commerce, del marketingdigitale e del crowdfunding e fundraising. La modalità di intervento prevista porterà a risultati concreti grazie al dialogo continuo con le imprese (i Mecenati) ed il sostegno di Ambassador, ovvero organizzazioni e istituzioni.

Il progetto è stato selezionato dal Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa sociale. Il Fondo per la Repubblica Digitale è nato da una partnership tra pubblico e privato sociale (Governo e Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio – Acri) e, in via sperimentale per gli anni 2022-2026, stanzia un totale di circa 350 milioni di euro. È alimentato da versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria. L’obiettivo è accrescere le competenze digitali e sviluppare la transizione digitale del Paese. Per attuare i programmi del Fondo – che si muove nell’ambito degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e dall’FNC (Fondo Nazionale Complementare) – a maggio 2022 è nato il Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa sociale, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata da Acri. Per maggiori informazioni www.fondorepubblicadigitale.it 

A.T. ANGHELOPOULOS a “ROMA ARTE IN NUVOLA” con l’opera “FRAMMENTI – XXI sec. d.C.”

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A.T. ANGHELOPOULOS a “ROMA ARTE IN NUVOLA”

A.T. ANGHELOPOULOS a “ROMA ARTE IN NUVOLA”

con l’opera

“FRAMMENTI – XXI sec. d.C.”

dal 24 al 26 Novembre 2023

Centro Congressi “La Nuvola”

Viale Asia 40/44, (Roma – EUR)

A.T. Anghelopoulos, Frammenti – XXI sec. d.C., gesso su pannelli, 145×145 cm, 2022

Anghelopoulos l’artista italiano che vive e lavora a Roma (classe 1963) partecipa con l’opera Frammenti – XXI sec. d.C. alla terza edizione “Roma Arte in Nuvola” in corso dal 24 al 26 novembre 2023 nel Centro Congressi “La Nuvola” in Viale Asia 40/44, nel moderno quartiere Eur di Roma.

L’opera di Anghelopoulos Frammenti – XXI sec.d.C. gesso su pannelli, 145×145 cm, 2022 si presenta come un’ampia soglia, potale, addossata a parete. I volti feriti sfregiati dal dolore sembrano emergere dalle singole finestre-celle che li isolano l’uno dall’altro. L’opera sottolinea la persistente fragilità e la condizione di isolamento dell’uomo, vissute in questi ultimi anni tra pandemia e guerre, per nulla risolte dall’immenso progresso tecnologico.

La Fiera Internazionale di Arte moderna e contemporanea Roma Arte in Nuvola che giunta alla sua 3a edizione e’ considerata già tra le più importanti del settore nel panorama europeo. L’offerta artistico-culturale di alto profilo spazia andando a toccare tutti i linguaggi espressivi dell’arte: dalla pittura alle installazioni, dalla scultura alle performance, dalla videoarte alla digital art, alla street art. A partecipare oltre 150 importanti gallerie italiane e internazionali che presentano i più importanti artisti del passato e viventi e numerosi progetti speciali: mostre, installazioni e performance e numerosi talk per approfondire i temi di grande urgenza e attualità nel mondo dell’arte. Con la curatela della direttrice artistica della fiera Adriana Polveroni e sotto la direzione generale di Alessandro Nicosia, “Roma Arte in Nuvola” ha già colmato quel vuoto di proposta artistica di cui la città di Roma aveva bisogno. Dai grandi spazi espositivi dedicati alle gallerie nazionali e internazionali, alle nuove proposte artistiche, show e stand dedicati a singoli artisti, passando per i nuovi linguaggi espressivi dell’arte di domani, le nuove sperimentazioni artistiche e gli artisti emergenti tra cui a meritare una menzione c’è Anghelopoulos.

BREVE BIO

A partire dalla mostra personale d’esordio tenutasi presso il Museo del Vittoriano, curata dal

prof. Claudio Strinati (2015), l’artista ha preso parte a diverse mostre collettive nazionali ed internazionali. Le sue opere sono state esposte nel 2015 a Londra, Milano, Firenze e, sempre in Roma, presso la Grande Moschea. Tra le personali nel 2016 a Bruxelles e a Firenze,  nel 2017 presso la Bugno Art Gallery di Venezia, nel 2019 presso la sede centrale di Banca Generali a Roma e in una doppia personale per l’Opening Rome Art Week nella Casina Valadier con la mostra site specific “Inner

Life”. Nel 2019 è stato uno dei protagonisti della rassegna “#Autoritratto” al Macro-Asilo di Roma con moderatore il curatore internazionale Massimo Scaringella. La nota curatrice internazionale Dominique Stella, già direttrice di Palazzo Reale a Milano che da anni lo ha notato lo ha definìto “artista raffinato e di alto livello” ha recentemente curato l’introduzione al libro di Anghelopoulos ”Il mio calendario, o il fattore umano svelato” edito da DeLuca Editori d’Arte (2022).

A.T. Anghelopoulos: www.anghelopoulos.com; instagram: anghelopoulos.artist.

Teatrosophia presenta “È SEMPLICE”, una commedia scritta e diretta da  Ilenia Costanza con Marta Iacopini, Ilenia Costanza e Lorenza Vetro

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È SEMPLICE, Una commedia scritta e diretta da Ilenia Costanza

Dal 30 novembre al 3 dicembre debutta a Teatrosophia, a Roma in via della Vetrina 7 (tra via dei Coronari e Piazza del Fico), la nuova commedia di Ilenia Costanza, che ne firma anche la regia, dal titolo E’ Semplice.

È SEMPLICE, Una commedia scritta e diretta da Ilenia Costanza

In scena la stessa regista, con Marta Iacopini, attrice e conduttrice televisiva nota al grande pubblico per il suo Ciao Ciao ed incantevole interprete di fiction e cinema, e Lorena Vetro, acclamata Cantastorie dalla voce portentosa, che cura anche le musiche dello spettacolo e che vedremo per la prima volta in scena come attrice.

La commedia, prodotta da I Vetri Blu e Teatrosophia, racconta il casuale incontro di tre esistenze; tre donne adulte, molto diverse tra loro, che non vivono la vita che avrebbero pianificato, poiché ciascuna in qualche maniera è stata interrotta.

Emma ha lasciato la sua vita londinese e il suo lavoro nella City per rimettere in piedi il vecchio night club dei suoi genitori e a cinquant’anni suonati si ritrova in un mondo che ormai non le appartiene più, per prendersi cura di Andrea, sua sorella, autistica, quasi estranea, e probabilmente delusa da quella sorella maggiore che si vergognava di lei.

Alice invece i cinquanta li ha anche superati; è un’attrice talentuosa, una donna più o meno risolta, sagace e briosa, con un passato simile a quello di tante donne, che si ridisegnano ogni giorno, in una società in cui è vietato invecchiare… “Non è facile rimettersi in gioco alla mia età” confesserà a denti stretti, “Perché la vita ti frega. Non ti aspetta e non ti perdona. Lei sta lì, col suo ghigno beffardo, ti provoca. È un braccio di ferro continuo”.

Ma un acquazzone autunnale scompiglia le loro labili certezze e ne incasina le priorità. E prima che smetta di piovere, un turbinio di sensazioni, di emozioni contrastanti, mature e infantili nel contempo, avrà sovvertito quell’instabile equilibrio di facciata che protegge gli adulti dall’irrazionalità.

Una commedia dolce, una storia normale che pone delicatamente l’attenzione su aspetti sociali scomodi: dalle mal celate discriminazioni di genere, all’aspettativa di vita degli adulti con disabilità; un racconto che, a bassa voce e romanticamente, esplora l’umana difficoltà di accogliersi e di comprendere che non esiste ormaimai, perché l’amore è amore. Ed è semplice.

È SEMPLICE, Una commedia scritta e diretta da Ilenia Costanza

Dopo lo spettacolo, il consueto aperitivo offerto da Teatrosophia

Info:

Teatrosophia presenta “È SEMPLICE”, una commedia scritta e diretta da  Ilenia Costanza con Marta Iacopini, Ilenia Costanza e Lorenza Vetro

disegno luci Gloria Mancuso

selezione musicale e composizione Lorena Vetro

assistente regia Gennaro Russo

scene e costumi Enzo Piscopo

Produzione I Vetri Blu e Teatrosophia

 DA GIOVEDI’ 30 NOVEMBRE A DOMENICA 3 DICEMBRE 2023

È SEMPLICE

Scritta e diretta da Ilenia Costanza

Da Giovedì a Sabato h 21:00/Domenica h 18:00

TEATROSOPHIA

via della Vetrina 7 – 00186 Roma

Biglietti:

Intero: Euro 14,00+5,00 per tessera associativa/ Ridotto: Euro 11,00+5,00 per tessera associativa

Prenotazioni

Tel: 06 68801089 /353.39.25.682

https://www.teatrosophia.it/index.php/le-stagioni/2023-2024?view=article&id=35&catid=9

Whatsapp:

https://api.whatsapp.com/send/?phone=%2B393533925682&text&type=phone_number&app_absent=0

Il libro: Lucrezia Lombardo, La venditrice di menta, Progetto Cultura editore, Roma 2023 | PRESENTAZIONE

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Lucrezia Lombardo

BREVE INTODUZIONE E SINOSSI DEL LIBRO:

La venditrice di menta è una silloge poetica composta da un’ottantina di testi che hanno per protagonista l’infanzia, concepita come dimensione irrecuperabile e sede di una purezza ormai smarrita. Le sensazioni dense e nostalgiche si alternano, così, alla riflessione sulla caducità della condizione umana, simile in tutto e per tutto alle nuvole del cielo, che corrono veloci e le cui tracce si perdono, infine, nel blu. Nella silloge è altresì presente la consapevolezza dell’impossibilità storica di raccontare le vicende dei piccoli uomini -i più saggi, a parere dell’autrice- depositari di quel’’ultimo baluardo di umanità, che l’attuale corso degli eventi pare voler cancellare.

Lo scorrere del tempo è dunque uno dei motivi ricorrenti dell’intera raccolta, in cui i ritmi della natura e quelli dell’uomo paiono destinati a scontrarsi e a non potersi armonizzare, nella misura in cui l’esistenza umana si approssima alla vita della minuscola e indifesa formica, sovrastata, inevitabilmente, da un’immensità inafferrabile e imprevedibile. L’essenza del’’uomo resta, perciò, un mistero indecifrabile e la verità si mostra a sprazzi, come intuizione non razionalizzabile e che proprio il linguaggio mistico della poesia sembra poter cogliere.

Seppur protesa costantemente nel futuro -orizzonte dell’aspirazione umana, del sogno e del desiderio- la silloge vuole soffermarsi su di un passato interiore, bacino di memorie e lezioni, che si fa poi storico, nella misura in cui, solo nella memoria viva di ciò che è stato, si dà l’autentica possibilità di costruire qualcosa di nuovo e duraturo, in grado di sostenere il peso del dolore e di sopravvivere al bacio di morte del nichilismo.

