In vista del prossimo incontro al ministero del Lavoro, Cgil, Cisl e Uil stanno studiando soluzioni per l’attenuazione dell’innalzamento dell’età pensionabile potenziando l’agevolazione già esistente in base alla prole: dagli attuali 4 mesi di anticipo, estendibili ad un massimo di 12, a 1 anno completo per ciascun figlio. Inoltre i sindacati confederali puntano ad ottenere scivoli per le donne legati ai cosiddetti “periodi di cura” tenendo cioè conto del tempo in cui le lavoratici hanno dovuto rinunciare o ridurre al posto di lavoro, o comunque l’orario di servizio, per assistere bambini o familiari con gravi problemi di salute.
Buone notizie, intanto per l’Ape volontaria: il Consiglio di Stato ha dato il via libera allo schema di decreto per permette di andare in pensione a 63 anni, con 20 di anzianità, pagando una rata sul prestito in 20 anni del 4,5-4,7 per cento, ma il CdS raccomanda, tuttavia, trasparenza nelle clausole contrattuali da stringere con le banche.
I sindacati però premono anche sulla questione del congelamento dello scatto a 67 anni dell’età di pensionamento: il governo ha ribadito che lo stop per tutti non è possibile, ma sembra disponibile ad una differenziazione in base alle diverse aspettative di vita legate ai differenti lavori; una sorta di scalini diversi per non allargare troppo il requisito a tutti.