di Ninni Bonacasa
Con la salita del Premier Paolo Gentiloni al Colle cala il sipario sulla legislatura, anche se in modo soft, nonostante lo squallido vuoto che s’è determinato al Senato proprio per approvare lo ius soli (leggi: Sfrontatezza senza limiti) il Premier non dimetterà, ma prenderà atto assieme al Capo dello Stato, che con l’approvazione della Legge di Bilancio il suo mandato si può considerare concluso. Il decreto di scioglimento delle Camere sarà firmato da Mattarella dopo aver sentito i Presidenti di Camera (Laura Boldrini) e Senato (Piero Grasso). Dopo tutto i leader dei partiti sono già da un pezzo alle prese con collegi e liste. La data delle elezioni sarà fissata con decreto successivo a quello dello scioglimento delle Camere. Il Consiglio dei Ministri deve approvare lo schema del Decreto del Presidente della Repubblica con cui fissa la data (= convocazione dei comizi elettorali). Se si voterà, come appare scontato, il 4 marzo 2018, il provvedimento dovrà essere pubblicato prima del 18 gennaio 2018.
Si chiude così una legislatura alquanto complicata ed imprevedibile con una partenza ed una durata quinquennale su cui non scommetteva nessuno e che, in un modo o nell’altro, è arrivata al suo termine naturale (si chiude infatti appena pochi giorni prima della scadenza naturale) grazie all’opera silenziosa, ma efficace, del Premier Paolo Gentiloni. Un uomo politico eccezionale, dato che “da anni e anni non s’era più visto uno così capace di navigare nella tempesta con vele stracciate e il timone che fatica a rispondere”, coma ha scritto Marcello Sorgi su “La Stampa” di ieri (27/12/2017)
Da oggi, come mai prima, spazio ai “saggi” delle analisi politiche per fare le pulci a tutti i provvedimenti portati a termine ed a quelli che invece si sono arenati (si pensi, solo per fare gli ultimi esempi: ius soli, vitalizi e riforma dei partiti).