Ninni Bonacasa
Dalle colonne del quotidiano “Il Tempo” di ieri, la responsabile Scuola e Università di Forza Italia, ha scritto alla Ministra Valeria Fedeli invitandola a correggere gli errori della legge 107/2015 pensando a nuove politiche per la scuola e l’università.
Scontato che siamo in clima pre-elettorale e la Centemero sa bene che al di là della volontà politica di modificare la legge, che non c’è, manca pure il tempo, però tutto fa brodo e la Responsabile forzista ci prova ad occupare una pagina del quotidiano romano.
Partendo dal presupposto che “la scuola non è pensata per i docenti, ma per formare ed educare le bambine ed i bambini, le ragazze ed i ragazzi” arriva il proclama elettorale: chiunque governerà nella prossima legislatura (è scontata la pretesa di FI), dovrà affrontare le criticità della Buona Scuola: mancano 22mila docenti, 1.700 presidi, 1.200 Dsga, non sono esaurite le GaE e ne restano iscritti 69mila docenti nell’infanzia, si sono moltiplicare le assegnazioni provvisorie anche con “soluzioni creative”, basti pensare all’utilizzazione di personale docente senza titolo sul sostegno.
Inoltre, aggiunge la Responsabile di FI, l’alternanza scuola-lavoro sta segnando il passo, la mensa scolastica è un sogno al pari dei libri e del materiale didattico perché le famiglie non hanno reddito sufficiente, ma intanto si parla solo di smartphone in aula e non si parla dei problemi di orientamento e di percorso scolastico.
Infine, conclude la Centemero bisogna ripensare ad un sistema universitario che agevoli l’ingresso nel mondo del lavoro, con una formazione meno teorica e più pratica, favorendo stage e tirocini e abbreviando i percorsi di studio sia liceali che universitari.
A questo punto mi chiedo dov’era e cosa faceva la responsabile Scuola e Università di Forza Italia quando al governo del Paese c’era – peraltro ben piazzato – l’ex cavaliere Berlusconi con i suoi ministri del Miur che hanno dato il via allo sfascio sistematico del sistema scolastico italiano, per non parlare dei tagli sulla scuola e le chiedo conta e ragione su cosa sia successo nella scuola italiana dopo il proclama sulle 3 “I” (Informatica+Internet+Inglese), e perché sono stati azzoppati alcuni curricoli compreso quelli degli Istituti tecnici e professionali, e che senso abbia da parte di un esponente politico che ricopre la carica di responsabile scuola e università (e quindi di scuola e università dovrebbe saperne!) legittimare l’attuale amputazione del quinto anno dei licei come ha fatto la Fedeli, sulla scia dei suoi poco accorti predecessori, senza parlare di modifica dei curricoli dalla scuola dell’infanzia alla scuola superiore.
Come pure ci piacerebbe sapere perché la Centemero parla di posti e cattedre carenti e GaE non svuotate solo adesso, quando per quasi un decennio non s’è parlato né di concorsi, né di riduzione del precariato, che anzi è cresciuto a dismisura. Mi chiedo anche di che cosa parla l’esponente forzista quando parla di “sogno” della mensa scolastica e dei libri e del materiale didattico, presumibilmente gratis, e se e quando durante l’impero berlusconiano tale benefit s’è realizzato. In ultimo, ma non in ordine di importanza, mi chiedo se e quando Forza Italia abbia messo in campo azioni concrete e positive per raccordare la formazione professionale ed il territorio e se e quando si sia sforzata di implementare la formazione superiore (Università e ITS) che oggi scopre ha la percentuale più bassa dell’Europa.
Prometterlo adesso, impegnarsi a farlo adesso, come detto, in piena campagna elettorale, appare ridicolo e recepibile solo dagli allocchi. Ma questa, a quanto pare, è la politica nostrana! Dopo tutto, per dirla francamente, anche il segretario pidiellino ha scoperto che nella sua Buona Scuola non tutto è andato per il verso giusto a cui ha fatto eco il sottosegretario Toccafondi che ha affermato che alcuni aggiustamenti sono doverosi, ma che comunque non si fanno!
Parlare di scuola e delle sue criticità è una cosa, trovare soluzioni concrete per rimuovere gli impedimenti, è ben altra cosa. Nessuno, a quanto pare, conosce la differenza sostanziale tra i verbi “parlare” ed “operare”.