Occupazione al top, oltre 23 milioni. Ma i guai del nostro Paese restano tutti irrisolti!

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ROMA – Gli ultimi dati Istat confermano una certa espansione occupazionale: a luglio gli occupati risultavano 23.063 milioni, ma più di 2 contratti su 3 sono precari (cresciuti nell’ultimo anno i posti a termine dell’11,7%, mentre quelli a t.i. solo dello 0,6%). Resta ancora emergenziale la situazione occupazionale dei giovani. Rispetto a 10 anni addietro, i giovani al lavoro sono oltre 2 milioni in meno, mentre salgono gli over 50 occupati rispetto al 2007.
La Sicilia è in controtendenza rispetto ai dati nazionali: cresce l’occupazione femminile e cala quella maschile! Gli uomini occupati, nel primo trimestre del 2017, risultano 857 mila (-2.000 rispetto allo stesso periodo del 2016); le donne occupate, sempre nel 1° trimestre 2017 risultano essere 500 mila, rispetto alle 484 mila dello stesso trimestre del 2016 ed alle 470 mila del trimestre precedente.
Volendo essere realistici, al di là dei trionfalismi del Governo e di Matteo Renzi, segretario del Pd, che vanta il Jobs Act, si può affermare che il malato è sempre grave, ma forse non sta morendo!
Nessuno, infatti, sta attivando azioni virtuose per superare il gap Nord-Centro e Sud-Isole, laddove l’occupazione è stabile al 47%, cioè al di sotto della Grecia, mentre per il resto del Paese è al 69 per cento. Non lo diciamo noi – sarebbe poca cosa! – ma l’ex direttore del Censis, Giuseppe Roma, che certamente si analisi di dati se ne intende. Inoltre, secondo Roma – intervistato da Gerardo Marrone per il “Giornale di Sicilia di ieri (1° settembre 2017, pag. 15) – bisogna anche saper leggere i report “valutando l’occupazione per fasce d’età, cioè fra 15 e 24 anni e gli anziani, ed è preoccupante che le fasce più produttive e lavorativamente mature, tra i 25 ed i 50 anni, non crescano”.
Rispondendo indirettamente a Renzi ed a tutti i sostenitori sperticati del Jobs Act, l’ex direttore del Censis valuta il JA come “un provvedimento non risolutivo, anche perché permangono tutti i mali che esistevano quando c’era l’articolo 18”; inoltre, secondo Roma “se non si creano più opportunità dio lavoro,più persone lo cercano; non trovandolo escono dallo stato di inoccupati e passano a quello di disoccupati: un dato che, a quanto pare, non è stato messo in evidenza”.

C.C. CeripNews