Silvio Berlusconi imita i 5 Stelle sul reddito di cittadinanza. Lui lo vuol chiamare “reddito di dignità”

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“No alla proposta del Movimento 5 Stelle di introdurre un reddito di cittadinanza, indurrebbe tutti a non lavorare. Poi non si può fare perché costa 90 miliardi di euro”. Così parlò Silvio Berlusconi (si, Silvio Berlusconi e non Zarathusta, non me ne voglia Nietzsche) il 5 aprile 2017 in occasione della visita alla Fiera del Salone del Mobile.

Adesso, però, sembra aver cambiato idea. Adesso, forse dopo uno scrupoloso studio, i 90 miliardi di euro non sembrano esser un problema per l’ultimo Presidente del Consiglio eletto dal popolo (nel 2008) che, ricordiamo, in Italia detiene la sovranità. D’altronde cambiare idea si sostiene sia sinonimo di intelligenza… perché la campagna elettorale, in vista delle elezioni di marzo 2018, ha alcuna influenza su questo cambio di direzione.

Chissà quante ne sentiremo!

“E’ necessario un reddito di dignità, una proposta contro la povertà. Serve una misura drastica sul modello della proposta di Milton Friedman. Lui la chiamava imposta negativa sul reddito, io lo chiamo reddito di dignità”, questo è quello che ha detto Silvio Berlusconi su Radio 101 pochi giorni fa.

“E’ una fotocopiatrice impazzita” scrivono sul blog i 5 Stelle, mentre Luigi Di Maio su Twitter: “per cinque anni Forza Italia ha votato contro la nostra proposta”. Un’idea firmata dunque “Movimento 5 Stelle” che prevede un reddito minimo di 780 euro a chi vive sotto la soglia di povertà. Una boccata d’ossigeno per chi un lavoro non riesce a trovarlo.