Paola Froncillo, architetto e scrittrice… «La bellezza è una ricerca di vita, per me bellezza significa semplicità ed essenza, armonia e ritmo» | INTERVISTA

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La natura è al centro dei tuoi libri e del tuo lavoro di architetto. Quanto è importante la Bellezza e l’Arte nella tua vita?

La Natura, certo è il centro della mia ricerca, non solo Natura come il nostro ambiente, ma Natura entro noi come individui. In tutti i libri, in cui sondo il rapporto tra architettura e natura e tra individuo e natura, è come se esplorassi il mondo che è insito in noi. La bellezza è una ricerca di vita, per me bellezza significa semplicità ed essenza, armonia e ritmo: quando progetto, ad esempio, cerco di coniugare colori, uso dei materiali, dimensioni, luce. Ma la bellezza risiede anche nel contesto, nel sito in cui noi interveniamo. Nei libri, nel testo, con l’uso della parola cerco di relazionarmi alla bellezza, al sublime della natura, al sublime del paesaggio. Perché per me la vita, insomma vivere è un po’ come cercare di avvicinarsi a questa idea di spazio naturale che perdiamo nel corso della esistenza. Cerco di farmi spazio per cercare le emozioni, che provo a fissare nelle poesie. Perché se scrivo fisso il tempo, ricordo e vivo un futuro con memoria. Solo una attività creativa ci permette di trovare quel tempo lento, che deve necessariamente convivere con il frenetico e molteplice spazio liquido dei nostri tempi. Le esperienze spaziali, cinestetiche e di percorso nei luoghi, nei paesaggi in cui tutti noi abitiamo, devono unire esperienza virtuale (social, ologrammi…) con il tempo rallentato del mondo creativo. Nel mio lavoro da architetto cerco di lavorare sul tema dell’ambiente e della sua relazione con lo spazio naturale. Un architetto o un interior designer può progettare un ambiente, sia esso lo spazio interno di una casa, o lo spazio di uno spazio esterno o uno spazio collettivo, prescindendo dal rapporto tra spazio e ambiente naturale? Io non lo credo. Quindi per me Natura significa paesaggio, lo spazio poetico che è un rapporto tra me come architetto e paesaggio. Così nei miei libri, quando scrivo, cerco una sintesi tra spazi che attraverso e fisso nelle poesie e nei racconti, una simbiosi tra il mio corpo e le mie visioni e il paesaggio vegetale e architettonico spaziale. Cerco attraverso la descrizione di questi movimenti nello spazio del personaggio di creare un coinvolgimento con il lettore. Il lettore dovrebbe compiere una esperienza completa leggendo. Almeno, questo è il mio intento. Cerco di emozionare il lettore descrivendo questa esperienza anche attraverso le mie fotografie, attraverso il tempo breve di un ritmo di versi. Cerco di lasciare immagini e riflessioni a chi leggerà i miei libri. La convinzione che ho nel mia professione inoltre è quella che sia impossibile dividere pratica da teoria, professione da conoscenza. Ad esempio il mio metodo di insegnamento parte dall’osservazione dello spazio che ci circonda, dell’esistente, dalla osservazione delle potenzialità che questo spazio, le potenzialità che lo spazio ha ancor prima di essere trasformato da un interior designer. Lo spazio esistente possiede materiali, colori, luce, ritmo che un architetto deve trasformare, ma per poter scrivere il proprio “spartito musicale” introdurre le proprie note, e tendere alla “bellezza”, è importante “ascoltare” prima di tutto la musica che già esiste. Nella attività creativa, che a mio parere si deve coltivare, ci si deve comportare quasi come si fosse un musicista, completando, ampliando, modificando con nuovi colori, nuovi materiali, nuovi oggetti ( le nuove “note” musicali) lo spazio esistente, cercando di dare ” carattere ” al nuovo ambiente, un “carattere” che parli delle nostre passioni individuali e che si confronti con i linguaggi specifici del nostro tempo.

Poesia e racconto si rincorrono nei tuoi libri. Un binomio perfetto per avere l’equilibrio e presentare in modo completo la protagonista nel suo mondo. Come e quando è nata la tua intuizione letteraria e poetica?