Ci parli del tuo libro, “LA VENDITRICE DI MENTA”? Come nasce, qual è l’ispirazione che l’ha generato, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

“La venditrice di menta” è una raccolta poetica che nasce da un interrogativo, che mi tormenta da anni: come affrontare il vuoto del distacco? Vengo infatti da un periodo di fatica, nel quale eventi dolorosi mi hanno segnato. La sorte -o chi per lei- ha voluto poi che questo periodo coincidesse con una delle fasi più dure della storia recente: la pandemia e il disastro internazionale a cui stiamo assistendo. La poesia, dinnanzi a tale barbarie, è stata il mio modo per affrontare la sofferenza, per indagarmi e per riuscire a fronteggiare una realtà complessa. Posso affermare, in verità, che questo libro nasce dal profondo di me stessa e da una ricerca sofferta -che è durata anni- per cui mi sono chiesta carnalmente quale fosse il senso di una vita che si dà, fiorisce, ci consente di sperimentare bellezza, amore, gioia, per poi svanire come una rosa che perde i petali con la prima brezza. Ecco, appunto, che un elemento fondamentale in questa meditazione poetica, l’ha giocato la natura, in quanto orizzonte in cui ho potuto ritrovare me stessa, riscoprendo un’armonia che ci lega all’ordine delle cose, alla sua ciclicità, poiché -sebbene non lo accettiamo- anche noi esseri umani siamo parte di questa dimensione naturale. Insieme all’elemento naturalistico, per certi versi panico, la silloge è una rivisitazione dell’infanzia, un viaggio a ritroso -con gli occhi di adesso- in quella dimensione perduta che è la prima età. Un’età che, seppure temporalmente scomparsa, vive in me attraverso il ricordo, che altro non è che un sentimento di legame, che riesce a oltrepassare il vuoto, la distanza, il distacco. La silloge vuole, altresì, costituire un atto di rifiuto nei confronti della postmodernità e dei suoi valori esteriori, tutti orientati al fare, all’apparire, al vincere, all’affermarsi. La campagna -che ricorre spesso nella raccolta- è dunque il luogo-simbolo che, in opposizione alla logica mondana postmoderna, rappresenta l’autenticità di una vita semplice, seppure segnata da fatiche e dalla rinuncia a quel troppo che provoca un’apatia di noia nell’individuo-consumatore. Il titolo richiama infine un viaggio che ho fatto qualche anno fa in un paese dell’est Europa, un luogo che -in maniera stereotipata- potremmo definire “arretrato” e, tuttavia, proprio durante questo viaggio, presso il mercato centrale di una città sconosciuta, mi sono ritrovata in compagnia di una donna che vendeva spezie (incenso, salvia, origano…), tra queste vi era una pianta di menta, che la signora mi ha voluto regalare, nonostante l’indigenza della sua condizione. A questa donna, che ha compiuto un gesto di sincera generosità e a coloro che, nonostante la brutalità del nostro tempo, donano e si donano, ho voluto dedicare la raccolta. Poiché, in fondo, la poesia è come il gesto compiuto da quella venditrice di menta: ha per essenza il miracolo ed è grazia che riporta bellezza e luce, laddove dilaga la disperazione.

Lombardo Lucrezia

Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre lo scrivevi?

Chiunque cerchi un conforto, chiunque abbia voglia di piangere per ritrovarsi, chiunque nutra insofferenza verso un mondo che ha eretto a idoli la violenza e il potere, chiunque sia in cerca di un nutrimento diverso rispetto a quello meramente esteriore. Tutti coloro che hanno fame di poesia, ovvero di miracolo.

Una domanda difficile: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “LA VENDITRICE DI MENTA”? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.

Se i lettori hanno voglia di un libro diverso -che non segue le tendenze di un mercato che promuove solo pettegolezzo, storie sdolcinate o tragedie- allora credo che “La venditrice di menta” faccia al caso loro. Ancor meglio, il libro è un canto di gratitudine, pur nel dolore, verso la vita e -siccome attorno a noi dilagano morte, catastrofismo, violenza, brutalità, abuso e ingiustizia- “La venditrice di menta” offre concretamente la parola a una logica differente: mai come adesso, nel mondo, c’è stato tanto bisogno di poesia e di umanità vera.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare le tua ultima opera letteraria? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?

La mia famiglia, che mi supporta con amore e fiducia, i miei alunni, che mi riempiono di speranza nel futuro, gli amici veri, che mi hanno sempre accompagnata senza mai provare invidia.

BREVE BIO DELL’AUTORE:

Lucrezia Lombardo nasce ad Arezzo nel 1987. Dopo la maturità classica si laurea in Scienze Filosofiche a Firenze con il massimo dei voti, in seguito svolge un dottorato di ricerca in Filosofia teoretica. Lombardo si specializza quindi con un master in Gestione dei beni culturali, con corsi di perfezionamento e con un diploma triennale in Counseling a indirizzo psicobiologico. Attualmente l’autrice scrive per alcune riviste letterarie internazionali (“Atelier Poesia”, “La Bibliothèque Italienne” ed è responsabile del blog culturale del quotidiano ArezzoNotizie), insegna Storia e Filosofia presso un liceo e collabora con vari atenei come docente di Bioetica e Filosofia Teoretica. Dal 2020 al 2022, Lombardo è stata co-direttrice e curatrice della Galleria d’arte contemporanea  e centro culturale polifunzionale “Ambigua” di Arezzo e si occupa di poesia da diversi anni, sia come autrice, che come redattrice.

Lombardo ha alle spalle le seguenti pubblicazioni:

– il saggio “L’Alunno” (Divergenze 2019), vincitore del primo premio al concorso “Nuovi Saperi”;

– le raccolte poetiche “La Visita” (L’Erudita, Giulio Perrone 2017), “La Nevicata” (Il Seme Bianco 2017), “Solitudine di esistenze” (L’Erudita, Giulio Perrone 2018), “Paradosso della ricompensa” (Eretica 2018), “Apologia della sorte” (Transeuropa 2019), “In un metro quadro” (Nulla Die 2020), “Amor Mundi” (Eretica 2021), con prefazione del poeta e regista Mauro Macario;

– la raccolta di racconti “Scusate, ma devo andare” (Porto Seguro 2020);

– il romanzo “Kinder” (Augh! 2021), finalista al “Premio Santucce e Storm 2023”; il libro ha partecipato al Salone Internazionale del libro di Torino nel 2022 e nel 2023; testo finalista al Premio Santucce Storm;

– ha curato la silloge “Elegia Ambrosiana” (Divergenze 2021), con lo scrittore Raul Montanari;

– ha redatto l’articolo “Manifesto della nuova umanità” per la rivista “Kultural”;

– la silloge “Cercando il mezzogiorno” (Helicon 2021; vincitrice del primo premio, per la poesia inedita, al concorso “La Ginestra di Firenze”, in giuria i docenti Silvio Ramat e Marino Biondi);

– la raccolta di racconti “Un karma distratto” (Porto Seguro 2021);

– la raccolta di racconti “Scusate, ma devo andare”, dedicata alle diseguaglianze di genere; libro protagonista di una serie di eventi, svoltosi in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, presso il Teatro della Bicchieraia di Arezzo, in collaborazione con l’Assessorato alle parti opportunità del Comune di Arezzo e la Fondazione Guido di Arezzo (2021); il libro è stato inoltre presentato presso il Liceo Artistico di Arezzo e presso l’Associazione Pronto Donna;

-il saggio filosofico “Due saggi dirompenti. La Repubblica delle occasioni risolutive e il processo coscienziale” (prefazione del prof. Massimiliano Marianelli, docente di Filosofia Morale presso l’Università di Perugia, Divergenze 2022), presentato durante le trasmissioni Il Tabarro dei Racconti e Lankenauta; libro finalista al Premio Carver 2022, sezione saggistica, Salone del Libro di Torino;

-la silloge “L’errore della luce” (Ensamble 2022) con nota di lettura del poeta Giuseppe Conte;

-curatrice e autrice del secondo numero della rivista di scienze umane “Augeo”, titolo del numero “Oltre l’ideologia dell’emergenza”, Divergenze 2022 (hanno scritto nel numero i primari dei reparti di Malattie Infettive ed Ematologia della Asl 8, Ospedale S. Donato di Arezzo);

-autrice del libro “Una vita di lampo. Portraits de poètes” (Eretica edizione 2023, in collaborazione con la rivista letteraria internazionale italo-francese La Bibliothèque Italienne); il libro è stato recensito da Sololibri.net;

-Autrice della silloge “Il gelsomino indiano” edito, in italiano e romeno, dalla casa editrice romena Cosmopoli (2023), il libro ha partecipato alla Fiera Internazionale del libro di Bucarest- Romania;

-curatrice del libro “Il processo artificiale” di Mariangela Miceli (Divergenze 2023);

-autrice, per la rivista di scienze umane “Augeo”, terzo numero, Divergenze edizioni,  del saggio “Fisiologia e fortuna dei social”;

-autrice della silloge “La venditrice di menta” (Progetto cultura), che partecipa al Premio Viareggio Repacì.

Per la sua produzione letteraria, Lombardo ha ricevuto importanti premi e riconoscimenti, per citarne alcuni: Primo premio al “Premio letterario Giulio Salvadori” (dedicato all’omonimo poeta), sezione poesia (2023); Premio del presidente di giuria al Concorso Alda Merini, sezione poesia inedita, Nuova Accademia dei bronzi (2023); finalista al Premio Letterario Carver 2022 (sezione saggistica, Salone del Libro di Torino); Autrice selezionata per l’antologia del Premio Walter Mauro 2023, narrativa inedita; Finalista al Premio Santucce e Storm 2023 con il romanzo “Kinder”; Premio speciale della giuria, per la saggistica edita, al Premio Letterario “La Ginestra di Firenze” 2023 (in giuria i docenti Silvio Ramat e Marino Biondi); Premio speciale della giuria, per una poesia inedita, al Premio Ossi di Seppia 2022; terzo posto, per la sezione “autori di testo” , al Premio Lunezia 2021; secondo posto per la poesia inedita al “Premio letterario Tagete” (in giuria Paolo Ruffilli); Premio della critica, per la poesia, al San Domenichino; Primo premio, per la poesia, al concorso La Ginestra di Firenze 2021; Premio speciale della giuria, per la poesia, al Premio Casentino 2020; titolo di finalista al Premio Montale fuori di casa- fra gli ultimi del mondo; varie menzioni di merito, per prosa e poesia, al Premio Montano; la menzione d’onore, per la poesia, al Premio Internazionale città di Sarzana; finalista al Premio Maria Virginia Fabroni 2022; segnalazione al Premio Transiti Poetici 2022, sezione silloge poetica; premio Lara Pasquini al Concorso letterario Casentino 2022, sezione poesia inedita; Menzione d’onore al Premio Montano 2022, sezione prosa inedita etc.

Alcuni testi poetici di Lombardo sono stati letti, dall’autrice, in occasione del “Premio Montale fuori di casa 2023- Il genio delle donne” (ottobre 2023), presso il Gabinetto Vieusseux di Firenze, in occasione della premiazione del rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Sabina Nuti, e della scrittrice, Anna Luisa Pignatelli. Lombardo è inoltre tra i poeti selezionati e protagonisti del “Festival di Poesia Ariel di Lerici 2023”, Festival legato al Premio letterario Lerici Pea e curato da Giuseppe Conte e Davide Rondoni.

