Una storia a lieto fine: le scoppia una vena della gamba rischia di morire dissanguata, le sue urla, l’allarme di un vicino al 113 ,l’arrivo degli angeli della Polizia di Stato

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Era da poco passata la mezzanotte in quella sera di settembre quando in sala operativa arrivava un allarme che da un appartamento di via Principe di Scordia si erano udite delle urla strazianti di una donna.
La sala operativa chiamava quindi le prime due auto, ma entrambe ahimè troppe lontane.
Senza pensarci troppo, guardando Francesco, esclamavo “andiamo noi!!” … impugnavo quindi il Mike e comunicavamo con la sala operativa.

Arrivati in pochissimi minuti trovavamo un gruppo di persone sotto il portone dello stabile ad attenderci.

Salivamo le scale velocemente, i 5 piani più veloci della nostra vita!
Giunti innanzi l’abitazione assistevamo a una scena agghiacciante, c’era sangue dappertutto, già dal pianerottolo di casa.

Sembrava di essere in una scena di un film Horror, in cui stavolta i protagonisti eravamo proprio noi.
Entrati quindi, pistole alla mano, dinanzi a noi  accasciata a terra vi era un’anziana signora, ormai quasi priva di sensi, aveva solo un flebile respiro di vita.

Subito chiedevamo l’intervento di un’ambulanza, con la triste consapevolezza che ogni minuto fosse prezioso e di vitale importanza.
Guardando e osservando con scrupolo la signora ci accorgevamo che questa aveva una ferita all’altezza della caviglia, gonfia e nera, dalla quale il sangue usciva copioso, deducevamo quindi la rottura di una vena.

Ricordo bene che mentre io aprivo cassetti alla rinfusa alla ricerca di qualcosa che potesse fungere da laccio emostatico, Francesco teneva per mano la signora  e le parlava incessantemente per tenerla cosciente.

Trovando dunque una tovaglia di idonea lunghezza, la stringevo all’altezza della coscia e mi accorgevo che l’emorragia gradualmente si bloccava.                                                                         .
La signora nel frattempo con un flebile filo di voce rispondeva a Francesco che le chiedeva come si chiamasse… “Lia..  Rosalia” esclamava sottovoce.
Ad un tratto la Signora Lia, alzava il braccio e accarezzava il volto di Francesco, sul quale scendeva una lacrima piena di tensione e spavento!

Perché anche se indossiamo la divisa, siamo uomini, abbiamo emozioni come tutti ma dobbiamo essere più bravi a controllarle ed agire tempestivamente, responsabili e consapevoli che ogni nostra azione si riveli determinante.
Poco dopo giungeva l’ambulanza che velocemente trasportava la Signora Lia all’Ospedale Civico.
Noi nel frattempo, allertando di quanto accaduto il figlio della donna, salivamo in  Volante e ci portavamo in Ospedale, in ansia ed in attesa di sapere prima possibile se la Signora si sarebbe salvata.

Andavamo via da lì qualche ora dopo, con mille pensieri, nella speranza di tornare il giorno successivo e di ricevere la buona notizia che tutto fosse andato per il meglio!
E così è stato!
Ricordo che il giorno dopo, tornati in ospedale, cercando il medico di turno del reparto, lo stesso ci diceva che “grazie al nostro tempestivo intervento la Signora Lia ce l’aveva fatta!” E ciò ci riempie ancora oggi di grande orgoglio.                                                                        .
Andati accanto al suo lettino, Lia , donna straordinariamente forte che nonostante il sangue perso e le trasfusioni ricevute, trovava la forza per sorriderci definendoci “I miei Angeli Custodi!” Esprimeva il desiderio di abbracciarci, e ci strappava la promessa che appena fosse tornata casa saremmo andati a trovarla. E così è stato!

Così, qualche settimana dopo abbiamo bussato al portone dello stabile di via Principe di Scordia e ci siamo annunciati – ”Salve Signora siamo i Poliziotti dell’altra sera!!”.
Salite le scale, stavolta senza fretta e agitazione, giunti davanti al portone del 5° piano lo trovavamo curiosamente chiuso.

Ma dalla piccola finestra sulle scale spuntava a scrutare guardinga la signora Lia che riconoscendoci urlava festosa “Siete davvero voi! Io prima di aprire controllo sempre!!” Fantastico !!! Pensavo tra me e me vedendo  subito che stesse davvero bene.
Seduti a tavola, davanti un buon caffè, abbiamo parlato a lungo, abbiamo raccontato le nostre vite, abbiamo parlato del presente e dei  progetti futuri.

A un tratto estrae dalla tasca due santini, e ce li consegna. Ci dice di metterli in tasca durante il turno di servizio e che d’ora in avanti  pregherà per noi!
Poi ci dice che ha pensato di fare qualcosa per noi, come gesto di profonda gratitudine.

Prende quindi da un cassetto della cucina una lunga lettera che ha fatto scrivere al figlio, da lei dettata e poi firmata, che ha voluto indirizzare al Questore di Palermo, per ringraziare di cuore questi due Agenti della Polizia di Stato che le hanno salvato la vita.

Così la riabbracciamo promettendole d’ora in avanti di andarla a trovare nuovamente e di chiamarci tutte le volte che avrà bisogno di noi o vorrà anche solo rivederci.

Come una nonnina fa coi propri nipoti quando ci capita di andarla a trovare, raccomanda sempre a me di essere un buon marito, di essere affettuoso e amorevole con mia moglie, ed anche se non la conosce personalmente le manda sempre tanti saluti.

A Francesco invece, che non ha né moglie né fidanzata, cerca di fare un’opera di convincimento affinché si decida a mettere quanto prima “la testa a posto”, ed io me la rido di buon gusto sentendoli parlare così!

Che donna straordinaria la signora Lia, ultra ottantenne piena di risorse, dolce e affettuosa, con una gran voglia di vivere. Noi le abbiamo voluto bene fin da subito.
Francesco ed io abbiamo perso le nostre nonne da molti anni ormai, così è come se avessimo ritrovato un po’ l’affetto e la preoccupazione che Nonna Lia sa donarci.

Ci sentiamo spesso a telefono, se chiama me chiede di Francesco e viceversa.
Siamo andati a trovarla altre volte, a Natale ad esempio le abbiamo regalato una stella di natale e lei due scarpette, a me la destra e a Francesco la sinistra.

Dice che ci aiuteranno a ricordare di fare le cose sempre con calma e tranquillità, “un passo alla volta”. Le abbiamo telefonato a Febbraio per il suo  compleanno e le abbiamo fatto gli auguri. Poi in Commissariato ci hanno diviso con Francesco, servivano delle chiocce per i nuovi colleghi.

Quando Nonna Lia lo ha saputo si è tanto  rammaricata, ma ci ha detto che avrebbe pregato il doppio per noi. Per Santa Rosalia, lei che oltre ad essere  palermitana doc è anche molto credente, ci ha invitati ad andare da lei in occasione del suo onomastico, e noi ci siamo presentati con un ricordo speciale per lei.

A quasi un anno di distanza dall’accaduto, con un ricordo ancora vivo dentro noi, possiamo dire che oltre ad esser orgogliosi del lavoro che facciamo consapevoli delle grandi responsabilità che ne derivano, abbiamo trovato una cara e dolce nonnina, mentre lei dice di aver trovato in noi i suoi due angeli custodi che indossano una divisa della Polizia di Stato!

 

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