Scrivo poesie e piccoli brani, insieme ai miei taccuini di schizzi e progetti da quando avevo circa 13 anni, non ho mai smesso. Al Liceo Artistico erano inscritti nei lavori di pittura e disegno, durante il periodo universitario gli scritti erano prevalentemente di architettura, ma è con la tesi di laurea che scrivo partendo dal rapporto tra architettura e natura e nasce la mia passione per il tema del giardino, dello spazio naturale in rapporto al costruito. I miei libri non possono essere scissi dagli studi e i progetti di paesaggio che ho fatto nel corso di questi vent’anni. In questi ultimi 10 anni ho capito che fissare nella poesia il ritmo che vedo nei paesaggi che incontro va oltre e completa i miei lavori da architetto.

Vera Lida è una donna creativa, sensibile e vive le stagioni della natura e della vita con estrema attenzione. Quanto c’è di autobiografico nelle tue pagine?

Poco e tanto nello stesso tempo. Quello che descrivo del personaggio sono emozioni e spazi e temi che ho provato e affrontato nella mia vita. Ma Vera Lida non esiste perché lei è essenza di un individuo che vuole essere la somma di molte personalità. Non sono io, né vi è dell’autobiografia.

Qual è il messaggio che vuoi lanciare alle nuove generazioni, in un mondo che sta correndo troppo e non vuole ascoltare il grido della Natura?

Non ho messaggi, solo vorrei diffondere una esperienza, forse cercando di fare eticamente il proprio lavoro, con energia vitale e creativa, senza risparmiarsi. Solo un parere e consiglio, quello di non abbandonare una dimensione creativa e coltivarla all’ interno della propria esistenza. Nel ritmo della natura che è spazio distanza tra le cose, anima della vita che è rispetto tra gli uomini, che è l’unica dimensione creativa e che è energia potente che va oltre noi ed io la voglio seguire e perdermi al suo interno e progettare nel bene di essa infiniti spazi di comune convivenza e spazi di relazione. Unica strada è questa per salvare, per quanto concerne la mia competenza, il nostro pianeta. Sono un architetto che scrive poesie e racconti che mirano a diventare parte della vita del lettore, che mirano ad emozionare e che tentano di porre attenzione al rapporto tra vita e natura, tra uomo e mondo vegetale creando empatia tra chi scrive e chi legge. Tutti noi viviamo all’interno delle nostre vite una dicotomia/rapporto tra la vita quotidiana orizzontale e la vita essenziale creativa verticale. Credo che la poesia sia fondamentale come parte integrante della vita e dei racconti e sia in quel momento verticale che riguarda l’essenza delle cose, quel ritmo che è nascosto entro l’individuo, così sempre talmente immerso nel vortice della vita abitudinaria. Attraverso l’architettura e i giardini, cerco di immettere questo gesto poetico che ambisce a creare risonanze profonde negli altri, a emozionare e a far scaturire coinvolgimenti sensoriali. L‘architettura si basa sul ritmo dello spazio, sulla sequenza e sull’uso sapiente dei materiali ma se non coinvolge anche l’aspetto poetico, oltre naturalmente ad avere risolto e risposto alle necessità primarie dell’uomo, è nulla. Così la poesia è ritmo musicale. Ecco la poesia nei racconti che scrivo; è come fosse, nel musical, il momento in cui si alza un coro per sottolineare un momento particolare. Scrivo perché, con l’architettura e la fotografia, non posso far scaturire quello che solo le parole possono rappresentare: ritmo immediato del verbo, recitazione, visioni spaziali, immediatezza delle immagini e delle sensazioni, immediatezza nell’arrivare al mondo esterno e nell’emozionare gli uomini, musica della lingua italiana, ritmo e sequenza del suono. Gli stessi principi cerco di concretizzarli nell’architettura. Scrive infatti Le Corbusier: “l’architettura deve emozionare”. M’interessa inoltre il ritmo nello spazio come il ritmo del racconto. Credo che scrittura e architettura si influenzino a vicenda. Innanzitutto il rapporto imprescindibile con la natura. Il personaggio del racconto ama immergersi nella natura ed è affascinata dall’elemento naturale e vegetale, quasi come se fosse un nuovo tema del sublime: gli spazi assoluti rappresentati dell’universo che ci appaiono sono per me un mito, è uno spazio-tempo da “cantare” nel racconto e nelle mie poesie. Il personaggio attraversa la vita quotidiana ma non rinuncia al suo spazio verticale che è essere nello spazio del proprio tempo immerso e in connubio con la natura. Le poesie sono espressione di questa mia fascinazione per la sequenza spaziale di un filare di alberi, di un tappeto erboso, di una sequenza di onde del mare, sempre uguali ma sempre differenti. L’architettura dei giardini ha influenzato profondamente i temi trattati nel libro. Io scrivo e pratico l’architettura del paesaggio ma tutto nasce nell’atto poetico che rende lirico e corale il nostro essere appartenente all’universo naturale. Siamo piccoli punti in una delle milioni di galassie e ciò fa si che il nostro vivere debba farci relativizzare ogni nostro gesto e ogni nostra azione. Non vogliamo cambiare il mondo ma possiamo migliorare la qualità dell’ambiente. Altro tema è il rapporto tra architettura ed edilizia e mondo della natura, vegetale ed ambientale. Nelle città significa essere in un grande giardino mentre nell’edilizia ciò significa bioarchitettura, edilizia sostenibile e uso economico e sapiente dei materiali naturali. Significa edificio e spazio aperto, indissolubilmente legati e interconnessi.

