Sicilia, opere pubbliche: crollo delle gare d’appalto

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LA CONSULTA COSTRUZIONI SICILIA ALL’ASSESSORE BOSCO: “DICA QUALI SONO I FONDI DISPONIBILI E QUALI OPERE ANDRANNO IN GARA NEI PROSSIMI MESI E CREI CON NOI UNA CABINA DI REGIA PER VERIFICARE LE PROCEDURE”

 

Un ulteriore meno 17% di opere pubbliche poste in gara in Sicilia nel primo quadrimestre del 2017 (39 contro 47 del primo quadrimestre 2016), meno 12% di importi proposti al mercato (59 milioni a fronte di 67), anche a causa della riforma del Codice degli appalti, che ha ulteriormente depresso il mercato, mentre il suo Correttivo, che ha reintrodotto il sistema dei ribassi d’asta crescenti, prevedibili e turbabili, farà ancora peggio.

L’anno è cominciato peggio dei precedenti per le imprese edili, che hanno già subito dieci anni di ristrettezze. Le stazioni appaltanti elargiscono ormai una “tessera del pane” al settore delle costruzioni in Sicilia, costretto a vivere, anzi a sopravvivere con le briciole. Il bollettino di guerra emerge dall’Osservatorio di Ance Sicilia sui bandi di gara pubblicati sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana. Dopo il -90% registrato dal 2007 al 2016, l’anno in corso spinge al ribasso il trend, col mese di aprile che segna un inesorabile -74%.

Il rosario degli appalti mancati nell’Isola ha il suo apice in provincia di Enna, dove in quattro mesi non è stata bandita una sola gara d’appalto, e in quella di Siracusa, con un unico incanto da “ben” 1,2 milioni di euro. L’unica stazione appaltante con attività degna di nota è il Comune di Palermo che ha proposto una gara da 11,4 milioni per la rete fognaria di via Messina Marine e una da 8,5 milioni per la manutenzione straordinaria di Palazzo delle Aquile.

“Non ci resta che uscire da casa col piattino in mano – dichiara la Consulta costruzioni Sicilia, che riunisce 20 fra associazioni di imprese, ordini professionali, associazioni di tecnici e professionisti e sindacati – se si considera che nel primo quadrimestre del 2007, inizio della crisi, furono bandite 432 gare per 402 milioni di euro. Già da allora non ci furono più le condizioni di sostenibilità del settore, figurarsi oggi con 59 milioni e 39 gare, il 90% in meno: questa somma non basta neppure alla sopravvivenza delle imprese, dei lavoratori e dei professionisti rimasti”. Le imprese attive sono oggi appena 42.061 (-1,7% rispetto all’anno precedente), i lavoratori sono appena 84.400 (-7% rispetto all’anno precedente) e i professionisti seguono lo stesso trend.