«Sono una donna semplice ma nello stesso tempo “esigente”, una donna controcorrente ed eternamente sognatrice, che ha amato, sofferto, che è stata delusa ma che non si è mai arresa, e non ha mai smesso di sognare»
di Andrea Giostra.
Ciao Vojsava, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Vojsava scrittrice e artista?
Ciao e grazie dell’invito. Sono Vojsava ma per la “difficolta’” della pronuncia del mio nome sono Sava’ che oramai e il mio secondo nome. Come quasi in un gioco ho trasformato in arte e raccogliendo sinteticamente il mio viaggio vita in un libro intitolando “Oltre”. L’esperienza lavorativa da mediatrice culturale nell’incontrarmi con differenti culture con in centro quella italiana mi ha stimolato e permesso a presentare tutto ciò in progetti d’intercultura, mostre fotografiche passando dalle ninna nanne del mio paese alle matroscke russe per far conoscere agli italiani che ogni popolo porta con sé delle tradizioni da scambiare per arricchirci reciprocamente. Vojsava artista è inoltre Musa ma anche portatrice del suo dolore ed esperienza che nella città di due mari è stata protagonista dei quadri street-art nei muri di città vecchia dove l’artista popart l’ha presentata come testimonial di tante culture con sottotitolo “Taranto con gli occhi di una straniera”.
E chi invece Vojsava donna?
Sono una donna semplice ma nello stesso tempo “esigente”, una donna controcorrente ed eternamente sognatrice, che ha amato, sofferto, che è stata delusa ma che non si è mai arresa, e non ha mai smesso di sognare. Penso che la mia parte di donna, con la “D” maiuscola, l’ho potuta esprimere nel mio viaggio “senza tempo” nell’arte, che come tante donne con l’anima della luce, miti del passato a cui sono sempre legata, ho potuto essere vera, “scandalosa”, coraggiosa e femminile come loro. Essere totalmente me stessa e senza reprimere i miei sentimenti è la cosa più naturale per me. Non riesco ad immaginare come per molte persone spesso questo e così tanto difficile.
Tu sei nata in Albania, ma vivi e lavori in Italia da oltre vent’anni. Ci vuoi raccontare brevemente la tua storia?
Esatto, sono nata nel sud dell’Albania, provincia di Valona e gli anni dei mie studi e lavori li ho passati nella capitale Tirana, dove, oltre essere stata tra gli studenti che hanno fatto la rivoluzione del cambiamento, ho potuto lavorare in progetti italo/albanesi appena è iniziata la democrazia. Nel 94′ ho collaborato con il programma “Mixer” su Rai2 in un documentario sull’Albania. Ho deciso di venire in Italia per andare “Oltre” dove potevo trovare i miei giusti spazi da artista in un paese democratico. Ho dovuto fare tutti i percorsi da immigrata “fuori legge” fino ad arricchire il mio bagaglio formativo e culturale da degna integrata a pieno titolo. Tra gli amori finiti male o qualche storia di musa d’artista, ho creato la più bella opera d’arte che è mia figlia. Lavoro da anni come esperta d’immigrazione, dove la mia vita è arricchita da tante altre storie di ogni parte del mondo. Sono impegnata nella vita sociale e culturale nella città di due mari e spesso cerco di far incontrare pezzi di storia e cultura che richiamano il mio paese, come per esempio le minoranze linguistiche albanesi (arbëresh), con un paese che si trova nella provincia di Taranto. Spesso l’artista milanese che mi ha elevato a musa ha voluto realizzare l’arte proprio qua, vicino al mare, dove d’altra parte, la poetessa stessa Alda Merini, che lui ha fotografato per ben venti anni, ha vissuto ed ha visto per la prima volta il mare. Quello che mi piace fare nella vita come professione (mediatrice culturale) ma anche per passione, è proprio questo scambio di idee, incontri dove l’arte aiuta ad andare oltre per essere più ricchi spiritualmente e vivere la vita con leggerezza.
La tua principale attività professionale è quella di Mediatrice linguistico-culturale. Cosa significa oggi in Italia fare questo lavoro? In cosa consiste esattamente? Quali le esperienze che vuoi raccontare ai nostri lettori che ti hanno dato delle gioie oppure che ti hanno segnata professionalmente?
