Dopo quattro giorni e tre notti senza smettere mai
A Milano fino a novanta centimetri arrivò il manto
Quel Gennaio dell’Ottantacinque la Neve mise nei guai
Lavoratori e studenti che pure ne apprezzavano l’incanto.
“La Nevicata del Secolo” è ancora nella mia memoria
Il grande disagio, con le auto da dissotterrare fuori l’ufficio
Ragazzi bloccati a casa, i pochi a scuola senza baldoria
Lezioni improvvisate, aule riunite in una, di buon auspicio.
Pensieri in libertà sulla Neve: per tutti la stessa traccia
E fu così che mia figlia scrisse la sua prima poesia
L’insegnante incredula, nel leggere i versi cambia faccia
E stenta quasi a credere che la farina del suo sacco sia.
N e v e
Neve, con quali vesti,
con quali aspetti,
con quali segni
hai il coraggio
di penetrare lievemente
in questo mondo
così sporco,
così ineguale,
così dominato dal male.
Guarda: il volto della terra
è cambiato.
Sì, è cambiato.
Domina ora l’odio
ora la vendetta
che avvolge la terra
in un profondo manto nero,
ora l’ingiustizia
ora l’ombra e l’oscurità.
Neve, risveglia tu
questa gente così diversa,
così perfida
e orgogliosa del male
che produce e diffonde.
Entra nel nostro corpo
e dona a noi
luce e calore.
Apri i nostri occhi,
risveglia i nostri cuori
alla ricerca di un nuovo mondo,
di una nuova vita.
Copri col tuo manto bianco
tutta la città
che si risveglia pulita
al tuo arrivo.
Neve, tu sei luce e amore.
Susan Sigon
(Milano, Gennaio 1985)
Maria Rosa Bernasconi