Recensioni delle opere dell’autrice, alcuni inediti ed articoli sono stati pubblicati, tra le altre, sulle riviste “Gradiva”, “Kultural”, “Atelier Poesia”, “L’Altrove”, “Scena Illustrata”, “Il sarto di Ulm”, “Il Talamo”, “Antologia Transiti poetici nr.42”, “Semestrale di poesia METAPHORICA”, “Lankenauta”, “Il convivio” (rivista di poesia), “AffariItaliani.it”, “Il Sicilia.it”, sulla rivista internazionale di poesia romena “POEZIA”, sui blog “Di sesta e di settima grandezza”, “Postfazioni”, “Alma Poesia”, “Parte del discorso”, “Exlibris 2.0”, “Sololibri.net”, “Les felurs du mal” e sui quotidiani “Il corriere della sera”, “La Repubblica”-pagina nazionale dedicata alla poesia e a cura di Eugenio Lucrezi. Si sono interessati, tra gli altri, all’opera di Lombardo il critico Franco Contorbia, il poeta Giuseppe Conte (autore di una nota di lettura a “L’errore della luce”), la direttrice del Centro di documentazione Giulio Salvadori (Monte San Savino, Arezzo), il regista e poeta Mauro Macario etc. Lombardo è stata inoltre ospite delle trasmissioni televisive L’aria che tira (LA7), Tagadà (LA7),Spunti e spuntini (Teletruria), Radio Fly etc.  L’opera letteraria e poetica di Lucrezia Lombardo è infine diventata oggetto della tesi di laurea magistrale di Sofia Doni, discussa presso l’Università degli Studi di Firenze nel febbraio 2023 (Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Filologia moderna, relatrice della tesi la Prof.ssa Benedetta Baldi, Ordinario di Didattica delle lingue).

Il libro:

LUCREZIA LOMBARDO, “LA VENDITRICE DI MENTA”, EDITORE: PROGETTO CULTURA, ANNO PUBBLICAZIONE: 2023

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Lucrezia Lombardo

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Improvvisazione, cross over, eclettismo: per la prima volta a Palermo il virtuoso del violino Gilles Apap

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Myriam et Gilles

Per gli Amici della Musica il violinista algerino si esibirà insieme con la fisarmonicista Myriam Lafargue con un programma che prevede musiche di Bach, delle tradizioni popolari irlandesi, bretoni e bulgare fino al tango nuevo di Piazzolla.

Gilles-Apap . Photo Lia Jacobi

In occasione del concerto è attiva la promozione del Black Friday: acquistando un biglietto presso i punti vendita convenzionati o la sera dello spettacolo al botteghino, il secondo biglietto costerà solo 1€

Martedì 28 novembre ore 20.45, Politeama Garibaldi

Quando Gilles Apap sale sul palcoscenico e imbraccia il violino non si sa mai cosa aspettarsi, perché il programma musicale potrà essere modificato, plasmato e improvvisato secondo l’ispirazione del momento: con un artista eclettico come Apap, l’Associazione Siciliana Amici della Musica arriva al suo terzo appuntamento del Turno Serale che si terrà al Politeama Garibaldi martedì 28 novembre alle 20.45.

Nato in Algeria da una famiglia francese, Apap inizia a suonare sin da piccolo, proseguendo gli studi in Francia prima di approdare negli Stati Uniti per perfezionarsi al Curtis Institute e stabilirsi in California. Fin dagli esordi della carriera ha voluto allontanarsi dai vincoli dell’industria musicale internazionale, cercando la sua strada oltre le convenzioni e le aspettative legate a una carriera commerciale. Viene conosciuto in tutto il mondo dopo aver partecipato al Concorso Internazionale Menuhin nel 1985: da quel momento Apap stabilisce un sodalizio duraturo con Yehudi Menuhin, violinista iconico della storia dell’interpretazione del Novecento con il quale lavora sulla leggendaria cadenza del Concerto per violino n. 3 in Sol maggiore, K 216 di Mozart. Con questa cadenza Apap viene consacrato come artista internazionale grazie alla ricchezza e all’audacia per avere inserito, nel momento in cui il solista rielabora secondo la propria interpretazione il materiale musicale del concerto, ispirazioni di diversi generi inserendo anche citazioni di musiche etniche come quella indiana e quella gitana, fino alla musica folk targata USA, all’uso del fischio usando il violino come fosse una chitarra e ai ritmi blues. A questo lavoro Bruno Monsaingeon – regista, scrittore e violinista – ha dedicato un documentario e in seguito ha diretto altri due film su Gilles Apap e sul suo modo di approcciarsi alla musica, dichiarando che l’arte del violinista «rappresenta la musica al massimo grado di purezza».

Con il suo quartetto “The Colors of Invention” (violino, fisarmonica, contrabbasso e cimbalom), Apap presenta musica da camera fondendo brani classici di Vivaldi, Ravel e Bartók con melodie folk tradizionali. Membro stabile fin dalla fondazione dell’ensemble è la fisarmonicista Myriam Lafargue: insieme in duo con Apap si sono esibiti in tutto il mondo e adesso, per la prima volta, suoneranno per il pubblico palermitano.

In pieno “stile Apap”, il programma del concerto mescolerà, affiancherà ed unirà musiche e generi di ogni tipo: da un brano per violino di Johann Sebastian Bach – che sarà scelto al momento – a Escualo di Piazzolla, passando dal Preludium et Allegro dans le style de Pugnani di Fritz Kreisler alla “Danza española” da La vida breve di Manuel de Falla e ad Airs bohémiens di Pablo de Sarasate, fino ad un mix di musiche della tradizione bretone, irlandese e bulgara.

Per questo concerto, che rientra nella settimana del Black Friday, è attiva la promozione che dà la possibilità di acquistare un biglietto in anfiteatro (10€), o in un qualsiasi altro settore a prezzo intero (20€) o ridotto (15€), e di acquistarne un secondo al costo di solo 1€. La promozione è valida presso i box office convenzionati e presso il botteghino del Politeama Garibaldi la sera stessa del concerto a partire dalle 19.30.

Box Office: Mondadori Point di via Mariano Stabile 233 (tel. 091 335566); Spazio Cultura Libreria Macaione di via Marchese di Villabianca 102 (tel. 0916257426); Mondadori Bookstore di via Roma 270 (tel. 091361064). Per tutte le informazioni sulle riduzioni e i dettagli dei concerti sono disponibili sul sito www.amicidellamusicapalermo.it

Dal film di Ferzan Ozpetek a Palermo, Hammam, il bagno turco celebra 20 anni

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Non chiamatela spa, l’Hammam è un’idea. È storia, è tradizione, è filosofia. È un’invenzione che racchiude in sé il meglio di due popoli e le loro differenze. Dalla mondanità delle terme romane ad un luogo di depurazione e meditazione. Anche Palermo ha il suo angolo di Oriente, un luogo fedele all’originale, che si appresta a compiere ben vent’anni di vita e di storie da raccontare. Sabato 25 novembre, dalle ore 17.00, Hammam, il bagno turco di via Torrearsa, 17/d, si appresta a spegnere venti candeline con la sua fondatrice Rina Falsone, il martito Rafael Puron e la figlia, Laura Spiteri, che da qualche anno ne ha raccolto le redini. Danze del ventre e orientali, egiziana, algerina e marocchina, di Alessia Di Cara e Eva Nausicaa, accoglieranno gli ospiti, insieme a musica araba live di Yannick Tiolo alla darbuka e Alessandro Venza al bouzouki.

Struttura e servizi di Hammam, il bagno turco a Palermo

Hammam, il bagno turco, vent’anni di vita e di storie da raccontare

La prima storia che c’è dietro l’Hammam di via Torrearsa a Palermo, è proprio quella della sua fondatrice Rina Falsone che, in un periodo di catarsi della propria vita, dopo aver dedicato 15 anni alla moda, era in cerca di stimoli nuovi, con la voglia di tracciare un nuovo percorso. Galeotto fu il film di Ferzan Özpetek, “Il bagno turco – Hamam”, visto al cinema con un’amica. Lì, suonò la classica campanella e le si aprì un mondo nuovo da conoscere ed esplorare. Iniziò a studiare ma soprattutto a viaggiare per visitare gli hammam originali del mondo arabo e le reinterpretazioni alla occidentale.

Struttura e servizi di Hammam, il bagno turco a Palermo

Raccolte le idee, diede inizio ai lavori che furono seguiti dall’architetto fiorentino Andrè Benaim che, ascoltando gli appunti di viaggio e i desideri di Rina, trasformò un seminterrato di 500 mq nel salotto di Palermo, nell’hammam più longevo di Sicilia, capace già anche soltanto scendendo la sua profonda scala, di trasportare in un mondo diverso, fatto di scrosci d’acqua, di musica araba in sottofondo e di profumo di incenso, importato realmente dall’India. La possibilità di ritagliarsi un paio d’ore, lontani dal caos e dalla civiltà, lavandosi lentamente per lavare via lo stress, in un ambiente che invita a raccogliersi. Da allora Hammam, il bagno turco è un luogo di storie, di ricerca di sé, di amici che scelgono di trascorrere insieme una ricorrenza, un compleanno, un addio al celibato o al nubilato, un momento speciale.

Struttura e servizi di Hammam, il bagno turco a Palermo

Il centro Hammam, il bagno turco e i suoi servizi

L’anima dell’Hammam, di via Torrearsa, 17/d a Palermo, è proprio il bagno turco, diviso secondo tradizione in calidarium e tepidarium. Il calidarium è sovrastato da una cupola di mattoni rossi e piccoli faretti che ricordano un cielo stellato. Alla base c’è una panca circolare dove ci si può sedere e sudare con 40/45 gradi di temperatura. Si alterna al tepidarium dove i gradi sono 30/35 e non c’è vapore. Una contaminazione all’occidentale, è la vasca idromassaggio nel tepidarium, dove ci si immerge alla fine del percorso che ricorda un po’ il frigidarium che era tipico delle terme romane.

Struttura e servizi di Hammam, il bagno turco a Palermo

Hammam, il bagno turco: purificazione e relax

Tra le attività previste all’Hammam, il bagno turco di Palermo, c’è il gommage, che si fa dal collo ai piedi dopo il bagno di vapore, con il sapone nero marocchino, per rimuovere tutte le impurità che la pelle ha emesso con la sudorazione. Si possono fare all’interno anche maschere viso e corpo con i fanghi del Mar Morto, l’argilla marocchina e lo scrub con i sali e l’acqua madre del Mar Morto. Oltre alla purificazione del corpo e dello spirito, c’è una sala relax dove ci si riposa dopo il percorso. Ci si sdraia sulle panche, ascoltando musica, tra libri, tè, tisane, infusi e dolcetti alle mandorle. Sono ben otto, infine, le sale massaggi, con una ventina di tipologie dai rilassanti, per chi ama una mano più delicata, ai tonificanti, energici e decontratturanti, e gli orientali che sono i più particolari.

