Carissimi lettori e lettrici, oggi faremo una chiacchierata con Dacia Maraini.
Lei è una scrittrice italiana nata a Fiesole ed è autrice di narrativa, poesia, teatro e saggistica, acuta e sensibile indagatrice della condizione della donna, ha spesso delineato nei suoi testi figure femminili complesse e determinate, inserite in una più ampia riflessione su molteplici temi sociali, affrontati in una prospettiva storica. Con la raccolta di racconti Buio (1999) si è aggiudicata il premio Strega. Ci vuol raccontare qualcosa di questo importantissimo premio?
In un paese che legge poco i premi hanno la funzione di rendere visibili i libri. Il Premio Strega è senza dubbio prestigioso, anche perché è fra i più antichi ed è nato da scrittori che amavano i libri, e non da un progetto economico.
Nel 1957 fondò insieme ad altri la rivista letteraria “Il tempo della letteratura”, scrivendo anche per altri periodici come “Nuovi argomenti” e “Paragone” Appassionata di teatro, ha collaborato con diversi gruppi sperimentali e fondato compagnie teatrali. Ci vuole parlare di queste esperienze?
Ho cominciato a pubblicare sul giornale della scuola Garibaldi di Palermo quando avevo 13 anni. Poi sono andata a vivere a Firenze con mio padre ed essendo in collegio ho scritto e rappresentato testi teatrali con le mie compagne. A 17 anni ho fondato una rivista Tempo di letteratura. Amo il teatro perché mentre la scrittura è solitaria il teatro si fa in comune, con gli attori e il regista.
La lunga vita di Marianna Ucrìa che ha ricevuto nel 1990, premio Campiello. Questo romanzo è ambientato nella prima metà del ‘700 e la protagonista è Marianna che è la figlia sordomuta di famiglia palermitana. Le viene imposto il matrimonio a 13 anni. In questa storia ci sono molti segreti inenarrabili che vengono scoperti a poco a poco. Ci vuol parlare di qualche drammatico segreto di questo romanzo così importante per la storia della donna in generale?
Marianna sa di essere diventata sordomuta quando era bambina ma non sa perché. Piano piano, dopo una lunga vita fatta di tante diverse avventure, scoprirà la vera ragione della sua sordità. Ho cercato di raccontare la vita delle bambine e delle giovani donne di quei tempi e devo dire che era durissima. Di solito una ragazzina veniva sposata appena pubere con un uomo scelto dalla famiglia e doveva fare un figlio all’anno. Spesso moriva di parto. Non era previsto che le donne studiassero e non era loro permesso lavorare (salvo le contadine e le serve naturalmente) o comunque avere una attività propria fuori dalla famiglia. Per questo le giovani che volevano studiare e non dipendere da un padre o un marito, sceglievano il convento. Ho fatto ricerche per 5 anni per arrivate a scrivere il romanzo.
Mi piace molto la Sicilia e quindi sono stata incuriosita da questo suo libro La ragazza di via Maqueda (2009), in cui si intrecciano le storie di personaggi emblema di una generazione formatasi dopo la seconda guerra mondiale, con le loro illusioni e delusioni, emblema di un’Italia in fermento; la raccolta di scritti di viaggio, che lei ha ambientato tra la Sicilia, Roma e l’Abruzzo. Anche questo è un testo al femminile. Hanno delle caratteristiche in comune questi racconti di tante donne?
Molte situazioni che ho raccontato anni fa si ripetono oggi purtroppo. Il patriarcato è ancora molto presente anche se non certo come in tanti altri paesi che pur usando la tecnologia più avanzata praticano abitudini antiche basate sul disprezzo e la sfiducia nel mondo femminile come Afganistan ed Iran.
In questi due libri lei affronta il tema della prostituzione mettendo personaggi molto particolari. Nel Dialogo di una prostituta con un suo cliente, in questo suo racconto c’è il dialogo tra Manila e il suo cliente. In un serrato botta e risposta, alternando adulazioni e minacce, l’uomo si offre di amare e proteggere, ma l’ironia impassibile della prostituta porta alla luce il bluff perverso di chi vuole solo possedere. Poi ho preso in considerazione Veronica, meretrice e scrittora. Qui troviamo la storia di una delle cortigiane più celebri del Cinquecento, Veronica Franco, che fu apprezzata poetessa, donna indipendente dall’intelligenza vivace e dal carattere intraprendente. Poi la vicenda dell’incontro, nato dalla storia d’amore dei loro figli, tra Carla, una traduttrice divorziata di mezz’età, e Federico, musicista più volte sposato, che si sviluppa in un gioco di verità celate, prendendo lentamente i colori della seduzione. Infine la vicenda di Camille Claudel, amante e musa di Auguste Rodin, ma soprattutto scultrice impetuosa e donna che ha vissuto libera e senza regole fino alla fine, fino alla follia. Un inno alla forza della femminilità, in cui si riflette la condizione della donna in ogni epoca. Qual è il suo autorevole messaggio ai lettori ed alle lettrici con lettura di questi suoi testi?
Non scrivo per mandare messaggi, ma per fare conoscere la realtà nei suoi dettagli. Viaggiando nel tempo e nello spazio come si fa leggendo un libro, impariamo ad uscire dal proprio piccolo mondo e questo sviluppa l’immaginazione prima di tutto e poi aiuta a capire l’essere umano nelle sue contraddizioni, qualità e difetti.
Ha qualcosa da raccontarci dei suoi lavori attuali o di qualche progetto che sta allestendo?
Ora sto scrivendo un testo teatrale per il teatro stabile dell’Aquila.
Salutiamo e ringraziamo Dacia Maraini di averci dedicato il suo tempo.