Buongiorno, miei cari lettori. Oggi sarà ospite della mia rubrica un grande artista, un tenore di fama internazionale, di origine pescarese: il Maestro Piero Mazzocchetti.
È noto a tutti che, dai suoi primi studi al pianoforte presso il Conservatorio “Luisa d’Annunzio” di Pescara, lei ha iniziato ad esibirsi a Monaco di Baviera, incidendo il suo primo album proprio in Germania con “L’Eternità”. Cosa ricorda del suo esordio come cantante?
Cosa ricordo del mio debutto, beh, ero un ragazzo, avevo venti anni, tanti sogni da realizzare, tante ambizioni, la gavetta nello spostarmi 4/5 volte al mese da Pescara a Monaco di Baviera con una piccola macchina. Quindi, di fatto, è stato un bellissimo periodo anche se molto sacrificato, ma lo rifarei perché ha determinato la chiave del mio successo. Io se non fossi andato in Germania non mi sarei fatto notare da importanti personaggi come Karl Heinz Rummenigge dello sport, Beckenbauer e manager importanti della discografia della Universal, i quali hanno investito su di me. Quindi, diciamo che sono tutti sacrifici che nel momento in cui vengono ripagati, automaticamente non senti più la fatica o quella frustrazione per aver investito parte del tuo tempo senza avere avuto risultati.
Lei, ha inciso i suoi primi album in Germania e dovrà aspettare il 2007 per esibirsi finalmente in Italia, con la partecipazione al Festival di Sanremo, dove con la canzone “Schiavo d’amore”, si classificherà terzo nella graduatoria finale della sezione Big. Cosa ha provato a varcare la soglia dell’Ariston?
Beh, cosa ricordo, l’esibizione a Sanremo è stato un momento fondamentale della mia carriera perché entravo in Italia dalla porta principale grazie al Festival, tra l’altro tra i campioni, nonostante io non fossi ancora conosciuto così bene in Italia, quindi Baudo fece una scommessa su di me aprendo le porte a un ragazzo che aveva avuto molto successo in Germania, vendendo un sacco di dischi, parliamo di tre dischi d’oro ed uno di platino, e quindi ci fu questa apertura che solo Baudo aveva il coraggio di proporre. Beh, quel palcoscenico è particolarmente magico, incute un sacco di timore e paura a tutti gli artisti, nonostante magari lo si faccia tante volte Sanremo, nel mio caso l’ho fatto una volta sola, ma perché comunque rappresento un genere musicale che il crossover che ovviamente non ha la possibilità di avere gli spazi televisivi che si ha nella musica leggera. Detto ciò, è un ricordo bellissimo, pazzesco, che ancora oggi mi porto nel cuore e che ha determinato tanto ancora per ciò che faccio in Italia.
Maestro, lei ha duettato diverse volte con il grande tenore Josè Carreras. Ricorda qualche particolare del suo primo incontro con un’artista così importante?
L’ incontro con Carreras è stato propiziatorio perché io ho avuto sempre la fortuna di incontrare grandi personaggi internazionali che mi hanno insegnato l’umiltà, che mi hanno insegnato la consapevolezza quella di rimanere sempre con i piedi per terra, anche se magari la vita ti ha dato delle fortune particolari perché comunque, noi artisti siamo privilegiati al di là delle difficoltà che possono avere oggettive nel proporre la nostra musica, ma comunque, quando si riesce ad affermarsi si è dei privilegiati e credo che vivere di musica non sia un diritto ma sia un privilegio, quindi non a tutti è consentito questo. Detto ciò, Carreras mi ha davvero insegnato molto, ma la sua simpatia , la sua serietà, serenità e soprattutto la sua semplicità, mi ha fatto capire che nella vita quando sei sul palcoscenico puoi dimostrare a chiunque chi sei, ma fuori dal palcoscenico, siamo tutti esseri umani, tutte persone che hanno le loro fragilità, le loro frustrazioni, le loro difficoltà, e quindi non bisogna assolutamente imporre una personalità affermata agli altri per vivere, basta essere se stessi e cercare di andare avanti in base ai valori che si hanno, facendo i conti con le criticità dei nostri caratteri, perché noi artisti siamo egocentrici, siamo ovviamente a volte malinconici, a volte desideriamo che tutto giri intorno a noi stessi, però poi la maturità ti insegna che determinate cose vengono messe da parte e sono altre le cose importanti da portare avanti come ecco, essere padre di un figlio o creare un’attività importante come quella di un’ accademia che fa formazione, che forma ragazzi e che dà una prospettiva di educazione artistica e sociale per il futuro.