Sì, svolgo dal 2000 la professione di mediatrice linguistica e culturale. Svolgere oggi questa professione significa incontrare e lottare in diversi fronti per ascoltare e far da guida a tanti immigrati che si trovano nel nostro paese, cominciando dai richiedenti asilo ai braccianti agricoli, ad un esercito di donne (prevalentemente dai paesi dell’est) che prestano il loro impegno come lavoro di cura nelle famiglie, per poi arrivare ai bambini per il loro inserimento scolastico in un contesto nuovo e a volte xenofobo. Tutto ciò che ho nominato trova ostacoli a dir poco penalizzanti in una burocrazia infernale e per giunta molto costosa. Per esperienza, storia di vita e sensibilità, mi tocca di “stravolgere” le regole pur di arrivare a soluzioni immediate e utili, e perché no, anche attraverso i progetti d’intercultura nelle scuole trasformando la cultura ed i giochi del bambino africano in una opportunità di arricchimento per il suo “compagno di banco” italiano del paese che lo ha ospitato. Il sopracitato si traduce in concreto da tutto quel che prevede la Bossi-Fini in vigore tra prefetture per il primo ingresso in Italia e file interminate in questura per il rinnovo del permesso di soggiorno. Le esperienze che mi hanno dato più gioie sono indubbiamente quelle che ho vissuto lavorando tra i banchi di scuola dove i bambini si sentono appartenenti di una nazione e dove le canzoncine o le favole del mondo aiutano a sorridere e sognare in modi uguali.
Da alcuni anni in Italia, così come in tutta Europa, abbiamo un grandissimo problema che rimane tutt’oggi irrisolto: quello della immigrazione di massa. Tu, Vojsava, molti anni fa, all’inizio degli anni Novanta, quando esplose il fenomeno dell’immigrazione albanese in Italia, dopo la caduta della Repubblica Popolare Socialista di Albania, sei stata una immigrata. Come hai vissuto da giovane laureata in economia quel periodo in Italia di immigrata irregolare? Qual è stata la tua esperienza che vuoi raccontarci?
La mia esperienza è stata abbastanza forte e per di più coincideva con un momento o una “fama” di miei connazionali in Italia non bella. Spesso in tv parlavano del trafficanti di essere umani e di droga. Nonostante la mia laurea o la conoscenza perfetta della lingua italiana, senza dubbio questo fatto mi metteva tristezza ed aumentava la mia preoccupazione di riuscire a “farcela”. Dopo tanta attesa e pazienza sono riuscita, e come dico speso, magari i bravi non fanno rumore ed i media parlano più facilmente dei casi negativi per fare audience. Mi trovavo al “Caput Mundi” appena arrivata per poi trasferirmi alla bella Taranto. Nel mio libro “Oltre” di questo e altro.
Cosa pensi del fenomeno attuale dell’immigrazione di massa che preoccupa tutta Europa, e cosa secondo te si potrebbe o dovrebbe fare per migliorare questa situazione che vede fronti contrapposti e in totale disaccordo?
Secondo mio punto di vista non va bene questo spostamento di massa, per ovvi motivi, sia che sono preda di trafficanti e sciacallaggio ma per di più l’Italia non è in grado di assorbire tutto questa forza lavoro visto la disoccupazione che c’è già. Proporrei dei programmi da realizzare nei paesi di origine in grado di fornire delle realtà vere, come quelle che ci sono in Italia, e se bisogna favorire l’immigrazione, magari farlo in altri paesi europei e non solo, ma soprattutto dove c’è veramente bisogno.
Recentemente hai terminato di scrivere il tuo romanzo d’esordio, “Oltre”. Ci racconti di quest’opera? Come nasce, cosa contiene e quale il messaggio che vuoi arrivi al lettore?
Il mio libro autobiografico “Oltre” è la mia storia in forma di una favola vera, reale, un viaggiare tra presente e passato dove oggetti, luoghi o persone, mi portano dall’infanzia in Albania ad una classe come mediatrice nelle scuole pugliesi. Da una mostra d’arte alla militanza come studentessa a Tirana nella rivolta contro il regime dittatoriale .L’idea di questo libro è nata molto tempo fa, come la “Tela di Penelope” non si riusciva mai a portarlo al termine. La mia esperienza personale è quella di mediazione, incontrando tante altre storie… la meraviglia del viaggio in arte ha portato ad un vero “Oltre” come significato di “oltre” le paure e dal dolore si possono creare tanta meraviglie. Quando le mie amiche comprano il mio libro io rispondo: “è la nostra storia”! Ecco, volevo dire questo; è una storia fatta di tante storie. Il mio messaggio da dare è: davanti al dolore, alle difficoltà, alle delusioni, bisogna andare sempre “oltre” … e mai tradire l’anima.
C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare quest’opera? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?
Si, volevo ringraziare tutti quelli che ho incontrato nel mio viaggio vita, un “amico invisibile” che con tanta pazienza e sensibilità ha limato il mio pensiero in un’opera letteraria corretta, e in particolare l’artista Giuliano Grittini che con la sua arte e generosità mi ha spinto a scrivere perché una storia scritta poteva incuriosire meglio le persone a capire me in tanta bellezza d’arte.
Una domanda difficile Vojsava: perché i nostri lettori dovrebbero comprare il tuo libro? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per comprarlo.
