Lavori diga Rosmarina: quando il tempismo può far la differenza

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“Ora che piove l’acqua deve andare al mare, tempismo sbagliato. L’intervento di manutenzione della diga Rosmarina con lo spurgo a mare di un ingente quantitativo di acqua proprio adesso che le piogge stavano finalmente alzando il livello minimo per la distribuzione, suona come la classica volontà della burocrazia e politica siciliana di fare le cose sempre male. Anche chi non è pagato per fare quel lavoro, capirebbe che gli interventi di manutenzione vanno fatti in maniera ordinaria e nei tempi giusti. Non ci vuole un mago, soltanto attenzione”. A dichiararlo è la vice presidente della Commissione Ambiente e infrastrutture all’Ars Valentina Palmeri in merito ai lavori di manutenzione della diga Rosmarina di Palermo avviati in queste ore.


“Questi interventi – dice la deputata Valentina Palmeri – sono programmati al fine di risolvere la crisi idrica o non hanno una programmazione e la crisi idrica la favoriscono? Anche negli anni passati, ed anche per la diga Rosamarina, si sono verificati episodi di svuotamento degli invasi regionali verso il mare, ed oggi ci ritroviamo ad affrontare gli stessi problemi degli anni passati. Le dighe dislocate in tutta la regione siciliana sono 41 con una potenziale capacità di 1,13 miliardi di metri cubi, ma queste hanno un altro problema serio: quello dei collaudi non effettuati. Senza i collaudi la capacità degli invasi diminuisce del 30% e quindi quando questi si riempiono incombe la necessità di scaricare le acque in mare perché senza collaudo non si è autorizzati ad approvvigionare l’acqua alla massima capacità. A questo problema si potrebbe ovviare anche con una connessione e conseguente redistribuzione delle acque tra le diverse dighe evitando di far convogliare le acque verso il mare al fine di indirizzarle verso zone con emergenze idriche”.


“Gli interventi ordinari e straordinari di manutenzione e pulizia degli invasi – spiega Palmeri – e degli impianti idrici hanno difficoltà ad essere attuati con le giuste tempistiche e programmazione, o addirittura per i collaudi non vengono per niente fatti, perché i finanziamenti regionali, che servirebbero per questi interventi, negli ultimi 10 anni sono stati ridotti del 70% ed inoltre i finanziamenti europei non vengono interamente utilizzati. A questo quadro critico si aggiunge la mancanza di un vero monitoraggio che dovrebbe essere di competenza dell’Autorità di bacino. Tutti interventi adeguati, di fatto, non sono avvenuti in maniera sistematica in questa ragione – conclude Palmeri – e la partenza dell’era Musumeci, sembra andare in continuità con l’immobilismo dei precedenti governi”.