di Meri Lolini
Ho letto l’articolo di ieri (sabato 14 marzo 2020) su Sicilia.it di Antonella Biscardi e Andrea Giostra, e raccolgo il loro invito ad una riflessione su questo periodo, che stiamo vivendo. La solitudine è la condizione che più pesa ed è quella che ci porta alla comprensione della possibile propagazione di questo contagio mondiale. Stiamo vivendo trincerati nelle nostre abitazioni e se dobbiamo uscire per una banale spesa o qualche volta andare in farmacia, dobbiamo avere con noi il modulo compilato dell’autocertificazione con la motivazione dello spostamento .Dobbiamo essere tracciabili e stare a distanza dai nostri simili per limitare il possibile contagio. Non sappiamo che cosa accadrà nei prossimi giorni. Quello che più interessa è conoscere il momento del picco del contagio ed il numero dei positivi al tampone. Questo è un dato che sapremo dopo che questo sarà raggiunto. Il grafico che si compone ogni giorno con il numero dei contagiati e la data dei giorni è simultaneo e quando per alcuni giorni questa funzione sarà decrescente, potremmo dire ,che le misure cautelari adottate hanno dato la risposta che attendevamo. Mentre per comprendere il dato della virulenza di questo virus, dobbiamo guardare l’andamento del numero dei decessi in funzione del numero dei contagiati e qui stimare questo dato anche in funzione dell’età dei pazienti affetti dal contagio. Facendo il tampone ai soggetti guariti è possibile ricavare importanti informazioni su quali autodifese questi hanno sviluppato e quindi poter realizzare uno studio su un probabile vaccino. A livello medico e clinico abbiamo un futuro ancora incerto. La sola cosa reale è che stiamo vivendo isolati e grazie ai telefoni ed ai social è possibile comunicare tra noi senza troppi gesti empatici. Anche questa verità ci consola un po’. Ci mancano le nostre passeggiate, il nostro lavoro, poter dare una stretta di mano all’altro. Non abbiamo più il nostro modo di decidere che fare del nostro tempo. È necessario inventare e scoprire nuovi modi per passare il tempo nelle nostre case. Le nostre famiglie attuali sono di due al massimo tre componenti e siamo abituati a trascorrere poche ore insieme .Di questo quando tutto è nella normalità ci dispiace. Anche se impauriti da questo male in cammino tra noi, dobbiamo avere la forza di scoprire nuovi modi, che siano utili costruire nelle nostre case con i nostri cari momenti belli, che saranno i ricordi per i nostri figli e nipoti. In queste settimane mi fanno compagnia le mie passioni, che sono la lettura e la scrittura. Non potendo fare le passeggiate vado in bicicletta con la mia cyclette e penso a quello che da casa non vedo. Ascoltando un po’ di musica, cerco di immaginare i posti a me cari. Stiamo muovendoci in una realtà parallela a quella del mondo fuori dalle nostre mura. Questa esperienza ci fa vivere tanto preoccupati e speriamo non contagiati ed avremo imparato che nel terzo millennio può capitare quello che accadde un secolo fa con la spagnola e che siamo tutti molto esposti e vulnerabili. Il nostro io non è imbattibile e tutti abbiamo bisogno di tutti. Infatti tutti abbiamo bisogno del sistema sanitario, tutti abbiamo bisogno di governatori competenti e tutti loro hanno bisogno di pazienti e cittadini che recepiscono il messaggio per non sconvolgere il loro operato che è poi la nostra buona esistenza che è il risultato di una condivisione leale e di aiuto reciproco. Concludo con questa frase: “L’unione fa la forza e la condivisione fra la gente ne rafforza i risultati”.
Meri Lolini
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