Bagheria, abusivismo e demolizioni: l’immobile del capomandamento

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La costruzione edilizia cui si è riferito il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, in alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa, in merito ad un immobile appartenente ad un boss e che è stato autodemolito dalla famiglia del proprietario, appartiene a quello che, da quanto emergerebbe dall’operazione Panta Rei, è l’attuale capomandamento di Bagheria.

Nello specifico si trattava di un manufatto di circa 100 mq realizzato in aderenza ad un magazzino in muratura e di un capannone di circa 700 mq; al capannone che molto probabilmente veniva usato quale deposito attrezzi e materiali edili, si aggiungeva un terzo manufatto di circa 18 mq ed una tettoia di circa 200 mq.

Il verbale di contestazioni delle infrazioni è stato presentato alla moglie del proprietario che non ha prodotto copie di atti autorizzativi.

Gli ispettori pertanto hanno proceduto ad inviare il verbale di accertamento in violazione della legge regionale n.37 del 10/08/1985 e del DPR 380/01 nonché del decreto legislativo 42/04 e della Legge 64/74 agli uffici comunali e regionali competenti.

I manufatti sono stati autodemoliti dalla famiglia del proprietario evitando così l’acquisizione da parte del Comune.

Il sindaco di Bagheria avendo riconosciuto dal nome della coniuge che la proprietà dei manufatti era riconducibile al boss, aveva chiesto immediatamente di ordinare la demolizione attraverso una direttiva: «Considerato che dalle informazioni in mio possesso, ho riconosciuto nel nome della coniuge la proprietà dell’immobile che si trova sulla strada provinciale 127» – spiega Patrizio Cinque – «costruzione che risale al mafioso capomandamento di Bagheria omissis e che pertanto l’accertamento dell’abuso edilizio riguarda immobili in possesso ai due coniugi, ho chiesto di accelerarne l’iter per la demolizione per dare un segnale forte alla comunità; tra gli immobili abusivi oggetto di demolizione, quelli in possesso dei mafiosi devono essere demoliti per primi, per questo ho dato priorità alla risoluzione di tale pratica che ha assunto priorità rispetto alle altre demolizione di immobili abusivi. La famiglia ha deciso dunque di auto-demolire i manufatti che quindi non sono stati acquisiti al patrimonio comunale».

«Allo stesso modo ho fatto per altri casi simili. Per esempio recentemente ho chiesto di verificare la legittimità di un immobile che in passato è stato posseduto da Calà, uno dei due ministri di Provenzano sul territorio bagherese» – aggiunge il primo cittadino – «Se si vuole colpire la mafia si può colpire il patrimonio attuale e non aspettare i lunghi tempi della eventuale confisca. Potrebbe esporci a pericoli personali, poiché mai è stata toccata la roba di un mafioso prima della sua condanna, ma è doveroso farlo».