Moda: Torna “Palermo Fashion Night” contro la violenza sulle donne. Testimonial la sopravvissuta Valentina Pitzalis

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Giulia Cecchettin, Marisa Leo, Saman, Carmela Petrucci, Sarah Scazzi, Elisa Claps, Roberta Ragusa, sono solo alcune delle tante vittime. Troppe. Magari la vita di una donna fosse sempre come in passerella, ben illuminata, ammirata e con una bella musica in sottofondo. Il quotidiano racconta, ancora, di donne oppresse, abusate e uccise. Per ricordare la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, attraverso la moda, torna Palermo Fashion Night, sabato 25 novembre, dalle ore 19,30, al Cinema de Seta dei Cantieri Culturali alla Zisa (via Paolo Gili, 4). L’evento che sostiene Fare X Bene, ente del terzo settore impegnato nella difesa delle donne, è prodotto da Rosi De Simone Eventi, è patrocinato dal Comune di Palermo, e sostenuto da Caronte&Tourist e Unipol Assicurazioni. Ingresso gratuito ad inviti, ritirabili presso le aziende partecipanti.

La produttrice Rosi De Simone con la testimonial di Fare X Bene, Valentina Pitzalis e la segretaria generale Giusy Laganà

Gli ospiti di Palermo Fashion Night

Testimonial della manifestazione, che si inserisce nella tre giorni di sensibilizzazione per le scuole promossa da Fare X Bene, sarà Valentina Pitzalis, donna che con i suoi sfregi permanenti e ben visibili, è un simbolo vivente della violenza e della crudeltà con cui gli uomini non accettano la fine di una storia d’amore. A condurre Palermo Fashion Night sarà Nathalie Caldonazzo, artista e noto personaggio televisivo, affiancata da Umberto Salamone, ex modello e Carramba Boy, conduttore ed inviato di Rai1. Presenti il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, l’assessore regionale Alessandro Aricò, l’assessore alla Cultura del Comune di Palermo, Giampiero Cannella e il segretario generale di Fare X Bene, Giusy Laganà e Lorenzo Galimberti. Testimonial la scrittrice Jolanda Renga, figlia di Ambra Angiolini e Francesco Renga, e la quattro volte campionessa mondiale di karate, Sara Cardin. Musica di Mauriziotto dj.

La conduttrice di Palermo Fashion Night Nathalie Caldonazzo

Premio Fashion Night alla memoria di Marisa Leo

Durante la serata saranno assegnati i Fashion Night Awards, destinati a personaggi che si sono distinti nel mondo della moda, della cultura, dell’arte dell’economia e nel sociale. A riceverlo saranno il presidente dell’Autorità Portuale della Sicilia Occidente, Pasqualino Monti, la vicepresidente di Ance Giovani, Agostina Porcaro e lo stilista emergente palermitano, Des Caiola. Un premio alla memoria sarà destinato anche a Marisa Leo, comunicatrice siciliana impegnata tra le Donne del vino, uccisa dal padre di sua figlia, dopo un ultimo fatidico incontro.

Il conduttore di Palermo Fashion Night Umberto Salamone

Le proposte moda di Palermo Fashion Night

Ad aprire la sfilata sarà l’uscita dei giovani designer dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, guidati dal docente e stilista Sergio Daricello. In passerella le proposte moda di Figure Boutique, Leone Calzature di via Cesareo, 64, Atelier Giambona, Dainese Palermo, Gemme sul filo di Rosa Mandina. L’evento è sostenuto da Caronte & Tourist, Unipol di via Agrigento, 10/b e Ceramicando di via Isidoro La Lumia, 43 e hotel Garibaldi. Trucco Twins Beauty Concept, parrucco Giannantonio Salon, coordinamento backstage e moda, Vivia Cascio. Fiori ed aromi di Tommaso Cospolici. service e allestimento C.T.D. di Flachi D.P. Foto a cura di Maurizio Zambito e comunicazione Emme Averna uffici stampa.

“Il caso Giulia Cecchettin, con Daniela Cavallini e Andrea Giostra” | In “Spunti di riflessione” di Paolo Arigotti

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Andrea Giostra, Paolo Arigotti e Daniela Cavallini

“Il caso Giulia Cecchettin, con Daniela Cavallini e Andrea Giostra” | In “Spunti di riflessione”, rubrica ideata e condotta da Paolo Arigotti | Venerdì 24 novembre 2023

Per vedere la puntata, clicca qui:

da YouTube “Spunti di riflessione di Paolo Arigotti Giornalista”:

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FONTE:

Paolo Arigotti Giornalista

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Cos’è il dovere? | di Franca Spagnolo

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elaborazione grafica Franca Spagnolo

“I bambini vengono educati da quello che gli adulti sono e non dai loro discorsi.”

CARL GUSTAV JUNG

Stiamo assistendo oggi al decadimento dei principi cardine di una società che possa definirsi “CIVILE e CIVILIZZATA”. Se pensiamo alla parola “educazione” e immaginiamo questo termine come rappresentazione assoluta del processo evolutivo di ogni singolo individuo, saremo costretti attraverso la socializzazione con i nostri simili a osservare quanto i sistemi educativi purtroppo non siano stati per tutti uguali. Senza dover tracciare quelle che per ognuno sono le regole del vivere “civile” in una società – dato che ogni adulto porta in sé ciò che i propri genitori gli hanno insegnato attraverso fatti e parole – è necessario tuttavia soffermarsi a distinguere la mentalità su cui si fonda l’educazione.

distinguere la mentalità su cui si fonda l’educazione.

In un momento storico in cui la libertà sembra connotare ogni ambito del nostro vivere, assistiamo paradossalmente a un aumento della violenza da parte degli uomini sulla libertà delle donne. Episodi quasi giornalieri di misoginia talvolta sfociati in femminicidi, ci fanno scontrare con un passato remoto ancora presente in cui la mentalità patriarca relega la donna a “essere inferiore”, nata per dare piacere all’uomo, madre e moglie senza diritto di parola e in tutti i casi soggetta alla scelta del maschio che deve validarne o meno le capacità.

Avevo circa 16 anni quando un giorno indossando la minigonna per andare a scuola, ricevetti da parte di un uomo un insulto riguardo il mio abbigliamento. Volutamente non propongo il contenuto volgare e sessista che purtroppo ho ascoltato molte, troppe volte provenire dalla bocca degli uomini. Ricordo quelle parole come un proiettile al centro dello stomaco, un colpo improvviso che certamente una “ragazza” spera di non ricevere mai! La sensazione che si prova quando si è vittime di violenza verbale oserei dire erosiva verso la psicologia femminile, è completo annullamento dell’autostima, imbarazzo verso la propria natura e dolore… tanto dolore. Sono passati più di trenta anni sono cambiate le mode, sono caduti molti tabù ma la mentalità maschilista è rimasta la stessa, immutata ad affondare le sue radici nella mediocrità di cervelli annacquati dall’ignoranza. Una donna che viene molestata verbalmente o ancor peggio abusata fisicamente da un uomo, deve subire l’umiliazione di sentirsi giudicata e additata come artefice della violenza subita! Una donna che viene palpeggiata in un luogo pubblico o subisce avances, il più delle volte non denuncia perché ha timore sentendosi svantaggiata rispetto l’uomo da cui ha ricevuto atti violenti e irrispettosi nei confronti della propria dignità e libertà…perché di questo stiamo parlando: LIBERTÀ.

la mentalità maschilista è rimasta la stessa

Gli uomini che oltraggiano le donne con la violenza, oltraggiano la libertà, sono stati “educati” a considerare il genere femminile inferiore, un essere umano che non può e non deve alzare la testa e ribellarsi: al contrario è colpevole sempre! È necessario educare i propri figli al sentimento, l’educazione emotiva non può essere lasciata al caso ma deve passare attraverso la famiglia e la scuola con sistemi di insegnamento anche rigidi con cui figli-studenti si abituino al rifiuto, a gestire lo stress prendendo coscienza delle proprie azioni rispetto le emozioni… come l’accettazione dei “NO”. I divieti, le regole, la disciplina contribuiscono a tracciare quella linea di confine in cui l’istinto animale soccombe davanti l’autorità genitoriale e scolastica. Il diritto, manifesto delle facoltà individuali non deve essere espressione sovversiva e violenta della propria libertà a scapito del prossimo ma fondamento di un processo di crescita. L’educazione al dovere verso il raggiungimento dei propri sogni attraverso la manifestazione degli ideali rappresentano in primis il rispetto delle regole civili e sociali e soprattutto la considerazione della libertà altrui. LE PERSONE EDUCATE AL DOVERE PRIMA ANCORA CHE AL DIRITTO SONO QUELLE PERSONE CHE NON DESIDERANO POSSEDERE MA DONARE! Gli uomini educati al sentimento e al rispetto, non usano violenza, non stuprano usando il sesso per umiliare, non considerano la donna una cosa da possedere ma un bene assoluto da custodire.

LE PERSONE EDUCATE AL DOVERE PRIMA ANCORA CHE AL DIRITTO SONO QUELLE PERSONE CHE NON DESIDERANO POSSEDERE MA DONARE!

LE DONNE NON SONO OGGETTI, NON APPARTENGONO AGLI UOMINI MA A SE STESSE.

Desidero concludere questo articolo proponendo a chi mi segue un’intervista del Dott. Andrea Giostra psicologo e criminologo, non voglio anticipare nulla, vi consiglio di ascoltare attentamente le parole di Andrea seguendo l’intervista fino alla fine.

 

Franca Spagnolo  

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Mi vengo incontro – Franca Spagnolo

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Scarpe rosse in piazza Ruggero Settimo per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne 

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Scarpe rosse in piazza Ruggero Settimo
Scarpe rosse in piazza Ruggero Settimo domani, sabato 25 novembre, alle 11,30 su iniziativa di “Laboratorio Una Donna Palermo” per Ia Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Obiettivo coinvolgere tutti in un momento di sensibilizzazione deponendo delle scarpe rosse in piazza in ricordo delle vittime di violenza, previsto anche un flash mob, una performance di danza a tema curata dalla coreografia di Irene Librera Prestigiacomo della scuola IridanceLove e la partecipazione della chitarra di Gianni Mazzola.

“Una giornata per dire NO alla Violenza sotto ogni forma, per riflettere e aiutare le donne in sofferenza per sollecitare le coscienze sull’importanza e il valore della vita, sul rispetto reciproco uomo/donna. Occasione per lanciare un messaggio alle istituzioni nell’insistere sugli aiuti a tutti quei comparti che si occupano di antiviolenza e inoltre di occuparsi della sicurezza della nostra città che è fondamentale nella prevenzione”, sottolinea
Maria Pitarresi responsabile per Palermo di Laboratorio Una donna che
ringrazia le associazioni che hanno partecipato e sostenuto la giornata: UDICON Sicilia, Cosmann, Bottega Solidale ONLUS e Shalom.
Scarpe rosse in piazza Ruggero Settimo

“Quella strana morte”, in Via di Santa Dorotea di Gìa Fort Shoping

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Lui, Gìa Fort Shoping, per gli amici Jey, è uno scrittore-giornalista e disegnatore di comic- books, un po’ sfigato, un po’ scettico e impudente, dedito più al rum che al lavoro ma sempre alla ricerca di uno scoop. Lei, Heleonor, è una restauratrice che lavora con contratto a termine in una importante Galleria d’Arte Antica di Roma. Heleonor durante un intervento conservativo sul famoso ritratto della Fornarina, opera di Raffaello Sanzio, intravede sullo sfondo della tela leggerissimi tratti di un viso che le pare di aver già visto su un cartone conservato negli archivi del British Museum. In quel cartone la mano sembrava chiaramente di Raffaello. Ma, aspetto inquietante, quel cartone portava la data del 1756! Vale a dire 216 anni dopo la sua morte! Heleonor vuole rintracciare il cartone per chiarire questa assurdità e coinvolge Jey in una difficile se non irrazionale ricerca che li porta prima a Londra e poi a Edimburgo.

