Il provvedimento cautelare è stato emesso dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Termini Imerese su richiesta della locale Procura della Repubblica in seguito ad una indagine avviata dal Commissariato di Cefalù nel 2017.
I precedenti soci della società di ristorazione che aveva in uso il ristorante e gli attuali gestori del locale avrebbero mantenuto l’imponente struttura sulla scogliera malgrado la relativa concessione demaniale marittima rilasciata dall’Assessorato territorio e Ambiente nel 2006 e scaduta nel 2011 non fosse stata più rinnovata per assenza dei presupposti e, soprattutto, fosse stato comunicato agli interessati il definitivo diniego al rinnovo.
Lo scorso mese di febbraio personale della Sezione Investigativa del Commissariato di Cefalù coadiuvato da personale dipendente del Locale Ufficio Marittimo, dopo avere acquisito direttamente presso gli Uffici dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente una nutrita documentazione, avrebbe tra l’altro accertato il tentativo dei nuovi soci della ditta di ristorazione di subentrare ai precedenti titolari della concessione, tentativo comunque non andato a buon fine poiché – secondo la Prefettura di Palermo – in capo alla ditta subentrante sussistevano cause interdittive all’ottenimento dell’autorizzazione.
Nell’ottobre dello scorso anno, con il diniego definitivo al rinnovo della Concessione demaniale marittima del 2006 i gestori del locale sarebbero stati invitati a procedere allo sgombero dell’area ed al suo ripristino ma non avrebbero ottemperato presentando ricorso al T.A.R. con richiesta di sospensiva.
Adesso il sequestro preventivo disposto dal Gip di Termini Imerese che ha interessato una veranda (c.d. “terrazza a mare”) che occupa ininterrottamente dal 2006 una superficie demaniale marittima di circa 65 mq a Cefalù, in località “Dietro Mura”, luogo sottoposto a speciale protezione paesaggistico-ambientale da parte delle Autorità Regionali e Nazionali e valutato Sito di Interesse Comunitario.
Ciò che desta tuttavia non poco sconcerto è che una struttura che sarebbe dovuta essere realizzata illo tempore con materiali rimuovibili e rimossa durante le stagioni invernali, non solo – con il silenzio di tutti gli Enti competenti amministrativi competenti – non sarebbe mai stata rimossa dalla scogliera, ma, come si evince assai agevolmente dalle immagini, sarebbe stata ancorata alla superficie demaniale con plinti di cemento e pilastri “affogati” negli scogli, divenendo ben presto un vero e proprio fabbricato, in spregio ad ogni elementare regola di salvaguardia di uno degli angoli più suggestivi di quel tratto di costa.
Sul litorale interessato quella del “Kentia Al Trappitu” non sarebbe l’unica struttura/veranda c.d. “terrazza a mare” a servizio di ristoranti e trattorie per la posa di tavolini e sedie che sarebbe stata edificata sul demanio marittimo in assenza o in difformità alle concessioni demaniali (senza peraltro essere dismessa al termine delle stagioni estive), tanto che il Commissariato di Cefalù, d’intesa con la Procura della Repubblica di Termini Imerese, sta effettuando in questi giorni un’attenta ricognizione dei luoghi passando al setaccio corpose documentazioni che si stanno acquisendo presso gli uffici del demanio marittimo dell’Assessorato Regionale all’Ambiente.