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Arturo Giammarresi e Flora si amano. Ma questo lo sapevamo già. La “ La mafia uccide solo d’estate”, ce li ha presentati. Ma è un’altra storia, o no?!

L’azione si svolge nel 1943 e in Europa siamo in piena guerra mondiale, Arturo ama Flora ma non può sposarla non per le bombe, non per Mussolini o la Madonna… lui e Flora vivono in America e lì la guerra ancora non è arrivata, Arturo deve cercare di  “strappare il fatidico si” al padre della ragazza, il quale vive, moribondo, in un paesino dell’entroterra siciliano, come fare? Semplice, si arruola nell’esercito USA  il quale da lì a poco darà il via all’operazione Husky (sbarco in Sicilia 10 luglio 1943), sotto l’appoggio della mafia, la quale gli sbarrerà la strada, dando vita a un nuovo corso dello strapotere in terra di Sicilia.

Pif è sempre leggero e delicato nel descrivere temi importanti  e di impregno come quello della mafia, facendo coabitare la propria storia d’amore con le vicissitudini della guerra/mafia. Ottime trovate che ricordano alcuni ultimi film di Benigni, ma non raggiunge quella poesia scenica che solo il regista toscano sa fare, bellissima fotografia e grandi colori, (siamo in Sicilia non potrebbe essere diversamente). Roccambolesche situazioni infarcite di “pane amore e guerra”, situazioni che Pierfrancesco Diliberto (PIF) gira con maestria, tessendo la trama di Arturo e Flora in mezzo alla guerra alleata alla mafia, passando per i vizì atavici di casa nostra e la soglia iniziale di “cosa nostra”, tra un umorismo appena accennato alla tragedia di un amore impossibile, alla consapevolezza di appartenere a questa terra e lottare per essa. Il disincanto di Pif/Arturo mi ricorda molto Forest Gump, al quale Pif alla fine ne da una degna citazione.

Un film da vedere, non è un capolavoro come da piu’ parti si dice ma da vedere per l’impegno che da nel descrivere il problema della mafia e graffiarla a suo modo con opportuna leggerezza.