Miei cari lettori, il mio pensiero, in questo momento, va ancora alle donne di Kabul, in Afghanistan, dove dal 16 agosto 2021, è morta la Repubblica Islamica dell’Afghanistan e al suo posto è nato l’Emirato Islamico dell’Afghanistan per opera dei Talebani, un gruppo fondamentalista islamico, nato all’inizio degli anni ‘90, dopo la caduta del regime sovietico in Afghanistan.
Sarebbe troppo lungo spiegare, in poche righe, i risvolti politici di una terra martoriata da sempre come quella, appunto dell’Afghanistan, ma per meglio comprendere quello che è accaduto, mi limiterò a riassumere i punti salienti degli ultimi anni. Lo Stato Afghano fu costituito nel 1747, dopo la morte di Nader Shah, vittima di un attentato, con il formarsi di una dinastia locale, che riuscì a sopravvivere per pochi anni, prima che il Regno Unito ne ottenesse il controllo. Diverse guerre d’indipendenza successive, portarono nel 1919 alla creazione del Regno dell’Afghanistan. L’armata russa il 27 dicembre del 1979, entrò nella città di Kabul, mettendo al potere Babrak Karmal. Seguì la guerra con i Mujaheddin, finanziati anche dagli Stati Uniti, una guerra lunga e cruenta che terminò con l’abbandono del Paese da parte dei Sovietici nel febbraio del 1989. Lo Stato Islamico dell’Afghanistan fu proclamato il 17 aprile del 1992, ma dal 1996 al 2001, il fronte dei Mujaheddin si dimostrò talmente frammentario che consentì la presa del potere da parte della fazione dei Talebani, ad eccezione di alcuni territori settentrionali controllati dall’Alleanza del Nord dei restanti Mujaheddin anti Talebani, guidati dal comandante Ahmad Shah Massoud che, casualmente, il 9 settembre del 2001, ben due giorni prima dell’attentato alle Torri Gemelle, fu assassinato da un finta giornalista belga. Seguì l’invasione americana durata per oltre un ventennio, fino a quando nel 2021, i Talebani hanno preso il totale controllo della città di Kabul con drastiche conseguenze soprattutto per le donne. Infatti da allora, nessuna di loro è stata più libera di uscire da sola, se non accompagnata da un uomo, né di indossare un vestito, perché la loro unica veste sarà il burqa. Tutte le donne tra i 12 e 45 anni ancora nubili, sono state inserite in una lista per essere “donate” in sposa ai militari come “bottino di guerra”. Da allora, sono costrette a “sopravvivere” tra continue violenze, stupri, omicidi, umiliazioni, percosse, calci, pugni e la “paura” è diventata la loro seconda pelle. Già tante donne attiviste sono state trovate morte e tante altre moriranno, moriranno sotto gli occhi di chi non alzerà un solo dito per difenderle e salvarle. E penso a quanto siamo fortunate noi donne occidentali, nonostante l’emergenza pandemia che abbiamo vissuto negli ultimi anni, noi che potremo continuare a scegliere il vestito più bello da indossare o il tipo di pettinatura in base alla moda del momento o al colore di rossetto per le nostre labbra, e mentre “noi” saremo libere di decidere, scegliere, urlare, pianificare le nostre vite, dall’altra parte del mondo, ci saranno le nostre sorelle di Kabul destinate a soccombere per rimanere in vita, per quelle più “fortunate”, loro che hanno avuto la sola “colpa” di nascere “donne”, in un Paese dimenticato da tutti. E’ una sofferenza la loro che riguarda tutti perché, come diceva Gino Strada: “La guerra che genera guerra, un terrorismo contro l’altro, tanto a pagare saranno poi civili inermi”, come appunto le donne di Kabul ed ancora “ Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi.”
Avv. Aurora d’Errico