Bruno Brundisini, scrittore, ci parla del suo romanzo “Il chiodo nel pupazzo” | INTERVISTA

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di Anna Profumi

Buongiorno caro Bruno Brundisini, vuoi presentarti brevemente ai nostri lettori ?

Sono un medico ed ho sempre lavorato in ospedale, prima a San Giovanni Rotondo, poi a
Subiaco ed infine a Tivoli.

Cosa ti ha spinto a scrivere “Il chiodo nel pupazzo”? Sei interessato a fenomeni legati all’occultismo ed il paranormale? Il tuo libro che si può definire un thriller a tutti gli effetti, è stato il tuo vero esordio come scrittore. Vuoi parlarcene?

 Ho sempre avuto la passione per la scrittura. Ho scritto saggi, biografie, articoli scientifici e divulgativi. Alla fine nel 2015 ho deciso di “buttarmi” sulla narrativa. Sono sempre stato affascinato dai thriller, dal mistero, dalle trame complesse, dagli ambienti delle comunità (ospedali, caserme, monasteri, carceri ecc.), dalle personalità contraddittorie. All’inizio quasi non ci credevo! Riuscire a raccontare degli avvenimenti, incastrandoli l’uno nell’altro, come parti di un puzzle, costruire dei personaggi e mantenerli coerenti fino all’ultimo. Tutto ciò mi sembrava un’impresa titanica! Mi affascinava comunque l’idea di sorprendere il lettore, dargli un finale per nulla scontato e quindi non deluderlo, non tradirlo.

L’attività di medico mi impegna per quasi tutta la giornata, ma offre anche tantissimi spunti di riflessione sul dolore e sulla morte. Ho elaborato la trama soprattutto nelle ore serali, dopo il lavoro. Penso che sia la parte della giornata che offre uno spazio alla riflessione ed è un’ottima opportunità per pensare. Via via che pensavo, mi venivano sempre nuove idee, lasciandomi stupefatto! Sembrava quasi che le idee raggiungessero la mia mente da fuori, anziché il contrario. Poi occorreva tradurre tutte queste idee in pagine scritte. Ho buttato su di un foglio lo schema della trama. Ci ho ripensato. Mi sembrava comunque imperfetta. L’ ho rielaborata. Poi mi sono trovato davanti al computer con una pagina bianca. Sono stato preso dal panico! Avevo tutto il romanzo in mente, ma non sapevo che cosa scrivere, da dove incominciare. E l’angoscia che sperimenta ognuno di noi davanti a un foglio, quando devi iniziare a scrivere o a digitare, sia che si tratti di una lettera burocratica o di un tema scolastico, un racconto, un romanzo. Poi ho incominciato dal capitolo che più mi piaceva, che più mi ispirava. Non dal primo, né dalla fine, ma dalla parte centrale. Da lì aggiungevo gli altri capitoli, quelli iniziali e quelli finali, secondo la trama che avevo elaborato. Il computer, col programma word, mi è stato di grande aiuto nel montaggio delle varie parti, col copia e incolla.

A mano a mano che scrivevo, da frase nasceva frase. Giunto alla fine mi sono accorto che non sapevo ancora che titolo gli avrei dato. Ne avevo in mente due o tre, ma nessuno mi soddisfaceva. Ognuno mi sembrava monco e mi lasciava un po’di vuoto. Alla fine mi è balzato in mente un titolo a cui non avevo mai pensato. Ed eccolo lì: IL CHIODO NEL PUPAZZO. Per due anni ho dedicato circa due ore al giorno alla scrittura.

Oggi per uno scrittore che usi il computer non si può parlare di stesure in senso proprio. Penso ai romanzi dell’800, al lavoro manuale di scrittura e riscrittura che gli autori del passato dovevano effettuare, intingendo ogni volta il pennino nell’inchiostro. E poi cancellare e riscrivere. Una vera fatica e una grande genialità. Chi scrive oggi è molto facilitato. Con Word correggi continuamente in un attimo, aggiungi e togli facilmente parole e frasi mentre scrivi. In pratica hai sempre davanti la bella copia. E poi, quando hai qualche dubbio, con i motori di ricerca vai facilmente in internet a verificare il significato di quella parola che magari usi sempre nella lingua parlata, ma vuoi inserire in maniera appropriata nel testo. Allo stesso modo verifichi la grafia corretta di termini stranieri, entrati ormai nell’uso della lingua italiana. Internet, inoltre, ti permette di documentarti in un attimo su qualsiasi riferimento storico o di costume o geografico che vuoi inserire nel testo. E ogni scrittore sa quanto sia importante documentarsi. Adesso è semplice: basta chiedere alla rete ed essa ti dà una risposta nella quasi totalità dei casi.  Come ti dicevo per mesi ho dedicato due o tre ore del giorno a leggere e rileggere i 24 capitoli del mio romanzo e ogni volta mi accorgevo che mancava qualcosa, che era meglio sostituire una parola con un’altra. A questo punto ho cercato di diventare io il lettore di me stesso, di spostarmi dall’altra parte del computer. E poi ho incominciato a leggere il testo ad alta voce per cogliere eventuali cacofonie ed eliminarle. Facevo in contemporanea editing e correzione dei refusi. Tanti refusi! Più leggevo, più mi comparivano errori grossolani di battitura. Alla fine quando mi è sembrato tutto a posto, ho provato paradossalmente un senso di vuoto, una sottile malinconia. Dicono che è normale. Hai investito tanti mesi a costruire la trama, a renderla congruente, a dare un’anima ai tuoi personaggi e, alla fine, senti di non avere più niente da dire, almeno per il momento. Ti sei innamorato dei tuoi personaggi, (di tutti, a prescindere dai valori che hai conferito a ciascuno di essi) ed ora li devi lasciare, non puoi dare più niente a loro. Essi sono ormai autonomi e vivono confinati nella storia che hai dato loro, senza più possibilità di nuove espressioni. Allora capisci perché molti autori, soprattutto di gialli, scrivano una serie di romanzi con gli stessi personaggi.

Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere con questo romanzo? C’è senza dubbio una componente mistico/filosofica che si dipana per tutta la trama. Attraverso la narrazione del protagonista, Ernesto, veniamo a conoscenza di una serie di vicende, dove primeggia quasi sempre “il male”, in tutte le sue declinazioni e varianti. E’ un susseguirsi di eventi spesso inspiegabili che condizionano le azioni dei personaggi, sino al finale del tutto imprevisto ed imprevedibile. Cosa puoi dirci in tal senso?

Direi che la narrazione nei primi capitoli si tinge decisamente di rosa con la storia d’amore di due ragazzi, Ernesto, che è il protagonista, insegnante precario di filosofia, e Ludovica, ex modella. Ma il nemico, o forse i nemici, sono in agguato e presto le pagine assumono i colori del thriller. Non mi sentirei di parlare di “giallo” nel senso classico del termine, perché manca la componente investigativa, ma sicuramente di un susseguirsi di avvenimenti carichi di strane minacce e di mistero, che tengono viva l’attenzione del lettore, fino al finale del tutto imprevedibile. Tengo a precisare che nel romanzo non vi sono scene di violenza che possano disturbare il lettore. La narrazione è anche percorsa da suggestioni horror, quali la villa ottocentesca piena di manichini polverosi e di ritratti truci degli antenati, il rito dell’esorcismo e quello voodoo del grosso chiodo che viene conficcato in un pupazzo, nell’auspicio di inviare un maleficio mortale alla persona che rappresenta. Sicuramente ha forti richiami horror anche il cimitero dei monaci, la salma della ragazza pesantemente truccata con i colori di una vita che ormai non le appartiene più, e altri episodi simili. C’è forse un oscuro sortilegio sotteso all’incalzare delle vicende del protagonista. Prima ho detto che il protagonista è Ernesto. Egli lo è sicuramente in quanto personaggio, ma in realtà il vero protagonista del romanzo è il male, la sua costruzione e le molteplici forme in cui si esprime. Di questo male, per così dire, organizzato, architettato, Ernesto è una vittima. E’ la volontà di nuocere che si nasconde proprio nelle persone più insospettabili, per cui alla fine nulla è come sembra. Non a caso ho citato nel frontespizio due intellettuali che hanno trattato a fondo la tematica del male, quali il teologo Vito Mancuso e la filosofa Hanna Arendt. Il male inteso nella corruzione che può permeare di sé anche i rappresentanti di istituzioni ritenute a più alta valenza morale quali la Legge e la Chiesa, fino a farle scadere in un connubio miserevole. Nel romanzo ho voluto togliere gli abiti e le maschere del potere, dentro cui molti uomini delle istituzioni si nascondono, per mettere a nudo le loro fragilità e talvolta anche la meschinità “Tu stai bene nascosto dentro quella veste. Ti sei coperto bene” dice il giudice Gilberto Rossi al vescovo. Intendiamoci, il messaggio del romanzo non vuole essere una critica cieca e stupida del potere come tale, e nemmeno una concezione manichea e stereotipata della società, da un lato i buoni, dall’altro lato i cattivi.

So che hai da poco terminato la stesura di un altro romanzo e hai anche ricevuto un importante premio recentemente. Di cosa si tratta esattamente?

