Se domandassimo a uno scrittore perché scrive, la risposta più scontata sarebbe certamente: “perché amo scrivere”.
Credo però che al di là del piacere personale, chi scrive e lo fa con passione, ciò che sta facendo non è raccontare qualcosa, ma rivelare se stesso al mondo, lasciando traccia del suo sapere durante il passaggio terreno.
Se considerate un libro di formule chimiche una semplice trascrizione di simboli lettere e numeri, pensate ad H2O, la sigla che rappresenta la formula molecolare dell’acqua. Apparentemente è solo una sigla ma L’ACQUA, per eccellenza è il simbolo della vita, della rinascita, della purificazione. Il mare, i fiumi, i torrenti, la pioggia, sono tutte forme in cui esiste il divino… la vita. Cosa sarebbe la terra senza pioggia? Noi cesseremmo di esistere senza l’acqua. Il valore di ogni cosa dipende dalla curiosità di ognuno di scoprire ogni cosa.
Ogni frase costruita da lettere è ben più di una frase. É stata un pensiero e ancora prima un’emozione. Chi scrive non è uno scrittore ma l’individuo capace di sentirsi “nessuno e tutto, niente e qualsiasi cosa”. La genialità non si manifesta attraverso una visione circoscritta dell’io ma esplode nella scoperta del sé in cui esiste la connessione con il divino e l’universo.
Voglio proporre a chi mi segue su Mobmagazine, riflessioni personali, su frasi di libri di scrittori conosciuti ma anche sconosciuti al grande pubblico.
La prima citazione è tratta dalla raccolta – Novelle per un anno di Luigi Pirandello – “Nulla è più complicato della sincerità “.
Il concetto di sincerità in sé non è complicato, essere sinceri non è difficile, basta far coincidere pensiero e azione in cui l’azione diventa coerenza rispetto ciò che da osservatori nei confronti del prossimo critichiamo o apprezziamo. Dov’è allora che la sincerità si complica? Probabilmente nel punto in cui incontra la realtà fatta di convenzioni, luoghi comuni, pensieri assolutisti che circoscrivono la vita dell’uomo in tappe obbligate conducendolo a vivere un’esistenza lontana dal proprio sé.
Porrei l’attenzione sul significato che comunemente si attribuisce alla persona “sincera” cioè: “buona” e alla persona falsa: “cattiva”. L’inganno sta proprio lì, poiché spesso chi è sincero e dice la verità viene additato come cattivo.
Essere sinceri è difficile. Dire o fare ciò che si pensa andando contro le ideologie comuni, diventa sovversivo ed espressione di “debolezza” rispetto gli anelli di una catena sociale realizzata sigillando i punti di ancoraggio, affinché nessuno spezzi il disegno tracciato. Esiste una dimensione, quella del “sé” dove la profondità umana incontra quella divina e in cui l’uomo, sperimenta le proprie capacità immaginando la realtà che poi manifesta attraverso le azioni… quella dimensione è: SINCERITÀ. Sincerità verso la propria individualità e soprattutto diversità.
Nella fase in cui l’autenticità diventa inscindibile dalla nostra vita affiora il coraggio, condizione unica affinché il nostro mondo interiore viva le sue mille sfaccettature al di là dei sogni.
Ma quando tutto il mondo stabilisce che “uniformarsi” non è follia, allora i folli siamo noi che l’universo lo scopriamo dentro. Visitiamo i posti più oscuri dove nessun uomo vuole andare perché se conosci quei luoghi indietro non torni. Dal libro : Mi vengo incontro – di Franca Spagnolo –
Namasté