SOS acque sporche. Legambiente Sicilia: “I cittadini pagano per depurazioni inesistenti”

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Nel 2012 il CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ha stanziato soldi per alcune regioni, tra cui la Sicilia, che aveva a disposizione più di 65 milioni, per la purificazione delle acque in modo da adeguare alle direttive dell’Unione Europea l’intero sistema già vecchio e inadeguato. Gli anni son trascorsi, quasi nulla è stato correttamente modernizzato ed i soldi sono già finiti… in altro modo.

Sul sito www.acqua.gov.it, solo in merito alla depurazione della Sicilia, sono registrate circa 324 irregolarità. 228 Comuni su 390 non depurano come si dovrebbe e molti sono addirittura ancora privi di rete fognaria. I depuratori possono far fronte al 54 per cento del carico inquinante delle acque siciliane, dato che giustifica l’ultimo posto in classifica della Regione sulla salute dei sistemi di depurazione. A lanciare l’ennesimo allarme Legambiente.

Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, pone in evidenza come da 27 anni non sono avvenuti adeguamenti in Sicilia, invitando il Presidente della Regione Siciliana, Musumeci, ad organizzare un vero e proprio tavolo tecnico con le associazioni ambientalistiche che, ormai da tempo, non fanno che denunciare il fatto. “L’inconsistenza della Regione Siciliana lascia fuori tutti coloro che in questi anni si sono occupati del settore – sostiene Zanna -, non c’è più tempo per dare la parola a chi ha fallito nel campo dei rifiuti e delle acque”.

L’Italia ha già a carico due condanne della Corte di Giustizia Europea, per la mancata attuazione delle direttive, ed una nuova procedura di infrazione. 

“Sono oltre mezzo milione i cittadini che non godono di un discreto sistema di purificazione a Palermo e nei piccoli Comuni. Da quando il servizio è stato affidato ai privati i nuovi impianti si contano sulle dita di una mano ed i vecchi sono al limite della loro vita, ed in cambio i cittadini pagano depurazioni inesistenti”, quanto sostiene Legambiente.