Sì, Il Vestito Nuovo di Helene che si è classificato al secondo posto come inedito nel prestigioso Concorso Internazionale di Letteratura Città di Sarzana. Il romanzo, ambientato a Roma nel 1962, viene narrato in prima persona da Marta, la madre di Elisa, una ragazza con problemi psichiatrici, accusata ingiustamente dell’omicidio di una suora. La ragazza, con un provvedimento poco chiaro ei servizi sociali, era stata sottratta alla madre e rinchiusa in un istituto di suore, ove poi è avvenuto il delitto. Personaggio chiave e dal forte impatto emotivo è Sonia, una polacca di origine ebraica che vive in una vecchia roulotte ai confini di una discarica. La donna, sopravvissuta al campo di sterminio di Birkenau, è convinta di vedere in Elisa la reincarnazione della sorella Helene, morta in quel lager nel 1943, che da allora chiede vendetta. Questa sua convinzione agirà in modo determinante sulla psicologia di Elisa e le permetterà di ritrovare se stessa e difendersi dalle accuse ingiuste. Altro personaggio chiave è Gerard Fischer, psichiatra austriaco, che vive da anni in Italia. Il romanzo, ricco di colpi di scena in una trama fortemente concatenata, ha un finale del tutto imprevedibile. In esso vengono trattate le tematiche del male in tutte le sue forme ed espressioni, a partire dall’Olocausto che ha rappresentato il più spinto e perverso modello di organizzazione del male, cementato in un struttura pseudo culturale. Poi il male per così dire individuale, quale l’omicidio, le accuse a chi non può difendersi. Il male come violenza contro la donna, sia nella sua espressione fisica (lo stupro), sia nella sua estrinsecazione psicologica (il ricatto, l’amore malato). Infine il male sociale insito nei meccanismi perversi o arrugginiti di alcune istituzioni, nelle collusioni col potere, nella corruzione, nel pregiudizio. L’ ho voluto espressamente dedicare a tutti i ragazzi e le ragazze con problemi psichici, e alle loro famiglie, che possono essere vittime di soprusi ed ingiustizie da parte delle istituzioni, da parte di quello che io chiamo il male sociale.

Quali sono i futuri programmi dello scrittore Bruno Brundisini?

Per ora sono troppo impegnato nella promozione del mio ultimo libro per pensare a un prossimo lavoro. Vorrei in futuro affrontare la tematica del delitto nella coscienza del criminale e della sua vittima, ma è ancora tutto in fase embrionale.

Parteciperai ad altri concorsi? Credi che siano importanti per la visibilità di uno scrittore?

Ritengo che molti concorsi letterari siano pilotati da alcune case editrici o da poteri oscuri. Sono pochi quelli veramente seri.

Caro Bruno ti auguriamo una serie interminabile di successi, e grazie per la tua disponibilità. Ad maiora!

Grazie a te Anna per l’intervista.

Perché leggere “Il Chiodo nel Pupazzo”?

Innanzitutto perché è un libro scritto molto bene, ha una trama scorrevole, non annoia il lettore, senza tralasciare il fatto che è un libro ricco di molti spunti interessanti che spaziano dalla medicina alla religione e al paranormale; un thriller che, in taluni punti abbraccia l’horror, tenendo il lettore con il fiato sospeso fino all’ ultima parola dell’ultimo rigo dell’ultimo capitolo. Il finale è a sorpresa.

Titolo: Il chiodo nel pupazzo

Autore : Bruno Brundisini

Editore : Gruppo Albatros Il Filo

Collana : Nuove voci, Tracce

Prezzo : € 13,90

 

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SHORT-BIO | ANNA PROFUMI Mi presento. Sono romana di nascita, ma genovese di adozione, poiché poco più che bambina mi trasferisco assieme alla mia famiglia nel capoluogo ligure, dove completo tutti gli studi superiori e successivamente intraprendo la mia attività lavorativa. Appena diplomata in lingue estere svolgo mansioni di interprete in una società di navigazione e successivamente presso la IP Sezione Chimica. Dopo qualche anno sono assunta da una multinazionale americana con la qualifica di Segretaria di Direzione, a stretto contatto con le varie società estere ed i più importanti clienti italiani del polo chimico. Terminati gli impegni d’ufficio, dopo aver usufruito di un pensionamento anticipato, mi iscrivo alla Facoltà di Lettere e Filosofia della mia città, che frequento per approfondire le mie conoscenze in campo umanistico. Le passioni di una vita? La letteratura, la poesia, l’arte in tutte le sue forme e la cultura in generale. Da qualche anno a questa parte, riscopro la passione di sempre, il piacere della scrittura, e pubblico con la casa editrice Salvatore Monetti di Battipaglia, ben quattro romanzi. Il primo, edito nel 2016 è intitolato “Geisha”. I successivi nell’ordine, sempre per Monetti Editore sono stati: “Una donna, una Regina”, biografia storica di Maria José di Savoia, ultima regina d’Italia, “L’Inganno” romanzo dell’aprile 2017. “Il filo di Arianna” uscito nel novembre 2017, and last but not least “Il Dubbio”, pubblicato nell’aprile del 2019. Alterno l’attività di scrittrice, con la recensione di libri, e pubblico periodicamente come blogger articoli su alcune riviste sul web. Da quasi cinque anni amministro un gruppo culturale molto seguito su Facebook che conta migliaia di iscritti e conduco una pagina personale sul web dove posto riflessioni, brani, poesie, citazioni, etc., interagendo con tutti i miei numerosi amici. Recentemente ho anche creato una pagina autore intitolata “La voce del cuore”, che contiene brani e recensioni dei miei libri. Qui di seguito tutti i link relativi ai miei profili su in rete. Anna Profumi: https://www.facebook.com/groups/marionanna/ https://www.facebook.com/profile.php?id=100009082468091 https://www.facebook.com/profile.php?id=100009082468091