Il testo si presenta fin da subito come un “cold case”, ovvero appartenente a tutti quei casi dove la pista giorno dopo giorno “si raffredda”, lasciando grandi dubbi sul caso investigativo. Esso è sapientemente dibattuto e costruito in maniera tale da coinvolgere il lettore dalla prima all’ultima riga, accompagnandolo tra le altre cose nella Roma del primo ‘500, dove a contrasto con i vizi e gli agi rinascimentali, vi si trova la vita miserabile del popolo delle classi meno agiate. Il segreto del testo di Shoping è certamente l’abilità magistrale di adattare la modernità a trame e fatti avvenuti in un tempo lontano, ed è qui che lo stile di Shoping trova ampio compimento, regalando al lettore un eccezionale thriller.

L’autore fin dalle prime pagine, rende il suo testo di rapida fruibilità, grazie alla spiegazione che divide i vari comparti narrativi con l’ausilio di un semplice schema. I momenti dedicati a Jey ed Heleonor, ovvero ciò che riguarda i giorni nostri, sono contrassegnati dai numeri arabi. I capitoli dedicati agli squarci di vita vissuti come reali attraverso una sorta di ipno regressione sono delineati invece dai numeri romani. Per quanto concerne il testo in corsivo è dedicato al processo della medium per condurre Jey a ritrovare i ricordi della sua vita passata. Lo schema accompagnerà la comprensione testuale, tenendo per mano i lettori, in un viaggio dove i personaggi si avvicenderanno in storie uniche.

Sono molte le descrizioni all’interno del testo: gli abiti, le pietanze, le tecniche pittoriche, fino ad una fitta caratterizzazione dei personaggi, rendendo non solo un identikit definito degli stessi, ma anche uno spaccato realistico dell’epoca in cui essi trovano la loro dimensione. Da qui, il lettore potrà immedesimarmi in maniera totale nei momenti umani e sociali, sentendosi lui stesso il protagonista della storia.

Lo stile utilizzato da Shoping è certamente elegante, il lessico aulico ed erudito, spronano il lettore ad una serie di approfondimenti culturali, presentando un autore con una padronanza di linguaggio senza pari.

Non mancheranno elementi esoterici, regressione ipnotica, e momenti ad alta tensione, in testo dove l’antico e il moderno si fondono insieme, raccontando una storia dove il giallo è dietro l’angolo.

CONTATTI AUTORE:

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https://www.ibs.it/quella-strana-morte-in-via-libro-gia-fort-shoping/e/9788835807353

 

 

“Le tre facce della violenza” di Francesco e Noemy Longobardi

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Viviamo in un periodo storico in cui si vanno affermando silenziosamente gli antivalori. Per questo motivo nasce “Le tre facce della violenza” edito da Rossini editore. Francesco Longobardi ha infatti, sentito il bisogno, insieme a sua figlia Noemy, di raccogliere in un libro 10 anni di esperienza di supporto psicologico di vittime, carnefici, Bulli e Bullizzati.

La violenza racchiusa in tre facce: questo lo scopo del libro di Francesco e Noemy Longobardi, che nel loro testo seguono sapientemente, tutto il percorso di sviluppo della nostra vita. Il testo ripercorre infatti ogni fase, si parte dall’infanzia, si raggiunge l’adolescenza per poi approdare all’età adulta.

Esso è un libro scritto a quattro mani, Francesco e Noemy, rispettivamente padre e figlia, redigono un’attenta analisi sulla piaga più radicata della nostra società: la violenza, in ogni sua forma. Il testo, vuole essere un preciso contributo non solo per indagare da vicino il fenomeno, ma anche per contrastare la tendenza d’isolamento che vede protagoniste persone di ogni età. Il saggio, quindi, tende la mano non solo alle vittime, ma anche ai bulli affinché essi possano iniziare un percorso di recupero.

Il libro regala ai suoi lettori una profonda riflessione sulla cosiddetta “crisi familiare”, ovvero l’incapacità della famiglia di esercitare la propria autorità. Da qui la diversificazione tra i vari stili educativi (autoritario, autorevole, d’abbandono).

Di grande impatto è l’argomento bullismo, che allacciandosi alla modernità, si trasforma, diventando cyberbullismo. Gli autori compiono una descrizione dettagliata del fenomeno, delineano i livelli sociali, e raccontando le problematiche legate a tali eventi quali molto spesso l’isolamento, l’anoressia, la bulimia, l’autolesionismo, e sempre di più forme suicidarie.

Il testo racconta inoltre il periodo covid e gli stati d’animo dei più giovani, per poi compiere ampie riflessioni sulla dipendenza digitale.

A tinteggiare di rosa il saggio dei Longobardi è senz’altro l’argomento della violenza sulle donne.Il silenzio uccide le donne”, è così che gli autori riassumono lo stato d’animo delle donne vittime di violenza, spesso consumata tra le mura domestiche. Il testo racconta il fenomeno con attenta minuzia, suggerendo una serie di risposte contro un fenomeno che sempre di più sta avvelenando il tessuto sociale.

A corredare il testo di spunti positivi è senz’altro l’invito all’empatia e all’ascolto, una serie di consigli pratici da mettere in atto per un vivere civile.

Nel saggio dei Longobardi senz’altro ricorre più volte l’associazione Medea, di cui Francesco ne è il Presidente. L’associazione operando su tutto il territorio nazionale, diviene un aiuto concreto contro il bullismo in generale e la violenza contro le donne. Sono molti i progetti in atto, tra cui “Emozioniamoci. Diamo un calcio al bullismo”.

Un testo positivo, quindi, quello dei due autori, che mescolando insieme le loro esperienze e le loro penne hanno dato vita ad un testo che grida a voce alta non solo la tediosità di alcuni fenomeni, ma anche una serie di messaggi positivi da tenere bene in mente per un vivere civile e consapevole.

CONTATTI AUTORE:

https://www.mondadoristore.it/Le-tre-facce-della-violenza-Francesco-Longobardi/eai979125969262/

https://www.unilibro.it/libro/longobardi-francesco/le-tre-facce-della-violenza/9791259692627

https://www.medeacontroviolenza.it/

 

I vincitori di accordi @ DISACCORDI – Festival internazionale del cortometraggio – 20ma edizione

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L'attrice Dora Romano e il regista Matteo Damiani

Matteo Damiani con il suo film breve L’ultima festa si è aggiudicato il premio della sezione nazionale della ventesima edizione di accordi @ DISACCORDI – Festival internazionale del cortometraggio a Napoli.

La giuria artistica ha premiato il cortometraggio perché L’ultima festa di Matteo Damiani è ” Uno sguardo lirico tra ironia e tenerezza sul mondo degli affetti privati e dei privati affetti che riecheggia le lezioni del primo Olmi e del miglior Avati. Offrendo allo spettatore una storia originale in paesaggi poco esplorati e di grande impatto emotivo.”

La kermesse partenopea, diretta da Pietro Pizzimento e Fabio Gargano, si è tenuta dal 12 al 19 Novembre 2023 interamente presso la Corte dell’Arte di FOQUS a Napoli con la proiezione di 119 cortometraggi finalisti e con gli incontri con gli autori delle opere presentate. In giuria quest’anno in qualità di presidente,  il regista e docente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Carlo Luglio, accompagnato dalle giurate Alessandra Farro e Dalal Suleiman.

Il primo premio della sezione Campania è andato  al cortometraggio Il mare che muove le cose di Lorenzo Marinelli: “Altro mare” nel film di Marinelli, non simbolo di libertà ma veicolo di incontri tra anime “straniere” e solitudini diverse dove è ancora possibile la magia di un mondo migliore che con sguardo poetico e crepuscolare offre allo spettatore.”

Migliore attore della 20ma edizione di accordi @ DISACCORDI per la giuria è stato Nando Paone per il film breve Il mare che muove le cose di Lorenzo Marinelli con la motivazione “Nando Paone conferma la propria vena surreale sostenendo con sobrietà ed humor il ruolo drammatico di un uomo malato oscillando tra malinconia e speranza.”

Angela Norelli con We should all be Futurists, già in concorso alla recente Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, si è aggiudicato il premio per la miglior regia, “per la capacità di sovrapporre registri e grammatiche cinematografiche che  fondono con una regia sapiente Storia e conoscenza cinematografica con buon gusto e attraverso un linguaggio classico e moderno intriso da una forte ironia che rielabora in chiave diversa  un immaginario estinto.”

Il premio per la migliore attrice nazionale della 20ma edizione di accordi @ DISACCORDI è andato diviso ex aequo tra Dora Romano e Luisa De Santis in L’ultima festa di Matteo Damiani “Dora Romano e Luisa De Santis in stato di grazia offrono una profonda autenticità alle due sorelle de “l’Ultima festa”, lasciando sbocciare dai loro sguardi e dai loro gesti un ventaglio di emozioni rare nei giorni nostri: sentimenti e non sentimentalismo.”

Quest’anno la giuria artistica ha inteso creare anche un premio per la migliore attrice della sezione Campania, ed anche questo è andato diviso ex aequo tra Anna Carla Broegg e Gea Martire di È solo il vento di Enrico Iannaccone. “Gea Martire e Anna Carla Broegg per “È solo il vento” traducono follia e spirito di sopravvivenza con totale empatia verso i personaggi ben tratteggiati da Iannacone, che rappresentano una parte di mondo reale che anima le nostre esistenze. Ci fanno vivere gli stati d’animo dei personaggi che pulsano di resistenza umana nel caso della Broegg e dissociazione per la Martire.“

Menzione speciale per attrice emergente è andata a Brigitta Fiertler per Sistemi isolati di Simone Pascale.

Caramelle di Matteo Panebarco ha vinto la sezione Animazione  “Un racconto delicato e struggente, tinto da colori pastello, che suggeriscono già le parti della storia. Non ci sono parole, se non scritte, eppure i personaggi parlano, si arrabbiano, si commuovono, senza emettere un suono. Un’animazione a metà tra Tim Burton e i classici della Pixar che conquista e intenerisce.”

Il premio per il miglior documentario è andato invece a Malafede di Chiara Borsini, Marialuisa Greco e Paolo Corazza con la motivazione: un sentito omaggio al grande maestro Marcello Colasurdo, grande interprete della canzone popolare e voce storica del gruppo operaio dei Zezi, diventato protagonista di un rito unico al mondo, “la juta dei femminielli”, pellegrinaggio di omossessuali, transgender e più in generale al mondo Ldbtq+, al santuario della Madonna di Montevergine in occasione della festa della Candelora il 2 febbraio.

