La cattiva legge renziana e le altre cose. Impazza la polemica sull’uso dello smartphone in aula

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Impazza la polemica sull’uso dello smartphone in aula, ignorando ciò che ha detto il Garante già nel 2012

La Buona Scuola renziana continua ad essere picconata dagli addetti ai lavori, mentre i politici ignorano (o fanno solo finta!) la vasta problematica, e si dedicano a discutere sull’uso dello smartphone anche in classe, senza che nessuno ricordi che già nel settembre 2012 sul problema era intervenuto il Garante per la privacy attraverso il vademecum “La privacy a scuola. Dai tablet alla pagella elettronica. Le regole da ricordare”.

Nel testo viene ribadito che “l’uso di cellulari e smartphone è in genere consentito per fini strettamente personali, spetta comunque agli istituti scolastici decidere nella loro autonomia come regolamentare”, ricordando però che “non si possono diffondere immagini, video o foto sul web se non con il consenso delle persone riprese”.

In tutta questa bagarre resta ferma una constatazione: mentre la famiglia non riesca a superare il fallimento genitoriale nello specifico, dato che non si riesce a contenere/limitare l’uso abnorme dello smartphone da parte dei figli anche di notte, sembra assai curioso che per l’alcool e per il tabacco sia proibita la vendita ai minori di 18 anni ma viceversa un bambino di 8 anni possa acquistare uno smartphone con internet incorporato o usare videogiochi violenti e addirittura finire sui social network senza nessuna sostanziale limitazione, basta una firma di un genitore per avere un numero di cellulare personale!
Appare anche surreale che mentre tutti i Paesi europei e anche alcuni Stati americani stanno fermamente contrastando l’uso degli smartphone anche in classe, affermando la pericolosità dell’uso precoce della tastiera al posto della scrittura corrente, dell’esperienza sensoriale integrale al posto di quella unicamente video-visiva, del gioco sociale e reale al posto del gioco virtuale, in Italia in nome di una presunta didattica digitale – che certamente non appartiene alla didattica progressista e realmente innovativa! – si continui lo spupazzamento su smartphone sì e no in classe, forse anche per giustificare certi sprechi di investimento sul digitale e senza che in sostanza cambi nulla in classe.

Dove prima c’erano cattedra e lavagna di ardesia o plastificata e un docente da ascoltare passivamente, oggi c’è una Lim, uno schermo da fissare e tante crocettine da spuntare con la tastiera. In sostanza la logica della trasmissione nozionistica e della risposta esatta non viene toccata, salvo le dovute e rispettabili eccezioni; ma in generale gli alunni di oggi sono e restano sempre più isolati entro il loro dispositivo digitale. (e.p.)