Cambiamento climatico, l’UE leader nella riduzione di CO2

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Cambiamento climatico, l’UE leader nella riduzione di CO2

È possibile stimolare la crescita economica e rispettare allo stesso tempo gli impegni ambientali. Lo dimostra la relazione “Due anni dopo Parigi – Progressi verso l’adempimento degli impegni dell’Ue per il clima” pubblicata di recente dalla Commissione europea. La relazione indica che, mentre la crescita economica recentemente si è risollevata, l’Unione europea rimane saldamente in corsa per raggiungere l’obiettivo prefissato per il 2020 in tema di riduzione delle emissioni di gas. Nel 2016, le emissioni a livello europeo sono diminuite dello 0,7 % mentre il PIL è cresciuto dell’1,9%. Infatti, quella dell’eurozona è una delle maggiori economie al mondo con il più basso tasso di emissioni pro capite tanto che le emissioni per ogni unità di PIL continuano sensibilmente a ridursi. Il Commissario per l’Azione per il clima e l’energia, Miguel Arias Cañete, ha inoltre dichiarato che a due anni dall’adozione dell’accordo di Parigi, l’UE “conferma il proprio impegno a ridurre le emissioni sul suo territorio di almeno il 40% entro il 2030”. Nonostante ci si trovi sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2020, è necessario ultimare la legislazione sul clima per il prossimo decennio.

L’Unione europea dovrebbe in tal senso adottare tre iniziative legislative allo scopo di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni nel 2030. Queste si tradurrebbero in una riforma del Sistema europeo di scambio di quote di emissioni (SCE) per il periodo successivo al 2020, stabilendo obiettivi obbligatori per le emissioni nazionali per quei settori al di fuori del SCE e integrando l’utilizzo del suolo, il cambiamento nel suo utilizzo ed il settore della selvicoltura (LULUCF) nell’ambito di tali riduzioni.

Come parte del pacchetto “Energia Pulita per tutti gli Europei”, la Commissione ha inoltre proposto leggi sulle energie rinnovabili, sull’efficienza energetica e sulla governance riguardante l’Unione dell’Energia. Ci si aspetta che questi tre atti siano adottati entro il prossimo anno.

L’Unione europea si sta anche assicurando che gli impegni assunti si traducano in azioni concrete attraverso grandi programmi di finanziamento riguardanti innovazione, investimento in energie rinnovabili, migliore efficienza energetica ed un migliore sistema di trasporti. Nel periodo 2013-2016, il sistema europeo di scambio di quote di emissioni ha generato 15,8 miliardi di introiti, dei quali circa l’80% verrà usato per scopi ambientali ed energetici, come la riqualificazione edilizia.

Il regolamento sulla governance dell’Unione Energetica mira a istituire, attraverso una pianificazione integrata e nuovi strumenti comunicativi, un comune quadro normativo in materia di politica climatica ed energetica. Ciò permetterà di monitorare, attraverso gli obiettivi, i progressi compiuti e, grazie alla pianificazione di lungo termine, di raggiungere finalmente, in linea con l’Accordo di Parigi, un equilibrio tra emissioni ed assorbimento. La pianificazione offrirà anche una maggiore certezza per gli investimenti e per la mobilità delle risorse necessarie al passaggio a un’economia “a bassa emissione”, la quale creerà inoltre crescita e nuovi posti di lavoro.

Il report sui progressi compiuti si rivolge anche al contributo che l’Unione ha apportato alla sfida climatica internazionale. Nel 2016, l’Ue ha continuato ad essere attivamente coinvolta nelle politiche climatiche globali, ad esempio nel campo dell’aviazione e dei settori marittimi. L’Unione europea e i suoi Stati Membri hanno continuato ad essere il maggior fornitore di risorse finanziarie per i paesi in via di sviluppo, aumentando il suo contributo complessivo nell’ultimo anno a 20,2 miliardi di Euro.