Il documentario ci immerge nella particolare atmosfera di questa festa e ci dona quel senso di libertà e gioia attraverso le immagini e i racconti del grande maestro Colasurdo.

Inheritance di Matthieu Haag ha vinto la sezione Internazionale di accordi @ DISACCORDI – 20ma edizione e ha portato a casa un  principale premio anche Veo Veo di  David Valverde Burguillos per la sezione a tematica ambientale.

Il pubblico ha assegnato il suo premio a Lorenzo Giroffi con il suo film Il vicolo dei sogni.

Si è rinnovato anche per quest’anno il premio per il miglior montaggio, istituito da AMC – Associazione Nazionale Montaggio Cinematografico e Televisivo per il festival accordi @ DISACCORDI, con la giuria composta dai giurati Sarah McTeigue, Miriam Palmarella e Gabriele Passaretti; al montatore Francesco Furesi per il film breve Blind di Alessandro Panzeri  è andato il premio edizione 2023. Menzione speciale della giuria di AMC invece è andato  alla montatrice Chiara Marotta per il film breve Z.O. di Loris G. Nese.

accordi @ DISACCORDI – Festival internazionale del cortometraggio a Napoli è organizzato dall’associazione Movies Event  con il contributo della Regione Campania tramite il fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo. Il  Festival si avvale della partnership internazionale del canadese Italian Contemporay  Film Festival, della preziosa collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia – Production, del Centro Nazionale del Cortometraggio, dell’Associazione Festival Italiani di Cinema  e delle agenzie nazionali di promozione cinematografica tedesca, francese e belga.

Gina Merulla e il Centro di Ricerca e Innovazione Teatrale Itinerante  “Sulle orme di Peter Brook”

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Il Centro di Ricerca e Innovazione Teatrale Itinerante “Sulle orme di Peter Brook” fa tappa in Piemonte dal 23 al 26 novembre

 

 Il Teatro Battuti Bianchi di Fossano ospita workshop, conferenze e lo spettacolo “Il Quarto Vuoto” con il grande maestro Mamadou Dioume

 

Dopo le numerose tappe nell’Italia meridionale, il Centro di Ricerca e Innovazione Teatrale Itinerante “Sulle orme di Peter Brook” si sposta a nord approdando in Piemonte. Dal 23 al 26 novembre, il progetto nazionale, ideato da Teatro Hamlet e organizzato in collaborazione con il Ministero della Cultura, sarà ospitato dal Teatro Battuti Bianchi di Fossano. Quattro giorni che, fra spettacoli, workshop e conferenze, vedranno protagonista il grande maestro Mamadou Dioume, attore e storico collaboratore di Peter Brook.

Il ricco programma di eventi partirà il 23 novembre con il workshop “Speaking Body” che proseguirà ance il 24 e 26 novembre (23 e 24 dalle ore 19,30 alle ore 23,30; il 26 dalle 15 alle 19). A tenerlo sarà proprio Mamadou Dioume ponendo l’attenzione sul corpo, sul gesto e sul movimento come unica modalità espressiva. Si partirà dall’esplorazione dello spazio esterno e interno per favorire l’abbattimento delle barriere fisiche per liberare il corpo.

Giornata centrale sarà quella del 25 novembre che, alle ore 18, proporrà al pubblico la conferenza, ad ingresso libero, “Il Mahabharata di Peter Brook fra Teatro e Cinema”.  Mahabharata è l’opera più imponente di Peter Brook, considerata la summa del lavoro del regista inglese, realizzata nel 1985. Il Maestro Mamadou Dioume interpreta Bhima sia nella versione teatrale che cinematografica e racconta la genesi e gli esiti di questa opera monumentale che ha reso Brook famoso in tutto il mondo. A seguire, alle 21, andrà in scena poi lo spettacolo “Il Quarto Vuoto”.

Sarà un’occasione unica per vedere il grande Maestro Dioume sul palcoscenico. Si tratta di un Teatro/Performance durante il quale gli attori e i performers sviluppano una serie di partiture fisiche su musica o silenzio accompagnate da una voce guida in background. Un viaggio che costringe lo spettatore a confrontarsi con la spasmodica ricerca di senso in un’esistenza in cui i valori crollano e il vuoto avanza. Acquisita consapevolezza, segue il risveglio nel “Quarto Vuoto” e l’esplorazione delle emozioni più feroci e oscure dell’animo umano: paura, dolore, desiderio, caos. Fino alla resa finale. “Il Quarto Vuoto” non va compreso ma vissuto; lo spettatore ha un’unica scelta: lasciarsi andare e arrendersi al viaggio.

Con la mission di portare il Teatro di Ricerca e d’Innovazione fuori dal concetto di ‘nicchia’, l’itinerario ideato dal Teatro Hamlet si snoda attraverso otto regioni diverse, incoraggiando anche gli artisti e il pubblico a partecipare a questa sorta di nomadismo culturale come nuova modalità di incontro e sviluppo personale.

Chi è Gina Merulla e di cosa si occupa? Come nasce il progetto del Centro di Ricerca Itinerante e quanto lavoro c’è dietro?

Un saluto a tutti i lettori di Mobmagazine, mi presento, sono Gina Merulla e gestisco un Centro di Ricerca e Innovazione Teatrale stabile a Roma dal 2014 presso Teatro Hamlet. La voglia di diffondere il nostro lavoro in contesti differenti è stato lo step successivo per portare una nuova modalità teatrale al di fuori di una realtà già formata e consolidata. Abbiamo sempre più necessità di una dimensione aperta, che si sposta, cresce e vive in diversi territori incontrando un numero sempre maggiore di persone per una divulgazione più ampia ed efficace. Questo è stato possibile grazie al sostegno del Ministero della Cultura e ai tantissimi professionisti impegnati in questo progetto.

Cosa si prova nel portare in tutta Italia tematiche come queste?

Il Centro di Ricerca itinerante si snoda in otto regioni italiane (Lazio, Piemonte, Umbria, Marche, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia) evitando il più possibile le grandi città, che per loro natura hanno un più facile accesso a momenti formativi teatrali. Al contrario sono stati scelti centri più piccoli con meno opportunità; è interessantissimo notare i differenti approcci al Teatro di Ricerca nelle varie realtà ma la comune voglia di abbracciare il lavoro e mettersi in gioco. E’ uno scambio umano e professionale importante.

Credi che si possano sensibilizzare in modo più netto le persone di fronte ai temi trattati o è già stato fatto abbastanza?

Assolutamente la sensibilizzazione è fondamentale; l’educazione teatrale deve iniziare dai bambini e ragazzi e proseguire a tutte le età e a tutti i livelli sia per quanto riguarda gli spettatori che i professionisti del settore. Il Teatro è un organismo vivo che striscia attraverso i tempi, cambia, si trasforma ma resta universale perché tratta dell’essere umano.

Qual è il punto di forza di Mamadou Dioume negli eventi del Centro di Ricerca?

Il Maestro Mamadou Dioume è un grandissimo professionista che si trova sulle pagine di storia del teatro e non solo per la sua incredibile collaborazione con uno dei più grandi registi del ‘900 Peter Brook, scomparso l’anno scorso. Il centro di Ricerca itinerante dà la possibilità a giovani (e meno giovani) attori di fare un’esperienza formativa senza precedenti con un Maestro internazionale di alto profilo.

Se dovessi descrivere lo spettacolo  “Il Quarto vuoto” in 3 aggettivi quali useresti e perché?

“Feroce” perché non dà scampo né all’attore né allo spettatore: entrambi sono costretti ad affrontare emozioni estreme; “Viscerale” perché si tratta di un’esplorazione intensa, profonda e sofferta; “Umano” perché porta fuori tutte le debolezze ma anche il lato oscuro dell’animo.

Quale il messaggio da trasmettere?

“Il Quarto Vuoto” è un viaggio. Un viaggio nel deserto interiore dell’animo umano, in quella parte più nascosta e desolata di noi stessi. Confrontarsi con se stessi è un difficile e complesso percorso di ricerca: è necessario andare oltre le proprie paure e le proprie difese per intraprendere un cammino oltrepassando i confini del conosciuto e del consapevole. E’ fondamentale per ognuno di noi esplorare questa dimensione

 

È possibile acquistare i biglietti dello spettacolo al seguente link: https://store6726401.company.site/IL-QUARTO-VUOTO-p128591759
L’iscrizione al workshop è disponibile al seguente link: https://store6726401.company.site/FORMAZIONE-Centro-di-Ricerca-e-Innovazione-Teatrale-Itinerante-p586826473
Maggiori info sul sito www.teatrohamlet.it o via mail a info@teatrohamlet.it

ALIMENTARSI BENE A OGNI ETÀ | di Caterina Civallero

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C’è tantissima differenza fra le esigenze alimentari di un bambino in età scolare, un adulto maschio, una donna, e un anziano, eppure quando le tre generazioni si incontrano per il pasto domenicale in famiglia tutti mangiano la stessa quantità di cibo e i piatti di servizio passano da uno all’altro mentre le porzioni prelevate dai vassoi sono equivalenti.

Uomo e donna hanno esigenze fisiche differenti: normalmente c’è una diversità di altezza che va dai 10 ai 20 cm e una differenza in peso dai 20 ai 30 kg in più, salvo eccezioni ovviamente. Di sicuro non sarebbe giustificato che una donna di 58-68 kg di peso possa sedersi a tavola e mangiare una pizza esattamente identica a quella del suo compagno che di chili ne pesa, probabilmente, circa 75-95. In un contesto del genere o lei sta mangiando troppo o lui troppo poco. Queste immagini, o esempi, devono farci riflettere. Consapevolizzarci su quali siano le nostre esigenze fisiologiche è sicuramente il primo passo.

Una visita sul sito del Ministero della Salute ti può dare una breve ma esaustiva spiegazione generica di come approcciarti alla tua alimentazione. Generica poiché non tiene conto di importanti fattori e caratterizzazioni che hai solo tu, motivo per il quale suggerisco sempre di rivolgersi a un professionista per la verifica alimentare. Sarebbe opportuno rivolgersi a un esperto di nutrizione prima di trovarsi in sovrappeso o sottopeso.

Una volta entrati nel mondo dell’adolescenza in procinto di aprire le porte alla vita mondana, fatta di feste, aperitivi e pizzate, dobbiamo assolutamente misurarci con l’argomento alimentazione.

Fino al momento in cui la vita alimentare è spesa in famiglia siamo tutelati dalle informazioni nutrizionali dispensate dalla scuola, dal pediatra e dai genitori, che sono stati a loro volta formati sul tema sia dai professionisti che gravitano intorno al nucleo familiare sia dalle nozioni salutistiche che loro stessi applicano per la gestione del loro benessere.

Questo comportamento, che viene definito prevenzione, (anche se il termine in sé porta insidie, poiché si contraddice nella sua stessa natura[1]), sta a significare che per evitare danni irreparabili alla nostra salute dobbiamo evitare abusi.

Io preferisco sostituire il termine prevenzione con il termine verifica, e suggerisco che venga effettuata nei grandi passaggi ormonali e generazionali:

  • Allo sviluppo sessuale (che grossomodo coincide con una vita più disinvolta fatta di feste e uscite con gli amici);
  • Alla maternità;
  • Alla menopausa o andropausa;
  • Nella terza età.

