Amiche ed Amici carissimi, dopo settimane trascorse in un susseguirsi di restrizioni, si parla di lento e graduale ritorno alla normalità. Seppure è chiaro a tutti che si tratterà di una “nuova normalità”, eccoci scalpitare per riprendere la nostra quotidianità… Sì, proprio quello stile di vita che, annoiati, con tono dispregiativo, definivamo “la solita routine” e in quest’ultimo periodo ci pare l’emblema della libertà.
Questa mattina, durante l’irrinunciabile “appuntamento con me stessa”, sorseggiando il caffè, mi sono chiesta che cosa desidero per la mia “nuova normalità”.
Parlare con sé stessi, nell’assoluta intimità che solo i momenti di solitudine offrono, conduce a risposte chiare ed immediate – è un metodo molto efficace, che mi permetto di suggerire! – ed è così che ho compreso il valore del mio incessante entusiasmo. Credo che uno dei complimenti più belli che mio marito mi rivolge – con fare tra l’ammirato e lo scanzonato – sia “sei una bambina!” È vero… mi emoziono e mi entusiasmo con ingenuità fanciullesca a fronte di ogni idea che ha il “potere di piacermi” ed è così che pervasa da un’apparentemente inspiegabile urgenza emotiva, mi metto all’opera. Il risultato può essere eccellente o catastrofico, ma il suo raggiungimento non è mai un processo mediocre.
Uno tra i miei docenti preferiti soleva dire “La motivazione è tutto”: sono d’accordo con lui, tuttavia, la motivazione nasce dall’entusiasmo e da esso ne trae nutrimento. Qualcuno potrebbe obiettare che l’entusiasmo è una sensazione e non reagisce “a comando” ed io non posso che condividere tale pensiero, tuttavia, la possibilità per stimolare in noi stessi questa piacevole “reazione” esiste. Ricordiamo che siamo unicamente noi i responsabili del nostro stato d’animo poiché esso scaturisce dalle nostre percezioni. Mi spiego: a fronte di un evento (fatto oggettivo) è la soggettività della percezione che crea le nostre sensazioni. Ad esempio, credo che le restrizioni cui siamo tuttora sottoposti causa corona-virus, non costituiscano una felice condizione per alcuno, tuttavia, vi sono percezioni induttive di esasperazione, altre di rassegnazione ed altre ancora orientate all’individuazione di opportunità. La solitudine può essere causa di disperazione o di apprezzamento per la compagnia di sé stessi.
Pare un aspetto trascurabile, ma la postura è molto importante. Rilassati sì, ingobbiti e scomposti no! Non è una questione (solo) di bon ton, ma di influenza sui nostri pensieri. Difficile ricordare momenti di successo e soprattutto ipotizzarne – e programmarne – ulteriori in modalità “svaccata”… Provare per credere. Ripensando ai nostri momenti migliori, ai nostri successi, ci percepiamo immediatamente più attivi e volitivi, così com’è altrettanto vero il contrario. Certo, volendo “negativizzare” il concetto, alcuni tra i meno giovani potrebbero provare nostalgia per tutto ciò che è stato e che non ritornerà. Ma questo è solo un rammaricato amarcord, privo di dimostrabile fondatezza e, peraltro, foriero di abbattimento: la vita ogni giorno si rinnova e ci accorda 24 ore sulle quali possiamo agire il libero arbitrio… il grande patrimonio democratico!
Auguro a tutti noi tanto entusiasmo per un’eccellente “normalità”!
Un abbraccio!
Daniela Cavallini