Quali autori e personaggi ti hanno accompagnata nel tuo percorso letterario e artistico?

Se per me lo spazio e la sua descrizione sono importanti molti sono gli autori che mi hanno aiutato nella descrizione di luoghi e spazi. Nella poesia sicuramente, fin dai miei studi sul giardino romantico, Leopardi, Rilke, i Surrealisti, Breton, Verlaine, Goethe, F. Holderlin , “Eupalino” di P. Valery, “Il paesano di Parigi” di Louis Aragon. Prosa e poesia sono uniti. Nel racconto il tempo è più dilatato e cerco di aprire finestre e descrizione degli ambienti, ambendo come Elsa Morante o Cesare Pavese a dare idea dell’ambiente in cui vive il personaggio del libro, mentre la poesia è il tempo veloce dell’attimo. Io registro con un i-Phone il momento e la poesia perché il mio tempo interno e creativo è più veloce della mia mano e della tastiera. Poi le trascrivo. Come nel musical il canto improvviso rompe il testo recitato così la poesia rompe il testo scritto.

Nei tuoi libri si respira l’Essenzialità del quotidiano vivere. Nel tuo percorso interiore riesci ad abbandonare il superfluo per concentrarti sull’Essenziale?

Cerco, sì cerco in continuazione di farlo, seleziono ciò che posso selezionare. “Lo chiamerò un Sogno” è un libro sul rapporto tra individuo e natura tra architettura e paesaggio, dove racconto, poesia e fotografia si intersecano nella convinzione che ascolto dei luoghi e dell’ambiente in cui tutti noi viviamo sia fondamentale per esprimere lo spirito del nostro tempo. Architettura e poesia si integrano in un manifesto del paesaggio: Esiste un’opera d’arte totale fatta da musica, poesia, arte, architettura e natura nelle sue molteplici forme? Lo spazio sequenza del libro è di tipo musicale, in cui le parole e gli scritti siano quasi percepiti come suoni e non solo come significati. Tema dell’incontro: Rendere visibili Le potenzialità di Natura e Poesia insieme allo Spazio costruito dell’architettura. Le foto inserite nel libro, inoltre, sono mie foto in bianco e nero e sono esplicative del racconto ma rappresentano anche la visualizzazione di una opera d’arte totale che vorrei praticare, fatta di musica, prosa, poesia e architettura

Come ci insegna Vera, con i suoi tratti di acquerello, una pennellata di colore rimane essenziale e definitiva sulla carta e dà il significato ai nostri sogni. Che parte hanno avuto i sogni nei tuoi libri?

Viviamo per realizzare i nostri sogni, io cerco come tutti noi la felicità. Il sogno inteso come esistenza ideale da sperimentare è un progetto.

Con il tuo ultimo libro hai concluso una trilogia. La tua protagonista, Vera Lida, avrà ancora emozioni da proporre ai lettori?

Nel prossimo libro, ci sarà un io narrante meno caratterizzato per lasciare spazio ai taccuini di viaggio e di esperienza con. Lo spazio e ambiente naturale, un po’ come se lo spazio naturale e del paesaggio nei contesti che il personaggio, fosse il protagonista. Un altro libro in cui la natura sarà ancora più centrale, quasi come se fosse lei a parlare in un documentario e lo scrittore facesse solo da reporter.

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Paola Froncillo


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