di Meri Lolini
Quanto ci manca l’abbraccio? Più sono persone noi care e più ci manca questo contatto, dove si sente il battito del cuore dell’altro, dove si sente la voce tenera dell’altro e quando si può sentire l’odore dell’altro. Arido è l’incontro nel quale non si palesa il sentimento ,qualunque esso sia ed è come se, ci scivolasse addosso in una espressione non raccolta, che non ci ha segnato nell’emozione. Ricordare l’abbraccio che abbiamo ricevuto da bambini dai nostri nonni o dai nostri genitori, quello che ci veniva trasmesso, quando nell’ incontrarsi di corpi che desideravano solo trasmettersi in un attimo quel sentimento grande chiamato amore. Sì l’amore che veste sembianze diverse nella nostra vita ed ha sempre lo stesso messaggio: “Ti voglio bene!” L’abbraccio di mio nonno che ho sempre associato al profumo dei dolcetti, che mi regalava e quello di mia nonna mentre mi insegnava a fare la sfoglia, in quella casa in Maremma, dove si imparava presto a fare le faccende di casa. Mio padre che ci abbracciava quando rientrava da lavoro con quell’odore di ferro, che accomunava tutti i minatori di quegli anfratti bui, dove gli uomini sparivano, per scavare nuove gallerie alla ricerca della pirite. L’abbraccio da sempre del compagno della vita e dei miei figli e da tempi più recenti quello delle nipoti con le mani sporcate dalla varietà dei giochi, che le tengono impegnate. L’abbraccio è un’emozione istantanea e spontanea. È in quell’istante, è in quella porzione infinitesimale del nostro tempo, che si scandisce la conseguente emozione attraverso lo sguardo o l’accenno di un sorriso, oppure traspare quell’attimo di disappunto o di sorpresa, che stabilisce la qualità della relazione, che si manifesterà. Ora questo ci manca tanto e ci rende spogli dell’altro, che può essere un genitore oppure un figlio e per i tanti nonni il sorriso di prendere in braccio i nipoti. Siamo tutti a combattere con questa realtà, che ci ha sorpreso e ci ha impauriti. C’è chi vive questo isolamento con la paura di stare solo, chi sta facendo i conti con un senso di claustrofobia opprimente. Le nostre fragilità emotive e relazionali si impadroniscono della nostra mente e la tengono in ostaggio, creando tanta sofferenza. Usciremo da questo tunnel buio e freddo, consapevoli di aver perso tante persone vittime di questa pestilenza, ma dobbiamo trovare la forza di STARE A CASA, perché questa forza non venga distrutta insieme a tutti noi.
La copertina dell’articolo: Immagine dell’abbraccio realizzata da Marco Bardelli /acrilico su tavola.
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