Aggiungerei una parte a sé per gli episodi straordinari che possono, ahimè, accompagnarci nella vita:

  • Degenze ospedaliere per traumi o malattie;
  • Pre e post ricovero per interventi chirurgici;
  • In occasione di malattie inattese e nella comparsa di patologie rare, infauste e autoimmuni.

Ogni situazione richiede un atteggiamento mirato.

In ogni fase della nostra esistenza dobbiamo comprendere quali insidie minacciano la nostra salute e cercare di conoscere il valore nutritivo degli alimenti più adatti a noi.

Generalmente se ci nutrissimo usando materie prime e combinandole fra loro in forma cruda dove possibile, o con una brevissima cottura, potremmo avere qualche chance in più di evitare errori, ma abbiamo già visto quanto questo sia difficile e per molti impossibile.

Fra una merenda a base di verdura cruda e uno snack dolce e salato la competizione viene vinta sicuramente dalla seconda scelta, purtroppo! Sono rarissime le persone che sceglierebbero la prima, ed è per questo motivo che fare i conti con una sana alimentazione diventa problematico.

Ho ascoltato un gran numero di persone che riportavano problemi di digestione quali gastrite, reflusso, sonnolenza dopo i pasti, stipsi, insonnia, ipertensione, riferire netti miglioramenti non appena cambiato lo stile alimentare.

Fortunatamente per registrare miglioramenti sullo stato di salute occorrono tempi brevi. Per qualche motivo il corpo è clemente nei nostri confronti, nonostante gli strapazzi a cui lo sottoponiamo.

Più avanti mi sbilancerò sulla questione della cottura dei cibi, ma qui voglio anticipare per sommi capi che un cibo che sosta in forno, o in padella, per più di 20 minuti, entra di diritto a far parte della categoria dei cibi poco sani. Lo stesso ragionamento vale per quegli alimenti che non esistono in natura e che ci ostiniamo a considerare equivalenti al latte: mi riferisco alle bevande proteiche per chi ha intolleranze al lattosio (e spero che nessuno me ne voglia) e a tutti quei prodotti che poco o nulla somigliano alla carne ma che senza averne pieno diritto sono esposti negli scaffali dei supermercati in sua vece. Se con un colpo di bacchetta magica scomparissero di colpo tutti i cibi dannosi dal pianeta ci resterebbe ben poco da mangiare.

Certe volte provo sconforto a guardare le tanto amate trasmissioni dedicate alla cucina! Ricette strabilianti impiattate con cura per sedurre occhi e palati esigenti sfoggiate su piatti immacolati contendendosi una vittoria che appena riscossa causerà l’inizio della perdita del nostro stato di salute. Detesto l’incongruenza e non posso fare a meno di sostenere che certi alimenti dovrebbero essere vietati, ma non avrei di che rispondere a quelle persone che si troverebbero di colpo scontentate nell’impossibilità di afferrare con i denti il loro piatto preferito.

Fra un pezzo di peperone o due gambi di sedano e un trancio di pizza o una fetta di torta al cioccolato, cosa sceglieresti per merenda?

Te la sentiresti di rinunciare per sempre a passare nella tua gelateria preferita per consumare merende più salutari?

Credo che la risposta sia negativa: l’educazione alimentare dovrebbe fare una tabula rasa di tutte le nostre abitudini, e certi cambiamenti radicali, di solito, sono poco apprezzati.

Se non sei disposto a rinunciare a un fumante piatto di pasta al forno, se il profumo di buono che arriva dalla teglia di melanzane alla parmigiana ti manda in estasi, capirai da solo che certi discorsi sono cause perse.

Per non gettare tutto alle ortiche si potrebbe decidere di creare il minor danno possibile scegliendo i piatti appena elencati solo straordinariamente; ma se per te significasse mangiarli ogni domenica dovremmo rivedere il significato del termine straordinario.

Tratto dal mio libro Un sorso e un morso

CATERINA CIVALLERO Consulente alimentare, facilitatrice in Psicogenealogia junghiana, scrittrice

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[1] Prevenire, in un sistema in cui è previsto l’imprevisto, contiene intrinsecamente il senso del paradosso.

Intervista al rapper Giordano Martignoni, alias Snowy | di Serena Derea Squanquerillo

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Giordano Martignoni, in arte Snowy
Giordano Martignoni, in arte Snowy.

Oggi ho il piacere di condividere la mia intervista al giovane rapper Giordano Martignoni in arte Snowy, di Campoleone di Lanuvio, nel Lazio. Ho avuto modo di ascoltarlo dal vivo il 12 novembre, all’evento “L’Emozione di Mai”, organizzato a Velletri, dal musicista Mauro Ingafù insieme all’Associazione Duchenne Parent Project, per raccogliere fondi destinati alla ricerca sulle distrofie muscolari Duchenne e Becker. Conosciamolo meglio.

Ciao Giordano, Snowy, grazie per la tua disponibilità. Parlaci un pochino di te.

Partirei dicendo, il perché del mio nome d’arte. Mi chiamo Snowy, perché la mia stagione preferita è l’inverno. Snow, in inglese significa neve, quindi con la y diventa, Nevoso, in inglese Snowy. L’unica cosa che non amo molto è il passaggio da estate a autunno, visto che mi scombussola parecchio.

Suo tuo profilo Facebook hai scritto: “Grazie al rap ho imparato a brillare”. Raccontaci come è nata la tua esperienza con la musica e del tuo amore per il rap.

Verso i 14 anni, prima di conoscere il rap, ho conosciuto la trap. Il primo trapper che ho ascoltato è stato Sfera Ebbasta. Nel 2019 ho iniziato un corso di produzione musicale, ma personalmente non avevo appresso chissà quanto. Mentre facevo questo corso, però, a casa sperimentavo col computer. Poi è arrivato il covid. Non mi ricordo per quale motivo, però ho smesso questo corso.

Ho continuato per conto mio, guardando tutorial su YouTube, su come fare le basi. A ottobre 2020, su una piattaforma che ormai non uso più, dal nome Soundcloud, ho pubblicato, il primo e ultimo EP da produttore. Quasi a fine 2020 sentivo, che quella solo ed esclusivamente da produttore non era la strada giusta per me. Sentivo il bisogno di trovare un modo per esprimere me stesso, così, non ricordo come, ho iniziato a scrivere.

Il primo pezzo che ho pubblicato su Youtube, il 23 gennaio 2021, si chiama “Cosa Resta”, ma la qualità non era granché. Il 2021 per me è stato l’anno più buio della mia vita, per colpa di ansia forte e attacchi di panico, che mi hanno bloccato completamente ed ero veramente abbandonato a me stesso, da questo senso di angoscia, se così si può definire, ma comunque con la musica continuavo a viverci.

Da febbraio a luglio 2022, ho fatto delle lezioni con un ragazzo di Velletri, anche lui un rapper. Si chiama Augusto Pallocca, in arte Aku, ed è stato il mio maestro per questo lasso di tempo, ma poi per vari motivi non abbiamo più potuto fare queste lezioni. Lo ringrazio davvero molto, perché è stato l’unico da cui ho appreso. Infatti la base di “CLUB”, l’abbiamo fatta insieme.

Il 2022 per me è stato l’anno di rinascita, ho fatto il cambiamento di cui avevo bisogno da anni. Ringrazio chi mi è stato accanto in quel periodo e in un certo senso mi ha fatto aprire gli occhi. Probabilmente senza quel periodo, non sarei ciò che sono ora e soprattutto sarei ancora la persona superficiale che sentivo di essere una volta. Quindi da una parte ringrazio anche quel periodo, penso che il dolore serva e soprattutto serva soffrire, perché ti insegna veramente tanto. Senza il dolore non esisterebbe la mia musica.

È donna, nuda e cruda come la terra: l’arte di Francesca Di Chiara da Artétika a Palermo

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Nella settimana dedicata alla donna, in occasione della giornata mondiale contro la violenza di genere, Artétika, galleria d’arte condotta da svariati decenni, da due donne, Gigliola Beniamino Magistrelli ed Esmeralda Magistrelli, da sempre impegnata nell’esaltazione della creatività al femminile, ha scelto di rendere omaggio alla Madre Divina, creatrice di vita. Ospiterà, dal 25 novembre al 5 dicembre, la mostra Madre Terra, l’esposizione, curata da Alberto Samonà, con opere dell’artista palermitana Francesca Di Chiara. L’inaugurazione avrà luogo venerdì 24 novembre, alle ore 18,30 in via Giorgio Castriota, 15, a Palermo. Ingresso libero. Orari di visita dal lunedì al sabato, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30.

L’artista palermitana Francesca Di Chiara che esporrà alla galleria d’arte Artétika di Palermo

Saranno esposte 15 opere create con la terra e colorate con i pigmenti naturali, con una tecnica unica ideata dall’artista. A dominare le tele di Francesca Di Chiara, in mostra alla galleria Artétika, i colori della terra, le sfumature dal marrone intenso all’arancione e l’intermezzo di verdi e gialli velati. Oppure spiccanti rossi, quasi in fiammate di colore, che completano le opere con guizzi inaspettati. L’unico pezzo che rappresenta l’altra parte della creatività di Francesca Di Chiara, il suo mondo artistico interno, è un vaso con delicati fiori bianchi dai tratti definiti, che si distingue fra le sue intense e avvolgenti opere informali.

Il commento del curatore Alberto Samonà

“Madre Terra è, nell’opera di Francesca Di Chiara, il riferimento a una dimensione che va ben al di là della propensione creativa individuale, ma si congiunge a un respiro universale che tutto pervade e che è possibile incontrare anche nel gesto artistico. È – aggiunge il curatore della mostra Alberto Samonà -, al contempo, l’invocazione alla Madre Divina che genera la vita e la consapevolezza di un richiamo costante alla Terra, il luogo nel quale gli elementi prendono forma e dal quale ci si nutre costantemente. Per modellare le proprie creazioni, l’artista adopera terre raccolte in vari luoghi della Sicilia: incontri di energie, di colori, di antiche geometrie cosmiche e di esperienze radicate, che vengono infine impresse sulle tele a generare nuova vita”.

Un’opera dell’artista palermitana Francesca Di Chiara in mostra alla galleria d’arte Artétika di Palermo

Chi è Francesca Di Chiara

Nasce a Palermo nel 1960, nel 1986 si laurea all’Accademia di Belle Arti del capoluogo siciliano. È artista e anche insegnante di Yoga secondo la Tradizione dei Maestri Rishi. Inizia a lavorare come restauratrice insieme ad un gruppo di studenti scelti dal professore Giacomo Baragli, noto scultore siciliano. Dopo avere frequentato l’Accademia, Di Chiara ha vissuto in campagna e lì, meditando all’aperto, è nata la sua nuova tecnica. “Era un periodo che studiavo la pittura zen – racconta – e ho sempre avuto un rapporto intenso con la natura. Dipingo all’aperto, il mio lavoro è un messaggio e il mio atelier è il luogo che mi ispira”.

