Settimana delle culture: Empty di Fabio Governale e Fabio Ventimiglia a cura di Massimiliano Reggiani

da | 27 Dicembre 2024 | Arte, Eventi, Mostre

Venerdì 27 dicembre 2024 alle ore 18 in via Giuseppe D’Alessi (traversa via Maqueda, altezza Piazza Pretoria) Fulvio Governale e Fabio Ventimiglia presentano l’installazione “Empty”, a cura di Massimiliano Reggiani.

I due Artisti sono diversi ma complementari: Fabio Ventimiglia cerca il contatto, apparentemente radioso e solare si porta dentro un velo di malinconia, una consapevolezza dei valori dichiarati che quasi mai riflettono la vita effettivamente vissuta dai più. Sua è l’idea alla base dell’opera: lavorare su di un rifiuto – un frigorifero abbandonato – e svelare il mondo di sovrapproduzione, di disinteresse e spreco, di mancato riciclo che lo ha generato. Fulvio Governale, invece, introietta il significato dell’opera, la sente come un mezzo di conoscenza, ne soffre per il significato di denuncia e la protegge con un velo di luce.

Settimana delle Culture si riconosce, ancora una volta, nei linguaggi più innovativi e contemporanei
dell’arte. Lo fa presentando, nel buio incipiente di un freddo meriggio d’inverno, l’installazione di Fabio
Ventimiglia e Fulvio Governale Empty, a cura di Massimiliano Reggiani.

Oltre ad essere un riconoscimento per i due artisti che hanno creato l’opera è un atto di stima per la scuola che li ha formati, l’Accademia di Belle Arti di Palermo, fucina creativa e laboratorio dove tradizione e innovazione si mescolano
continuamente per mantenersi radicati nell’identità di una terra, la Sicilia, tanto splendida quanto vituperata.
Venerdì 27 dicembre all’altezza di Piazza Pretoria, in via Giuseppe D’Alessi – una traversa della centralissima
via Maqueda – i passanti potranno farsi accogliere dalla luce calda e rassicurante di un’incorporea nicchia
rosso vermiglio. L’installazione, infatti è un elemento di sorpresa, non entra a far parte dell’arredo urbano;
ha una caratteristica dominante: la fugacità, l’incontro inaspettato, la curiosità e lo stupore che l’opera
riesce a provocare in chi – senza preavviso – la trova sul proprio cammino.

I due Artisti sono diversi ma complementari: Fabio Ventimiglia cerca il contatto, apparentemente radioso e
solare si porta dentro un velo di malinconia, una consapevolezza dei valori dichiarati che quasi mai
riflettono la vita effettivamente vissuta dai più. Sua è l’idea alla base dell’opera: lavorare su di un rifiuto –
un frigorifero abbandonato – e svelare il mondo di sovrapproduzione, di disinteresse e spreco, di mancato
riciclo che lo ha generato. Fulvio Governale, invece, introietta il significato dell’opera, la sente come un
mezzo di conoscenza, ne soffre per il significato di denuncia e la protegge con un velo di luce.

In un centro storico ridotto a passeggiata turistica, Empty – in un composto silenzio – si accenderà tra i vicoli
barocchi esprimendo il proprio disappunto per una società che corre inseguendo il miraggio della perenne
felicità. Ci sono diversi punti di notevole interesse in questa installazione: il falso mito credo sia quello
principale. Ogni mito, in quanto tale, non ha storia, né documentazione o certezza, ma è riconosciuto come
appagante e identitario, capace di rassicurare. Al mito, evento misterico il cui significato è chiaro solo ad
una cerchia di eletti, si accede per riconoscere sé stessi. Vi è un percorso iniziatico, una volontà personale,
un momento di elevazione, il crollo parziale della separazione fra il mondo degli assoluti e la fragilità delle
nevrosi individuali.

Il falso mito, invece, funziona come capro espiatorio: non porta ad un cambiamento di consapevolezza, non
separa il prima dal dopo, il buio dell’ignoranza dalla luce della comprensione. Si basa sul gesto meccanico,
sulla conferma dei propri valori che vengono rimarcati, ogni volta con maggiore veemenza. Il frigorifero,
tempio della sovralimentazione, della bulimia da cibo, della soddisfazione ipercalorica, richiede la
ripetizione quotidiana, la crescita esponenziale, il tributo all’obesità, alle malattie cardiache, alla schiavitù
dello zucchero e del cibo spazzatura.

Presentare un frigorifero, graffiato e rugginoso, come idolo dei propri insaziabili appetiti è già un monito
ma non esaurisce il significato di Empty. L’installazione, il cui titolo tradotto è semplicemente “Vuoto”
chiama a sé ma sembra non offrire nulla di consueto oltre la propria voluminosa presenza. Non è freddo,
non conserva, non ci ripaga. Ecco che, avvicinandoci, improvvisamente scopriamo qualcosa: è un gesto di
sfida, inaspettato, sconvolgente. Il frigorifero contiene, ma non è cibo per il corpo: sono le nostre radici, la
testimonianza di una voce antica: è un canto, un carmina in strofe saffiche. “Quem vocet divum populus
ruentis imperi rebus? Prece qua fatigent virgines sanctae minus audientem carmina Vestam?”.

Non serve studiarne il significato, la traduzione; né conoscere l’Orazio Flacco amico di Mecenate che la
scrisse per ingraziarsi il novello Cesare. È il senso di radice, di appartenenza della nostra attualità a quel
passato remoto, confuso nella notte dei tempi ma da cui – volenti o nolenti – discendiamo e siamo frutto.
Magistrale, per delicatezza e bellezza, il bordone cromatico creato da Fulvio Governale: dal rosso equivoco
e rassicurante alla fredda e opalescente flammula dell’elettrodomestico fisicamente dismesso ma vivo e
presente, pronto per attirarci nella sua trappola mitica: conoscersi, nel sacro mistero di una luce elettrica.
Massimiliano Reggiani

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