Da pochi giorni siamo entrati nel nuovo anno e tra i nostri propositi vi è sempre lo stesso identico obiettivo che rincorriamo quasi tutti da una vita: raggiungere l’eudemonia, ovvero la felicità, intesa come scopo fondamentale della vita.
Secondo gli stoici, l’unico modo per raggiungere la felicità è seguire la propria natura, anche se la natura umana è duplice, perché da un lato ci sono i nostri impulsi, i desideri del corpo e, dall’altro lato c’è la ragione; la cosa migliore sarebbe che la parte migliore di noi, cioè la ragione, l’intelligenza, dominasse gli impulsi.
Soren Kierkegaard, teologo e filosofo danese, sosteneva che “la felicità è una porta che si apre dall’interno: per aprirla bisogna umilmente fare un passo indietro”.
Un passo indietro per uscire con animo meravigliato, pronti a farsi “sorprendere di nuovo” da alcuni incanti della vita se li sappiamo ascoltare e accogliere.
Per Epicuro, invece, la felicità era caratterizzata dall’assenza del dolore e inizia stando bene con sé stessi. Seneca sosteneva che la felicità autentica risiedesse nelle virtù, ossia nella capacità di vivere in accordo con principi morali e di agire quindi con rettitudine.
E poi c’è l’eudemonia secondo Aristotele, ed è forse quella che preferisco, per il quale la vita andrebbe vista come il risultato delle azioni dell’essere umano che vertono rispetto una condizione di benessere e prosperità elevata, in cui non si considera soltanto l’aspetto fisico, ma soprattutto ciò che c’è di più profondo nella mente, nel cuore e nello spirito.
La prima regola che si dovrebbe rispettare per Aristotele, è quella se davvero si è certi di ciò che ciascuno di noi vuole realmente essere, anche se la visione che il filosofo ha sempre avuto dell’uomo è quella di un animale sociale, dedito alle relazioni e al gruppo. Infatti, nella maggior parte dei casi, l’infelicità e quindi la tristezza, è data dal fatto che il più delle volte si disconosce la propria persona, non dando ascolto a ciò che si vuole veramente, agli obiettivi da realizzare, alla vita che si vorrebbe vivere e, questo, verrebbe percepito da ogni individuo come una sensazione di malessere, di frustrazione e quindi di perenne infelicità. Bisognerebbe avere il coraggio necessario per realizzare i propri sogni con pazienza, magnificenza, veridicità e senso di giustizia: sono queste alcune delle regole fondamentali per Aristotele se si vuole realmente raggiungere la felicità nella società in cui si vive e sono questi i principi che ognuno di noi dovrebbe tenere ben chiaro se si vuole raggiungere il proprio fine nella vita o, quantomeno, la propria serenità.
Avv. Aurora d’Errico