COVID-19, TRA DIVERSE LINEE DI PENSIERO SULLA TERAPIA: VACCINO O PLASMA IPER-IMMUNE? IN MEDIO STAT VIRTUS

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In questi giorni, ci ha infiammato una diatriba inerente le diverse opzioni terapeutiche ipotizzate per le diverse manifestazioni di malattia da infezione di SARS2 coronavirus, ovvero delle diverse manifestazioni cliniche di COVID-19 (COronaVIrusDisease).

Nei fatti, le posizioni di chi difende il vaccino (come profilassi) e il plasma iper immune (come terapia) sono, a modesto e umile parere di chi scrive, conciliabili se diamo una occhiata alla TAC torace che qui presento, inerente un caso clinico emblematico.

Si tratta di una gravissima forma di polmonite da SARS2 coronavirus, iniziata come interstiziale e arrivata ad avere aspetto di consolidamento parenchimale.

Sono queste le forme che, in mancanza di vaccino, potrebbero beneficiare del plasma iper-immune.

Pensare di criticare il plasma, per eventuali rischi da trasfusione di emoderivati, in casi così difficili, è scorretto dal punto di vista etico. Si tratta di polmoniti molto gravi, motivo per cui, ogni approccio terapeutico che sia sostenuto da un razionale ha senso.

I rischi di infezione (epatiti e HIV) sono praticamente azzerati se consideriamo che il plama viene ricavato dal sangue prelevato da pazienti guariti durante una fase di ospedalizzazione e, quindi, monitorati per settimane, durante le quali eventuali “periodi finestra” sarebbero stati evidenziati.

Ovviamente, nessuno nega che il vaccino possa aprire spiragli utili in vista di una profilassi, ma coi limiti che sappiamo essere sostenuti da una possibile ridotta efficacia se il virus (che, sottolineiamo, è un virus a RNA) fosse altamente mutante.

Ricordiamo, infatti, che, cento anni fa, la pandemia di spagnola trovò beneficio dalla cura mediante trasfusione di sangue da pazienti guariti a pazienti malati. Del resto, la immunizzazione passiva è nota ormai da tempo.

Ecco, quindi, che a modesto avviso di chi scrive, le diverse filosofie in campo, più che scontrarsi, dovrebbero parlarsi. Sempre se riteniamo la medicina una scienza liberale e filantropica.

A voi il caso,  esemplificativo di una polmonite da covid-19 in fase avanzata. Il paziente è affetto da una comorbidità neurologica, sulla quale si è sovra-imposta l’infezione da SARS2 coronavirus, evoluta in polmonite interstiziale, divenuta  grave in quanto, da interstiziale, è evoluta in  parenchimale.

Alla TAC torace ad alta definizione emergono plurime ed estese aree di addensamento parenchimale tipo ground glass ( per interessamento interstiziale) tendenti alla confluenza e maggiormente rappresentate a destra ove si apprezzano iniziali aspetti consolidativi.

 

Poichè le immagini spiegano meglio di tante parole, ecco a voi la TAC.