Amiche ed Amici carissimi, lasciare andare qualcuno che si ama è straziante e vorremmo trattenerlo a qualunque costo. Ma, quand’anche fosse possibile – e non credo lo sia – come proseguirebbe la nostra vita?
Personalmente credo sia talmente uno stillicidio subire l’umiliazione costante dell’inevitabile mancanza di amore ed annesse attenzioni, da considerare (quasi) un sollievo spappolarsi il cuore, tramutando la “presenza assente” in “effettivamente assente”, preparando le valigie reali o metaforiche che siano. Almeno è salva la dignità!
La mancanza di attenzioni è il classico sintomo dell’oramai scemato interesse nei nostri confronti da parte del partner. Tuttavia, Il dolore inferto dalla constatazione della “morte clinica” del sentimento dell’altro riguarda solo noi ed è insano reiterarlo masochisticamente in nome di “quello che è stato” o, peggio, di “quello che potrebbe essere ancora, se solo…”, fraintendendo – volutamente – ogni cenno educato dell’altro, enfatizzandolo come una conferma d’amore.
Ritengo inefficace e soprattutto non onesto strumentalizzare la nostra sofferenza appalesandola con l’obiettivo di ricattare moralmente l’altro “guarda come sto male per colpa tua” può suscitare pena, forse rimorso, ma sicuramente non amore e men che meno interesse, principalmente dal punto di vista sessuale.
Non è una colpa non amare o non amare più. L’amore è un sentimento: non lo si può reprimere né imporre. Per questo è meschino colpevolizzare per trattenere chi non vuole rimanere. Se fossimo noi a non voler restare, come riterremmo corretto comportarci?
Certamente la mancanza di attenzioni, oggettiva o percepita, non è mai un buon segno, tuttavia è opportuno scindere se per “mancanza” intendiamo attenzioni negate – o, peggio, sostituite da comportamenti puerili – oppure nostre aspettative disattese delle quali magari l’altro è addirittura ignaro. Anche questo possibile equivoco spesso genera frustrazione e merita considerazione.
Talvolta capita, soprattutto a noi donne, di aspettarci da “lui” qualcosa di speciale, soprattutto in concomitanza di una ricorrenza e restare deluse. Questo non è gradevole, ma potrebbe essere solo il risultato di una nostra aspettativa disallineata e, pertanto, non una mancanza da parte di lui. A volte ci facciamo del male, perché soffriamo, tuttavia la diversità di genere oltre la personale percezione nel concepire l’importanza di un fatto, merita un’obiettiva riflessione.
Credo molto nella personale percezione, ma poiché non è in assoluto immune da errore, solo affrontando l’argomento con garbo e coraggio possiamo capire senza equivocare.
Lo so… vorremmo avventarci sulla “preda”, ma… bando alla tentazione, manteniamo il controllo: chiunque se aggredito e soprattutto se in consapevole fallo, coglie l’occasione per sbattere la porta e allontanarsi. Un’occasione d’oro, servita su un piatto d’argento, per sottrarsi al dialogo. Per appagare l’istinto, agiremmo contro il nostro obiettivo: chiarire lo stato della nostra relazione. Quindi, ribadisco, manteniamo il controllo!
Un buon aiuto per restare calme ci perviene dal pensare che una “piazzarola” suscita disprezzo ed acuisce ancor più il desiderio di allontanarsi.
Il garbo è altresì indispensabile sia per godere del perverso piacere di vederlo arrampicare sugli specchi e, in caso di errore nostro, come ci auguriamo che sia, ci risparmiamo una “figura barbina”…
Quanto al coraggio, dobbiamo essere consapevoli che l’esito del chiarimento potrebbe essere doloroso, talvolta inaspettatamente straziante, quindi, se non ci sentiamo “pronte”, salvaguardiamo con classe la nostra dignità e scegliamo il “piuttosto” che ci offre il silenzio.
Bandite “mezze frasi” e allusioni… non sono efficaci, denotano la nostra debolezza ed implicitamente autorizzano l’altro – che dalla nostra fragilità trae forza – nel perpetrare l’atteggiamento sgradevole.
Nel rispetto dei nostri tempi, senza imporci fretta, tuttavia con determinazione ed amore per noi stesse, affrontiamo la situazione prima di esplodere e prima che sia lui ad imporre l’irrevocabile decisione.
Non è una questione di orgoglio – sarebbe sciocco – ma è inconfutabile che il dolore derivante da una nostra scelta consapevole, sia più sopportabile.
Chiediamoci che senso avrebbe ignorare e protrarre la lenta agonia di un amore, del nostro amore…
Solo esprimendoci e confrontandoci con chi amiamo, possiamo comprendere ed agire secondo coscienza e coerenza.
Un abbraccio!
Daniela Cavallini