Ines De Leucio, artista italo-australiana, immersa nei meravigliosi luoghi del Beneventano | Intervista di Angela Caputo

da | 12 Ottobre 2024 | Interviste, Libri

Esistono luoghi magici sperduti, dalla incontaminata bellezza, conosciuti a pochi fortunati, che ispirano libri, poesie,  e anche opere d’arte.

Ed è proprio quello che si scopre quando si incontra un’artista eclettica e particolare come Ines De Leucio, denominata la “Strega aborigena”, italo-australiana, fortemente legata al luogo d’origine, nel beneventano, al confine con l’Irpinia, da cui è divisa dal fiume San Martino. In questa località Ines si è immersa e ha tratto ispirazione per la sua produzione che spazia dalla pittura alla ceramica fino al riciclo creativo e alla body art.

Allora, Ines, questo luogo magico da cui provieni qual è? Ce lo fai immaginare?

Sono nata ad Adelaide in Australia, i miei genitori sono italiani, il mio comune è Arpaise, in provincia di Benevento, un puntino in montagna. Risiedo a valle, dove c’era una volta un villaggio antichissimo, purtroppo distrutto dalle incursioni belliche. Vivo lungo una strada in campagna alle pendici della frazione di Terranova, esattamente Via Miglilli, un tempo si chiamava Mignolo. Di fronte alla strada c’è il confine con Altavilla Irpina (provincia di Avellino). In pratica il fiume che scorre divide il territorio in due piccoli comuni e province a metà tra Irpinia e Sannio. Il posto è meraviglioso, è una conca datata conosciuta dai popoli antichi, perché era un vero serbatoio naturale e raccoglitore di acqua. Più avanti c’era la piana delle noci, dove esiste ancora il famoso e gigantesco Albero delle donne streghe, luogo di grande magia. Ad Arpaise c’è anche un castello sepolto. Qui, pensa, che non prendono nemmeno le reti internet, addirittura pure i telefoni fissi, tanto questo posto è magico e incontaminato dalla modernità e dalla tecnologia.

La tua arte, partita da un luogo piccolo e magico, ha girato il mondo in tutti sensi fino a Los Angeles e New York. Puoi raccontarci questa tua recente esperienza?

Di recente ho partecipato alla mostra di Los Angeles “The LA Art Show”, per poi passare anche all’Art Expo di New York. Ho partecipato a questo ultimo evento con “Campo di Concentramento”, un’opera iconica che è stata video esposta. Questa mia “creatura” è l’espressione di un significativo momento della mia storia professionale. Fu realizzata a inizio degli anni ’90 e rappresenta una denuncia ferma delle ingiustizie e delle violenze ricorrenti nella storia dell’umanità, che mirano ad annullare i sentimenti di ognuno e all’emarginazione dei più deboli e indifesi. Ho voluto rivendicare diritti sovente negati a minoranze ed etnie nel mondo, come nel caso degli aborigeni d’Australia, ai quali sono fortemente legata essendo nata in quel continente. “Campo di concentramento” è stata presentata anche in passato a Firenze, a Innsbruck in Austria e, per la prima volta, fu di scena molti anni fa proprio ad Altavilla Irpina (Avellino) presso il museo “Della gente senza storia”.

E poi sei stata anche al Teatro Italia di Roma. Cosa hai voluto presentare per l’occasione?

Sono stata a Roma in occasione del “Premio Artista nella Storia”, in gara c’era la mia opera “La Donna in Blu” selezionata insieme ad altri lavori di autori del panorama artistico contemporaneo. A selezionare i lavori in mostra è stato il famoso artista e critico d’arte Josè Van Roy Dalì che ha svolto il compito di recensore  per le opere poi inserite nel prestigioso catalogo “Effetto Arte”. Diciamo che è stato un piacevolissimo ritorno dopo una delle mie ultime partecipazioni romane presso la Sala del Bramante a Piazza del Popolo. Nel frattempo, oltre la permanenza nella mia amata terra di origine australiana, per me è stato un susseguirsi di esposizioni e di forti emozioni, ugualmente provate sia grazie ai due eventi statunitensi sia con le iniziative di spessore a due passi da casa, come la mostra personale che ho tenuto nella Cappella gentilizia di San Marco del Castello dell’Ettore ad Apice nel beneventano, un luogo per me inedito ma che è sempre stato di grande ispirazione per la mia creatività.

A proposito del colore blu… Sfogliando il catalogo delle tue opere, spicca subito agli occhi la presenza costante di questo colore. Puoi svelare il mistero di questa tonalità a cui sei tanto legata?

Un esempio lampante del blu lo vedi nell’opera “Il sogno di Ida a Procida”, un disegno su cartoncino con colori a vernice bianca e sfondo blu. L’ispirazione di questa opera è nata in occasione di una gita a Procida, durante gli anni dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli insieme ad alcuni miei cari amici. Qui il blu è l’incarnazione del mare, mentre le forme bianche richiamano la vegetazione dell’isola. I cerchi concentrici sono sinonimi di stelle filanti, marine e celesti che animano un multiforme reticolato bianco. È un’opera che ricorda la Creazione, anzi avevo proprio in mente il Big Bang, il caos blu, dal quale imponente e sensuale emerge Procida con la piattaforma di ragnatele bianche appoggiate sull’acqua. Il blu quindi è il colore dell’acqua, del nostro bellissimo mare, del cielo, della gestazione, sì, ci ricorda da dove veniamo, dal ventre materno che immagino di questa tonalità con il feto immerso nel liquido amniotico.

A chi sono dedicate le tue opere? A chi ti rivolgi in particolare?

I miei lavori sono dedicati  alle persone  che amano le idee, agli esseri pensanti,  agli amori che generano bellezza, a chi si ciba di sogni, a chi si sente pioggia, vento, albero, a chi si vede invisibile  con il corpo e leggero con il cuore, lo spirito e la mente. Durante i miei viaggi ancestrali c’è  sempre il sole ché sorge e ti abbraccia oltre ogni miseria creata dall’uomo,    l’uomo che non ama se stesso, ma anche  il potere e l’avidità. Nei miei lavori parlo nel cosmo, divento leggera, pura anima che si affida semplicemente ai misteri celesti degli infiniti mondi, oltre il semplice essere uomo senza energia e pensiero vibrante nelle pieghe e vortici divini.

Progetti futuri?

A breve parteciperò alla Biennale della Creatività di Effetto Arte con un’opera dal titolo “Ipogeo della Melagrana”, dedicata alle donne in genere con temi importanti legati al genere femminile. Mi auguro di fare nuove esperienze e anche un lavoro relativo alla ceramica e alla terracotta, da realizzare nelle scuole, dal titolo “Sogni di terracotta”. Vorrei anche organizzare una mostra personale dedicata a mio padre e spero andrà in porto un progetto che ho già in mente. Continuerò il mio impegno nel sociale mediante le sfilate di body art e le borse su cui esprimo tematiche varie. Preferisco rimanere in Italia ed esprimere sempre la mia arte qui, anche se per noi artisti sarebbe molto più facile la via dell’estero…Ma sono ancora a questa mia terra e spero di non fare mai la valigia e andare via…

Chi volesse contattarti può farlo su…

Principalmente chi volesse contattarmi per la realizzare di un progetto o ricevere informazioni sulle mie mostre o visitare il mio atelier può farlo tramite la mia e mail

deleucioines@gmail.com

Poi anche io ho i miei social, Facebook (Ines De Leucio) e Instagram (inesdeleucio).

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