Betty Scaglione, scrittrice e giornalista, presenta il suo ultimo libro, “Il colore della solitudine” | INTERVISTA

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«Coloro i quali leggeranno “Il colore della solitudine” si troveranno immersi in un variopinto percorso dove la protagonista narra storie d’amore, di gelosia, di bullismo, di tradimento, di spensieratezza, di miseria, di ricchezza, di potere e di solitudine»

 

di Andrea Giostra.

Ciao Betty, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito.

Ciao Andrea, grazie a te per avermi invitata.

Hai recentemente pubblicato con Aulino editore di Sciacca, il tuo ultimo romanzo dal titolo “Il colore della solitudine”. Ci racconti come nasce questo progetto editoriale?

Certo. Quest’ultimo lavoro non è un romanzo, è un memoir, nove racconti, un nostalgico, scanzonato e sofferto viaggio nel passato.

Cosa puoi dirci di questo lavoro? Di cosa parla e dove è ambientato?

Sono nove storie realmente accadute, alcune mi vedono protagonista, altre no. Scenario dei ricordi è la mia Sciacca. In due racconti, però, rendo omaggio a Palermo narrando dei suoi colori, dei suoi sapori e dei suoi magici profumi. Un inno alla vita, all’amicizia, all’amore e al dolore vissuti dalla prima infanzia alla maturità.

Qual è il messaggio che vuoi che arrivi a chi lo leggerà? Cosa troverà il lettore leggendo questa raccolta di racconti?

Nel libro il lettore non recepirà un solo messaggio, ma tanti piccoli messaggi, anche se il messaggio principale è quello di non farsi sopraffare dalla solitudine e di cercare sempre il dialogo. Il lettore leggendo questo libro troverà scorci di vita semplice, a volte spensierata, altre grottesca che spesso ci scontrano con la cruda realtà della vita.

Una domanda difficile Betty: Perché i nostri lettori dovrebbero comprare il tuo libro? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria a comprarlo.

Si, domanda molto difficile. Ci provo. Coloro i quali leggeranno “Il colore della solitudine” si troveranno immersi in un variopinto percorso dove la protagonista narra storie d’amore, di gelosia, di bullismo, di tradimento, di spensieratezza, di miseria, di ricchezza, di potere e di solitudine. Basta per incuriosire?

I tuoi precedenti romanzi, ambientati a Santa Margherita Belice e nella tua Sciacca, hanno avuto un grande successo di lettori siciliani, soprattutto della tua città. Alcune scuole hanno adottato “Con tutto il nostro amore” come libro di narrativa, una sorta di libro di testo scolastico. Una grandissima e bella soddisfazione per te, proprio per dire che il detto “Nemo propheta in patria” qualche volta fa delle belle eccezioni. Ci racconti questa bellissima storia? Come è nato tutto, quali sono i romanzi che sono stati adottati e come sta procedendo questa bellissima avventura letteraria con i ragazzi di Sciacca?

“La casa nel cuore” è il ricordo di un’adolescenza felice a Santa Margherita Belice luogo delle vacanze. La storia di una famiglia che vive nella tranquillità della provincia e che improvvisamente viene turbata da inattese disgrazie. La fine dell’infanzia dell’autrice, sconvolta da eventi luttuosi e dal sisma che sconvolse la valle del Belice nel 1968. “Con tutto il nostro amore” sta riscuotendo un successo inatteso. Il romanzo narra di due cugine, Angelina e Iolanda; la prima pacata, altruista, colta, raffinata e con un grande attaccamento alla famiglia. La seconda, con un carattere forte, coltissima, spirito libero, sognatrice e appassionata di viaggi. La storia è ambientata a Sciacca, in Brasile, nell’Isola d’Elba e nel centro Italia. Le due cugine, anche se in situazioni diverse vivono parallelamente la loro vita pregna di incognite rischiando la loro per salvare quella degli altri. L’avventura con i ragazzi delle scuole è iniziata nel 2018, il 27 gennaio, Giorno della Memoria, con gli studenti dell’I.I.S.S. Don M. Arena plesso IPSIA di Sciacca. Il 27 gennaio del 2019 Angelina e Iolanda hanno incontrato gli studenti dell’I.I.S.S. Don Calogero De Vincenti di Bisacquino. Nel maggio del 2019 gli alunni di una quinta classe dell’I.I.S.S. Don M. Arena ITET hanno presentato e narrato delle due donne dopo una accurata ricerca dei personaggi e dei luoghi nel periodo storico dei fatti accaduti. A dicembre inizierà una nuova avventura per Angelina e Iolanda con alcune classi dell’IC Mariano Rossi di Sciacca che ha adottato il libro come testo di narrativa. Gli studenti si impegneranno in un laboratorio di ricerca dei personaggi e del territorio, che durante la Seconda guerra mondiale, furono protagonisti di eventi storici, custoditi gelosamente dalla mia famiglia e da me riportati alla luce.

