Cos’è l’invidia? | Di Franca Spagnolo

da | 22 Ottobre 2024 | Attualità, Libri

“L’invidia è l’ulcera dell’anima.” Socrate

Invidia è una parola che si sente pronunciare spesso. Tuttavia tra le persone, è più facile sentire: “invidiato” che “invidioso” …perché?

Molti provano invidia, ma nessuno mai lo confesserà. Si può ammettere di essere vanitosi, gelosi, persino bugiardi, mai invidiosi! Confessare l’invidia vorrebbe dire riconoscere di sentirsi inferiori, palesare l’astio o addirittura l’odio verso chi suscita quel sentimento e, ultima cosa – la più grave secondo me –   essere capaci di fare del male.

Il più delle volte l’invidia nasce nei confronti di persone che hanno le nostre caratteristiche: cioè partono dalla stessa base. Nelle famiglie si può essere invidiosi di un fratello o una sorella che ha raggiunto obbiettivi. Sul posto di lavoro, di un collega che ottiene una promozione. Nella vita sociale, si può invidiare un/a conoscente affascinate e carismatico/a. In tutti i casi subentra la frustrazione e il senso di inferiorità. Si prova dolore pensando che le conquiste degli altri o le doti, siano privilegi che la vita ha offerto svantaggiando qualcuno a favore di qualcun altro. A quel punto si perdono di vista le proprie capacità, maturando l’idea di essere “migliore” agli occhi della società, solo se si ottengono risultati paragonabili a quelli invidiati.

L’invidia dunque, trasporta l’individuo in uno stato doloroso in cui la sofferenza interiore è enorme e paragonabile a quella di un lutto.

Uno studio fatto da un team di scienziati giapponesi che analizzando il cervello con una risonanza magnetica funzionale – strumento che permette di evidenziare quali aree del cervello si attivano durante una determinata attività: leggere, parlare, muoversi – ha evidenziato come in alcuni partecipanti alla ricerca a cui venne chiesto di immedesimarsi in situazioni svariate, con personaggi diversi, scattava l’invidia quando si trovavano di fronte uomini o donne simili a loro ma  più dinamici e vincenti su aspetti che essi  consideravano importanti. Nel cervello di chi provava invidia c’era un aumento dell’attività nella corteccia cingolata anteriore dorsale: ossia la parte del cervello in cui avviene l’elaborazione del dolore fisico e sociale –  come ha spiegato Hidehiko Takahashi del National institute of radiological sciences in Giappone, autore della ricerca. 

Perché si prova invidia?

Perché si percepisce questo sentimento come paura, ossia qualcosa che ci avverte di essere in una posizione di svantaggio rispetto a qualcosa, in questo caso, l’affermazione sociale.

In realtà l’invidia dovrebbe spingere l’essere umano a migliorarsi laddove sente di essere sfavorito.

Nel processo di evoluzione della specie, infatti, ci si avvarrebbe dell’invidia per progredire. Competere con persone che superano i propri limiti, dovrebbe far scattare la spinta per ottenere i risultati invidiati e forse anche qualcosa di più.  L’invidioso purtroppo non fa questo ragionamento, anzi. Alimenta rabbia e veleno – che trattiene dentro – intossicando la propria anima e a volte anche il corpo, che spesso si ammala. In un contesto lavorativo, questo soggetto non ammetterà mai di provare invidia verso un collega, poiché rivelarlo, vorrebbe dire perdere credibilità agli occhi del gruppo di lavoro su cui attua la strategia denigratoria diretta alla vittima. Se qualcuno sparla di un collega verso il quale ha ammesso di provare gelosia è chiaro che ogni singola ingiuria – seppur mascherata da innocuo giudizio – verrebbe presa come tale.

Premesso che l’invidia come il dolore trova a seconda dei soggetti uno sbocco di energie positive o negative atte a migliorare o peggiorare la vita dell’individuo, mi sono sempre chiesta per quale motivo anziché denigrare, osteggiare, boicottare gli sforzi di chi dimostra coraggio, non si impara a giocare. Paura di perdere? Forse. Ebbene tenere presente che: coloro che ottengono risultati invidiabili, di solito hanno superato ostacoli, attraversando tempeste. Prima di arrivare al traguardo sono caduti mille volte e si sono rialzati da soli. Hanno provato la sensazione di smarrimento che squarcia l’anima senza mai abbattersi, neppure quando tutto e tutti intorno, li invitavano ad arrendersi.

Chi invidia, deve capire che ognuno ha i suoi talenti, nessuno è superiore o inferiore a qualcuno, poiché il rispetto verso tutto e tutti, sancisce la superiorità incondizionata di ogni forma di vita – umana e non – su questa terra.

Meglio dell’invidia c’è il coraggio di fallire, vivendo.

“Non è mai troppo tardi per essere ciò che avresti potuto essere” – George Eliot

Namasté

Franca Spagnolo

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