“Piero, Giovanna e il Covid-19” | di Rossana De Santis

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di Rossana De Santis

 

La loro storia iniziò fatta di sguardi da lontano.

Prima non si erano mai notati, mai incontrati né tantomeno sfiorati.

Ora si affacciavano e si guardavano a distanza… entrambi al quarto piano.

Tutti i giorni lo stesso tacito appuntamento e un saluto con la mano.

Quei balconi erano gabbie aperte ma loro non potevano spiccare il volo; invidiavano la libertà dei piccioni che si appoggiavano sulle loro ringhiere metalliche.

Si osservavano nelle abitudini da reclusi. Nel prendere e catturare un raggio di sole sulle rispettive sdraie, nell’innaffiare le piante. Lei, bionda ed esile, lui robusto, alto, sempre scapigliato.

Perché quando potevano toccarsi e guardarsi da vicino non si erano conosciuti?

Erano vicini di casa! Eppure mai un incontro…

Il destino è beffardo, allontana chi dovrebbe avvicinare, avvicina chi dovrebbe dividere…

Un impiegato alle poste e una commessa in un negozio di scarpe.

Entrambi “single”, sulla quarantina… Ecco chi erano Piero e Giovanna. Tante illusioni e tante delusioni nel loro bagaglio sentimentale… ora tanta solitudine.

Entrambi capaci di riconoscersi e specchiarsi nelle loro solitudini, capaci d’innamorarsi dai rispettivi balconi.

Tendevano le braccia ogni giorno per dire: “Io ci sono anche oggi”: sembrava un S.O.S. di chi è stato abbandonato su un’isola lontana, dimenticata dall’umanità, senza ritorno.

Quei recinti in alto sono i balconi che proteggevano dal male ma separavano i loro destini.

Una mattina, però, la donna non si affacciò sul balcone… e nemmeno la mattinata successiva.

Le serrande erano abbassate… Per lui si era spento il sole anche se poteva sentire i raggi caldi tra i capelli spettinati…

Il terzo giorno senza la presenza di lei su quel balcone… lei che in quelle due settimane aveva dato un senso alla sua vita.

il cuore di Piero scoppiava dal dolore e dalla preoccupazione…

Decise di uscire, di andare a vedere cosa le fosse successo…

Indossò la mascherina e i guanti, mise gli occhiali da sole, un cappello e un impermeabile scuro, leggero. Non aveva fatto la barba da tre giorni… dalla scomparsa della donna.

Scese giù perle scale e uscì. Attraversò la strada e si trovò davanti al portone della vicina. Non sapeva il suo nome…. premette il quarto pulsante in alto del citofono: c’era scritto  “Giovanna Lisi”.

Una voce leggera, tremante di donna gli rispose chiedendo chi fosse, cosa voleva… tossiva.

Lui rispose senza indugi di essere il dirimpettaio del quarto piano.

Lei gli disse che stava aspettando in serata il medico… che non si sentiva bene.

“Ti prego Giovanna, aprimi, fammi salire… voglio aiutarti… A proposito…mi chiamo Piero! …”

Giovanna: “Non posso, è pericoloso per te, comunque non sto così male… grazie comunque Piero, grazie di cuore…”

La donna chiuse la comunicazione e lui, sconfitto, diede un pugno forte sul muro, vicino al citofono. Un pugno così forte da sentire un male intenso a tutte le dita della mano…. un dolore minimamente paragonabile a quello che gli stringeva il petto…

Piero tornò nella sua stanza… ascoltava più volte la canzone di Dalla “Com’è profondo il mare”.

Pensò a quant’era profondo quel sentimento, figlio di quella quarantena.

Si sentiva impotente… si sentiva inutile. Voleva tornare indietro e sfondare quel maledetto portone…

Ma rimase immobile in cucina a fissare quello stupido orologio fermo, con le pile scariche.

Pensò a lei distesa sulla sabbia… ad una calda intimità su una spiaggia piena di luce, al rumore del mare.

Lei intanto era sola sul suo letto sfatto… sentiva un po’ di febbre, la tosse e una strana stanchezza…

Voleva che la voce del citofono si materializzasse nella presenza che da lontano le aveva tenuto compagnia in questi giorni di quarantena.

Una presenza calda, costante che l’aveva fatta sentire viva da lontano… non sapeva neanche il colore dei suoi occhi ma immaginava  quegli occhi, quel sorriso sconosciuto e familiare nei suoi sogni.

Ma non poteva, non voleva metterlo in pericolo… doveva restare sola ad aspettare… magari era solo una banale influenza, ma dentro di sé sentiva che non era così…. Si addormentò e sognò Piero.

Piero e Giovanna si sognarono contemporaneamente… i loro appartamenti non erano più ostacoli.

S’incontrarono nello stesso sogno… Raggiunsero un connubio metacarnale, una compenetrazione senza spazio e tempo, in una dimensione creata tutta da loro… fatta di desideri e di rimpianti, fatta di assoluta unione al di là di ogni limite… avevano superato le barriere materiali e del Covid19.

Un connubio che s’interruppe bruscamente al risveglio di entrambi.

Lei si svegliò… sentiva la febbre alta, era caldissima, respirava a fatica…

Chiamò il numero d’emergenza del Covid19.

Era sera… una sera senza rumori di città… il silenzio improvvisamente squarciato dal suono di una sirena.

Arrivò l’autombulanza sotto il palazzo di Giovanna.

Piero saltò giù dal letto… s’infilò in fretta i pantaloni… dimenticò i guanti la mascherina… scese le scale a gran velocità, con il cuore in gola… Così vide la scena: uomini che indossavano una tuta che sembrava spaziale portavano via la “sua  donna” con una barella… tentò di avvicinarsi a lei ma i tre uomini lo allontanarono gridando aspramente.

Giovanna gridò forte, nonostante l’affanno: “Tornerò Piero, tornerò!”

Passarono altre due settimane e Piero continuava a fare le stesse cose, imprigionato in quella quarantena diventata più aspra e dolorosa senza Giovanna.

Lui la salutava come se la vedesse, le sembrava davvero che fosse lì, difronte a lui… a fare le solite cose…

Finché un giorno la vide… era davvero tornata!

Lei lo salutò con forza alzando le braccia e lui pianse di felicità.

Avevano ancora un presente e, forse anche un futuro!!!

 

Rossana De Santis