Hai in programma degli appuntamenti pubblici dove presenterai il tuo nuovo romanzo? Se sì, li vuole elencare ai nostri lettori perché possano venire a trovarti?

Si, il 1° dicembre 2019 con i LIONS lo presenteremo nella sede del Circolo di Cultura di Sciacca. Altri appuntamenti saranno Palermo, Ribera, Trapani, con date ancora da confermare.

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Tu cosa ne pensi in proposito? Cosa deve avere una storia per “funzionare” nel lettore?

La storia per “Funzionare” deve essere coinvolgente, deve permettere al lettore di entrare nella narrazione, prenderlo fin dalle prime pagine e permettergli di spaziare con l’immaginazione.

Secondo te è più importante la scrittura (come è scritta) oppure la storia (cosa racconta) perché abbia maggiore effetto ed efficacia narrativa nel lettore, volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Secondo me sono importanti sia la scrittura che la storia. Il lettore non deve perdersi in un linguaggio incomprensibile e complesso né tanto meno deve seguire una storia strutturata in un dedalo di fatti difficile da collegare e da seguire.

Per finire un’ultima domanda. Penso che la letteratura italiana degli ultimi 50 60 anni sia davvero in grande decadenza e vesta i panni di una formidabile mediocrità. Le grandi case editrici non rischiano e pubblicano esclusivamente “omogeneizzati” che non si differenziano in niente da altre storie e da altri modi di scriverle di altri autori del nostro tempo. Su questo sono d’accordo con Bukowski che in una intervista del 1975 disse queste parole: «Quello che sto cercando di dire e che la letteratura è stata un grande imbroglio … un gioco scialbo, stupido e pretenzioso che mancava di umanesimo: Ci sono delle eccezioni… ma sentivo che comunque era un imbroglio perpetuato nei secoli. Apri un libro e ti addormentavi, pura noia studiata a tavolino: Sembrava un maledetto imbroglio. Così ho pensato: chiudiamo e ripuliamo il verso – poter stendere un verso semplice come fosse una corda di bucato, e a prenderci emozioni – humor, felicità – senza ingombri: Il verso semplice, fluente, e al tempo stesso sfruttare questo verso semplice per appenderci tutte queste cose – le risate, le tragedie, il bus che passa con il rosso. Tutto. È l’abilità di dire una cosa profonda in modo semplice: E hanno sempre fatto il contrario: Hanno detto… che cosa? Non so cosa abbia detto: È stato molto scoraggiante: Così ho provato – detto in questo modo suona molto sacro – ma ho provato a portare alla luce quello che credevo sbagliato in questo gioco. E, cazzo, ho avuto anche grandi aiuti – J. G. Salinger e tutta questa banda che siete con noi intorno al tavolo stasera. Ok! Questo è più o meno tutto» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Tu cosa ne pensi delle parole di Buk? Qual è lo stato di salute della letteratura contemporanea italiana? Ci sono secondo te autori che andrebbero valorizzati e che invece rimangono conosciuti da pochi perché le grandi case editrici non li considerano così come le grandi distribuzioni?

Ti rispondo con una frase di Bukowski «La mia unica ambizione è quella di non essere nessuno; mi sembra la soluzione più sensata.» Sì, ci sono autori che andrebbero valorizzati, conosciuti e letti a largo raggio. Il loro unico problema è quello di essere pubblicati da case editrici di provincia, valide, ma poco conosciute. Le grandi case editrici preferiscono puntare sui “soliti nomi noti” e non rischiare. Ci sono autori sconosciuti che sono simili a delle magnifiche perle lasciate al buio di un anonimo scrigno, destinate ad invecchiare ed a ingiallire, quando invece potrebbero dare nuova luce alla letteratura contemporanea.

Betty Scaglione Cimò

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“Il colore della solitudine”

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I libri dei Betty Scaglione Cimò

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Aulino editore

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Andrea Giostra

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