Tiziano Baravelli, pittore e musicista… «è la sensibilità individuale che fa la differenza per riuscire a definire il concetto di bellezza»

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Intervista di Andrea Giostra.

Ciao Tiziano, benvenuto e grazie per la tua disponibilità. Ai nostri lettori che volessero conoscerti quale artista, cosa racconteresti di te?

Sono un pittore, cerco di esprimere la bellezza in generale, prediligo soggetti femminili in quanto li ritengo maggiormente affini al concetto di bellezza.

Qual è stato il tuo percorso artistico e professionale che ti ha portato ad essere un’artista molto apprezzato nel mondo dell’arte contemporanea italiana?

Devo dire che la parte fondamentale del mio percorso artistico è senza dubbio internet ed i social network, ho acquisito molta visibilità proprio per aver usato questi canali mediatici, a mio parere un mezzo potentissimo e di una efficacia senza pari, con i metodi tradizionali non sarebbe mai stato possibile raggiungere la stessa visibilità anche in anni di lavoro.

Come è nata la tua passione per la pittura e per l’arte?

Nasce da bambino, dapprima come musicista. Ritengo la musica e la pittura due arti strettamente collegate tra loro, il mio primo mestiere appunto è stato fare musica in ogni senso, come musicista per poi passare a registrazioni in studio e produzioni musicali. Sono da sempre stato affascinato allo stesso tempo dalla pittura, ma tecnicamente ho iniziato a dipingere molto tardi rispetto ad un classico percorso accademico, posso dire per caso… ma effettivamente non è un caso ma il fato, almeno credo…

Come definiresti il tuo stile pittorico? C’è qualche artista al quale ti ispiri?

Da autodidatta quale sono non saprei dare una definizione al mio stile pittorico, certamente sono stato influenzato dallo stile impressionistico ma esclusivamente perché questo stile fa parte del mio essere, in quanto la mia pittura è sempre un gesto emotivo, impulsivo e mai calcolato. Ci sono poi molti grandi pittori che anche involontariamente hanno avuto influenza su di me, quali Giovanni Boldini, Joaquin Sorolla, John Singer Sargent; come tecnica pittorica, invece il modello che mi ha ispirato e dato forza in quanto dedizione, passione, volontà e determinazione è sicuramente Vincent Van Gogh con la sua incredibile storia di vita.

Chi sono stati i tuoi maestri?

Sono autodidatta.

Quali sono secondo te le qualità, i talenti, le abilità che deve possedere un artista per essere definito tale? In sostanza, chi è “Artista” oggi secondo te?

La definizione di artista è talmente ampia che deve essere considerata uno stile di vita piuttosto che una definizione di una professione, io mi considero un pittore e in quanto tale credo sia necessaria una particolare osservazione per descrivere e raccontare ognuno a suo modo il mondo che ci appartiene, in sostanza mi piace dire che ci vuole “occhio”.

«Le arti visive, la pittura, la scultura, l’architettura, sono linguaggi immobili, muti e materiali. Quindi il rapporto degli altri linguaggi con questo è difficile perché sono linguaggi molto diversi tra loro. Per cui c’è questa tendenza… non si capisce… si può capire il motivo perché probabilmente vogliono un po’ sentirsi tutti artisti, pittori, non si sa perché… L’arte visiva è vivente… l’oggetto d’arte visiva. Per cui paradossalmente non avrebbe bisogno neanche di essere visto. Mentre gli altri linguaggi devono essere visti, o sentiti, o ascoltati per esistere. Un’altra cosa nell’arte visiva caratteristica è che non si rivolge in particolare a nessuno spettatore, non c’è una gerarchia di spettatori, ma sono tutti alla stessa distanza dall’opera. Non ci sono gli esperti. Un giudizio di un bambino vale quello di un cosiddetto esperto, per l’artista. Non c’è nessun particolare… Anche perché non esistono gli esperti d’arte. Gli unici esperti, veramente, sono gli artisti. Gli altri percepiscono l’arte, ma non possono essere degli esperti altrimenti la farebbero, la saprebbero fare.» (Gino De Dominicis, Intervista a Canale 5 del 1994-95). Cosa ne pensi di queste parole di Gino De Dominicis? Qual è la tua posizione in merito? Cos’è arte per te?

Sono in parte d’accordo, nel senso che la cosa importante è l’emozione che può trasmettere un’opera, tutto si riduce a questo secondo me, raccontare la bellezza, anche il fatto di spiegare o descrivere un opera d’arte è superfluo, il senso dell’arte stessa è l’influenza che può avere su ognuno di noi.

Sempre Gino de Dominicis, dei critici diceva … «…che hanno dei complessi di inferiorità rispetto agli artisti. Sono sempre invidiosi. È una cosa che è sempre successa. C’è poco da fare.» (Intervista a Canale 5 del 1994-95). Tu cosa ne pensi? Perché è importante per un artista il giudizio, l’opinione artistica di un critico?

Può essere importante esclusivamente per un discorso legato alla carriera di un artista, quindi prettamente per motivi materiali, per quanto riguarda il giudizio artistico di un critico la cosa mi fa sorridere…

Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, in una bella intervista del 1967 disse… «A cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista a Michael Perkins, Charles Bukowski: the Angry Poet, “In New York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu cosa ne pensi in proposito? Da questa prospettiva, a cosa serve la tua arte, ovvero, le arti visive in genere?

Credo che l’arte in generale aiuti le persone a vivere una vita di maggiore qualità, per non perdersi nell’oblio della dura quotidianità.

Qual è secondo te lo stato di salute dell’arte contemporanea in Italia?

… stato reparto geriatrico… in fin di vita… sperando nelle generazioni future.

Quali sono i messaggi che vuoi lanciare con le tue opere?

Il messaggio dei miei dipinti è di cercare la bellezza a tutti i costi ed in ogni cosa nella nostra vita.

Un’ultima domanda Tiziano, immaginiamo che hai di fronte una numerosa platea di adolescenti di una scuola media superiore della tua città. Il tema del simposio è l’arte figurativa e la pittura in particolare. Cosa diresti loro per catturare l’attenzione? Quali i tre temi principali che secondo te andrebbero affrontati per appassionare giovani menti all’arte, alla bellezza e alla cultura?

Direi loro di provare ad immedesimarsi in un artista e di provare a cimentarsi in prima persona come pittori, perché non esiste persona che non possa esserlo, la visione di ognuno è soggettiva e quindi ogni punto di vista sarà differente ma personale, perché sarà sempre la sensibilità individuale che farà la differenza per riuscire a definire il concetto di bellezza.

Tiziano Baravelli

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Andrea Giostra

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