Il libro: “Rose rosse e versi d’amore” di Antonella Tamiano.. un libro di poesie d’amore | PRESENTAZIONE

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Antonella Tamiano

BREVE INTRODUZIONE E SINOSSI DEL LIBRO:

Si tratta di una raccolta di versi dedicata all’amore in tutte le sue sfumature.

Ciao Antonella e benvenuta. Ci parli del tuo libro, “Rose rosse e versi d’amore”? Come nasce, qual è l’ispirazione che l’ha generato, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

Ciao caro Andrea sono felicissima di poter parlare del mio nuovo libro. Si tratta di liriche d’ispirazione amorosa, l’amore che diviene attesa, gioia a momenti malinconia. L’amore come dovrebbe essere tra due cuori che sono uno la metà dell’altro. L’amore come purtroppo a volte non è, soprattutto nella società odierna dove spesso viene identificato come possesso. Quindi alcuni tendono ad avere una visione distorta di questo sentimento bellissimo. Ho scritto questo libro, perché volevo dare una mia visione dell’amore. Il vero amore è donarsi all’altro in egual modo e misura, l’amore è prima di tutto rispetto dell’altro, nessuno prevale sull’altro. Racconto un sentimento vero, unico, sincero dove protagoniste sono l’emozioni. L’amore è crescita, l’amore moltiplica, non divide, non fa soffrire, non mortifica. Ho voluto fortemente scrivere questi versi perché volevo raccontare la mia visione dell’amore che non è idealizzata, ma autentica.

Inoltre in questo libro vi è un connubio tra pittura e scrittura. La copertina è un mio dipinto nato proprio ad ispirazione delle liriche contenute all’interno del volume. Arte e scrittura in un’unica opera. Inoltre vorrei aggiungere che questo libro edito da PAV Edizioni (collana Aonia) è stato insignito del prestigioso riconoscimento “Alfiere dell’Arte e della poesia”, con una targa dal forte valore simbolico, premio speciale che l’Accademia dei Bronzi di Catanzaro dedica ad artisti, scrittori, poeti in Italia e all’estero promuovendo le voci italiane in tutto il mondo.

Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre lo scrivevi?

Tutti possono leggere questi versi, soprattutto le nuove generazioni, perché è un educare all’amore che è un continuo donarsi senza voler pretendere a tutti i costi. Racconto la passione, l’eleganza e la dolcezza dell’amore. Un sentimento che non assomiglia nemmeno lontanamente alla violenza o al male che troppe volte leggiamo sui notiziari. L’amore ci ha generato, “l’amor che move il sole e le altre stelle” come scriveva il sommo poeta. Ed io attingo da quella dolcezza ed eleganza del dolce stilnovo raccontato ai giorni nostri senza idealizzare troppo mi sono ispirata. Si parla poco d’amore inteso in questi termini, per questo ho sentito l’esigenza di farlo e scrivere questa raccolta di liriche amorose.

Una domanda difficile: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “Rose rosse e versi d’amore”? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.

Lo consiglio a chi vuole riscoprire la bellezza e l’autenticità di un sentimento vero e pulito. Dove la passione e il desiderio è un esplosione di sentimenti che vengono dal cuore e dall’anima.

“Rose rosse e versi d’amore” è un riscoprire l’amore, quello con la “A” maiuscola.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare le tua ultima opera letteraria? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?

In primis ringrazio sempre la mia famiglia, per tutto il sostegno che mi da ogni giorno e in modo particolare mio marito.

Il libro l’ho dedicato a mio padre che mi ha lasciata due anni fa. Era una persona allegra, solare che amava la vita, un uomo di gran cuore.

BREVE BIO DELL’AUTORE:

Antonella Tamiano autrice di romanzi e volumi poetici, “Rose rosse e versi d’amore” è la sua ottava pubblicazione. Molti dei suoi racconti e poesie sono contenuti in antologie in Italia e all’estero. Ha vinto diversi premi e trofei nella scrittura e nella pittura. Tra i più prestigiosi il primo posto al premio letterario “Book for peace” edizione 2018, 2020 e 2021 a Roma. Il primo premio al prestigioso premio G.G.Belli edizione 2018 al Campidoglio Roma. Il premio alla carriera edizione 2018 a Rende (CZ). Il prestigioso premio al concorso poetico a Ville de Pollestres in Francia edizione 2019. Il secondo posto al premio “Amori sui generis” 2020 a Grosseto. Il prestigioso premio “Alfiere dell’arte e della poesia” nella sezione dedicata al libro inedito, conferito dal consiglio direttivo fondato e diretto da Vincenzo Ursini nel 2021. Ha partecipato alla trasmissione televisiva su Rai 1 “Mille e un libro” e ad altre trasmissioni locali promuovendo i suoi romanzi.

Il libro:

Antonella Tamiano, “Rose rosse e versi d’amore”, EDITORE. PAV edizioni, 2023

https://pavedizioni.it/prodotto/rose-rosse-e-versi-damore

https://amzn.eu/d/8824AHw

Antonella Tamiano:

https://www.lamiabiografia.it/index.php/biografie/1-biografie/120-antonella-tamiano-pittrice-scr

https://www.larecherche.it/biografia.asp?Utente=antonellatamiano&Tabella=Biografie

Antonella Tamiano

Non si dice kimoni! A Palermo, una mostra dell’abito tradizionale giapponese da Casa e Putia con m1mo

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Il kimono, abito tradizionale giapponese, esce da cartoni animati e dai film e si appropria delle strade anche delle città occidentali. La tendenza moda, in atto già da un po’, sarà celebrata a Palermo, da Casa e Putia, in via Torrearsa, 17, giovedì 23 e venerdì 24 novembre, con una mostra di abiti appartenenti all’archivio di Matteo Scalvini. Modello internazionale che da sei anni viaggia lungo il Giappone, in bici, alla ricerca di capi antichi nei bauli delle nonne e nelle soffitte. Nel 2021, ha fondato m1mo, un progetto di collezionismo con il più grande archivio in Europa, per sdoganare il kimono, tra musei, gallerie d’arte, boutique e hotel. L’inaugurazione sarà giovedì alle 10.00, ingresso libero. Visitabile fino alle 14.00 e dalle 16.00 alle 20.00. Info 0916112024 – 3371849575.

Kimono dell’archivio di m1mo progetto internazionale tra Italia e Giappone, fondato da Matteo Scalvini

Il progetto di collezionismo e archivio di “m1mo”

A Palermo, da Casa e Putia, boutique specializzata in ricerca ed esplorazione delle culture del mondo, dello stilista Massimo Ardizzone e del socio Carlo Curcio, sarà presentata una selezione di kimono, haori e michiyuki di circa 100 pezzi, dell’archivio che ne conta almeno 7000, databili tra dal 1929 al 1960, e che è stato presentato in anteprima alla Milano Fashion Week. Si tratta dei tipici abiti giapponesi antichi, recuperati da Matteo Scalvini, co-fondatore di m1mo, insieme a Beatrice Menozzi, responsabile del marketing. Sono pezzi unici, fatti a mano, che celebrano la tradizione dello stile giapponese, non solo come capo da indossare ma anche come opera d’arte da collezionare.

Kimono dell’archivio di m1mo progetto internazionale tra Italia e Giappone, fondato da Matteo Scalvini

Lo stile dietro all’abito tradizionale giapponese

Unicità, eleganza, artigianalità e sostenibilità i valori del progetto “m1mo” che si muove tra il Giappone e l’Italia e si ascrive alla corrente dello slow fashion. Matteo Scalvini, classe ‘82, nato a Brescia, è in Giappone dal 2016, tra moda, fotografia e arte, alla ricerca dei significati nascosti e dei simboli dietro alle molte tecniche di tintura e tessitura antiche giapponesi. Sono unici ed ecosostenibili perché non sono stati acquistati nei comuni negozi o nei mercati giapponesi, ma ritrovati in case private, dove venivano gelosamente conservati per le occasioni più importanti e, in alcuni casi, indossati una sola volta per poi tramandarli alla generazione successiva. Altre fonti dell’archivio sono i collezionisti e le aste. E, soprattutto, sono realizzati rigorosamente a mano con sete antiche e non allevate, colorati con porpore naturali.

Kimono dell’archivio di m1mo progetto internazionale tra Italia e Giappone, fondato da Matteo Scalvini

“La semplicità del nome del brand m1mo, con la m minuscola e un numero uno al posto della i – spiega la direttrice del marketing, Beatrice Menozzi -, incarna l’essenzialità quale peculiarità dell’eleganza che mai può trovare espressione nella superflua ridondanza degli elementi compositivi. Parimenti, nella cultura giapponese e non solo, il mimo esprime l’essenzialità del linguaggio capace, attraverso la mera gestualità e l’utilizzo scenico degli abiti tradizionali, di rappresentare la variegata gamma di tutte le emozioni dell’essere umano. Infine – sottolinea -, la ricchezza compositiva di questi abiti tradizionali non si declina mai al plurale, si dice solo kimono”.

“Madre non Madre”, intervista alla musicista Valentina Lupi | di Serena Derea Squanquerillo

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“Madre non Madre”, è uscito il nuovo album di Valentina Lupi. L’intervista

Dopo i singoli “Ho visto Gesù” e “Pronta a ballare”, venerdì 10 novembre è uscito in tutti gli store digitali “Madre non Madre”, il nuovo album della cantante e musicista veliterna, Valentina Lupi. Da venerdì 24, sarà anche nei negozi di dischi. L’album è prodotto da Adriano Viterbini e registrato presso gli Artigiani Studio, per Romolo Dischi e Ada Music Italy. L’ho intervistata.

Valentina Lupi, “Madre non Madre”, un titolo importante. Perché questa scelta e quale presa di coscienza racchiude quel ‘non’?

Ho scelto questo titolo perché avevo bisogno di raccontare le diverse condizioni della maternità, abbracciando molti degli stati d’animo contrastanti che la accompagnano. Ho costruito le canzoni intorno al titolo. In questo disco sono racchiuse diverse storie di genitorialitá e non solo, anche storie di rapporti che cambiano necessariamente nel tempo, ma che resistono. Mi sono chiesta se tutte le madri si sentono madri e se le non madri possono essere madri lo stesso, perché ogni donna è sempre madre di qualcosa, di qualcuno, che sia un’idea, un’opera d’arte, un figlio. Succede poi di non sentirsi a volte all’altezza di questo importante compito, spesso mi sono sentita inadatta e in colpa per questo mio modo di sentirmi, ho provato a dar voce a una patologia, la depressione post parto, che ho vissuto in prima persona. Ho voluto poi cantare la gioia di veder crescere il mio bimbo in “Mio Re”, mio figlio è la cosa piú bella e giusta che mi potesse accadere nella vita. La sua venuta al mondo mi ha reso una persona migliore. In “Leggera” infine ho cercato di raccontare il coraggio e l’amore incondizionato di una donna straordinaria, Lara Liotta, mia cara amica, madre di Lavinia Montebove.

Dopo “Partenze Intelligenti” del 2015, sei tornata l’8 settembre, con il singolo “Ho visto Gesù”, incluso nell’album. Spesso i momenti di pausa sono un’occasione di crescita e trasformazione. Chi era Valentina allora e chi è oggi?