Tra i suoi album, qual è quello che preferisce e perché?
Tutti gli album che io ho fatto sono tutti un po’ figli di uno stesso amore, di una stessa volontà, con dei cambiamenti artistici, con delle evoluzioni che ogni artista comunque ha nel corso della sua vita. Quindi ogni album rappresenta un tassello importante, una pedina importante di un puzzle che mano a mano si sta componendo, e che è il puzzle della mia vita, quindi sono legato a tutti gli album, aldilà di quelli che hanno avuto più successo e aldilà di quelli che hanno avuto meno successo, quindi di fatto, ogni canzone è importante e rappresenta, anche se poi magari non la canto più, o non mi va di fare altro, però comunque rappresenta in quel momento, quello che avevo da dire o giusto o sbagliato, ma è comunque quello che avevo da dire.
Se non avesse fatto il cantante, che tipo di professione avrebbe scelto?
Ma sempre musica nella mia vita, quindi non posso immaginare cosa potrebbe essere la mia vita senza la musica, non lo so. Molti dicono che ho il dono anche della parola, della comunicazione e mi sarebbe piaciuto probabilmente se non avessi fatto il cantante fare l’avvocato, ecco. Però la musica ha fatto parte della mia vita sin da quando ero bambino e quindi non potrei immaginare cosa la mia vita sarebbe se non ci fosse la musica.
Cosa rappresenta la musica per lei?
La musica rappresenta tutto per me, è un linguaggio universale, il linguaggio con il quale riesco a comunicare senza avere barriere, pregiudizi, ideologie politiche, religiose, sociali diverse, quindi, insomma, è un modo per riuscire a parlare a tanta gente e di farlo in maniera molto semplice.
Lei ha fondato la “Crossover ACADEMY”, un’accademia di Canto Lirico a San Giovanni Teatino, in Abruzzo, che ha l’obiettivo di formare nuovi talenti. Cosa consiglia ai giovani che oggi vogliono intraprendere la carriera di cantante lirico?
Un consiglio che do ai ragazzi, ma non nell’intraprendere un percorso lirico, perché purtroppo, oggi la lirica non vuole farla più nessuno, ma per chi vuole intraprendere un percorso musicale è quello di essere sempre se stessi e di non imitare mai nessuno e di essere grati a colui che ci ha dato un talento e che ha dato la possibilità a noi di poter comunicare grazie a questo talento e di metterlo in pratica.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Per quanto riguarda i progetti futuri, sono in teatro con uno spettacolo: “La stagione dell’amore”, che è un omaggio agli artisti italiani e internazionali che hanno scritto in maniera poetica dell’amore, muovendo questo sentimento universale in tante sfaccettature, quindi cerco di portare il romanticismo e anche la determinazione di ciò che è la mia vocalità in teatro senza mai essere, diciamo, spocchioso, cercando di essere sempre raffinato, coinvolgendo il pubblico in un viaggio musicale che abbraccia più di ottanta anni di musica, partendo da cantanti, artisti lirici o autori classici fino ad arrivare a Battiato, Modugno, quindi tutti artisti, come Sinatra, Dean Martin che, comunque, mi hanno sempre trasmesso qualcosa e che porto con grandissimo piacere e risultato anche sul palcoscenico.
Ha ancora un sogno da realizzare?
Se ho ancora sogni da realizzare? Beh, tutti abbiamo sogni da realizzare e quando si smette di sognare si smette anche di vivere. Certo è che adesso essendo padre, e avendo fondato anche da tanti anni, ormai da dieci anni la Crossover Academy, la soddisfazione nel vedere i miei allievi che vanno avanti e che riescono ad avere comunque risultati importanti grazie alla musica, mi soddisfa tanto quanto essere in prima persona sul palcoscenico e proiettare la vita su me stesso. Quindi più vado avanti con l’età e più mi rendo conto che la soddisfazione nel riuscire ad insegnare qualcosa agli altri è molto bello.
Cosa vuole augurare ai nostri lettori?
Un saluto ai tuoi lettori, sperando di poterci incontrare di persona presto.
Grazie di cuore, Maestro, per il tempo che ha dedicato alla mia rubrica e in bocca al lupo per la sua strepitosa carriera!
Avv. Aurora d’Errico