Sì, è vero, vorrei dire semplicemente che come me, una donna controcorrente, e come il titolo del libro, la gente forse ha bisogno di sentire le storie vere, quelle vissute con il coraggio, sono un po’ come i miti le mie “amiche” di viaggio Alda, Frida, Lou von Salomé … Anaïs Nin, e chi mi legge, magari riuscirà a capire e credere che in fondo “tutte possiamo essere leggenda”.
Qual è il percorso artistico ed esperienziale che hai maturato e che ti ha portare a realizzare quest’opera letteraria e le tue attività professionali nel mondo dell’arte?
Oltre a tanti progetti di multicultura presentati in mostre fotografiche, libri d’arte e calendari dall’anno 2014, sono stata modella e musa ispiratrice di un artista (Giuliano Grittini) che mi ha ritratto in una colona con Frida e altre messicane con il titolo “brave woman”. Sia la mia storia ma anche la mia passione viscerale verso queste donne, ha reso possibile la mostra, realizzata a Taranto nel gennaio 2018. Qualche anno prima sono state realizzate dei quadri di street-art da parte dell’artista con il mio volto intrecciato nei muri di Taranto vecchia. In un’atmosfera suggestiva, in una pinacoteca a San Severino Marche abbiamo realizzato la mostra “Terra di Luce” ospiti di un’artista peruviana residente sul posto. Sono state numerose le fiere nazionali che l’artista ha presentato, i miei quadri, come anche in occasione di Matera capitale della cultura 2019. Nel mio percorso di musa sono affezionata ai quadri che mi presentano bendata “come personaggio Seven”, quadri anche forti ma per me belli e unici, da me sottotitolati “mi bendo per sentir le anime”. Due di quei quadri sono stati esposti a Valencia (Spagna) nel mese di marzo 2020 in una collettiva di tredici donne artiste.
Quando parliamo di bellezza, siamo così sicuri che quello che noi intendiamo per bellezza sia lo stesso, per esempio, per i Millennial, per gli adolescenti nati nel Ventunesimo secolo? E se questi canoni non sono uguali tra loro, quando parliamo di bellezza che salverà il mondo, a quale bellezza ci riferiamo?
Be’, c’è da dire che la bellezza ognuno la percepisce a modo suo, un po’ come l’interpretazione di un quadro dove ognuno lo intrepreta per quel che gli trasmette. Gli adolescenti ovviamente hanno una visione di bellezza un po’ diversa ma per certi versi abbiamo da imparare anche da loro, ed io questo lo noto con mia figlia quattordicenne. Per quel che riguarda invece “la bellezza che salverà il mondo”, secondo me sarà quella sentita con tutta l’anima, vera, originale, che spesso trova le radici dal dolore, come qualcuno diceva, “nel dolor vibra l’anima”. Dobbiamo l’asciare spazio agli artisti e alla bellezza vera per poter cambiare e migliorarci… Oltre.
Esiste oggi secondo te una disciplina che educa alla bellezza? La cosiddetta estetica della cultura dell’antica Grecia e della filosofia speculativa di fine Ottocento inizi Novecento?
Sì, penso di sì. Agli inizi del Novecento, e quella a cui mi sono affezionata particolarmente.
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori e gli artisti che hai amato e che ami ancora oggi?
I miei modelli sono Sabina Spielrein (l’amore di Gustav Jung), Dora Maar (una grandissima fotografa e musa di Picasso), Man Ray, Tolstoj, Modigliani.
Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre libri e tre autori da leggere, quali consiglieresti e perché proprio questi?
1.“La schiava di Picasso” la storia di Dora Maar; 2. Nahui di Pino Caccucci; 3. Oltre di Vojsava Caushaj. Le prime due, Dora una grandissima fotografa ma sofferente dal narcisismo del famoso e bravo artista Picasso. Riconosciuta recentemente per la sua bravura. Nahui, modella, musa, pittrice dei salotti di Frida Khalo negli anni 20′, di bellezza e sensualità in un’armonia da bellezza pura fa arte. Per sfamare il “Fridomania” e scavare in altre bellezze meno conosciute e per non andar sempre dietro come il gregge. La terza, “Oltre”, perché’ sono in vita, reale, in carne e ossa… con una storia di dolore trasformata in tanto amore. Per aggiungere sono stata immigrata e in certo modo rappresento anche le donne italiane di oggi.
Tre film da vedere assolutamente? Quali e perché quelli secondo te?
1) “2046”; 2) “Chiamami con tuo nome”; 3) “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Il primo per l’intensità del legame e dei sentimenti forti in un viaggio nel tempo, tra ritorno dal futuro e presente, dove nonostante la meraviglia e l’intensità vissuta “non si può più tornare indietro”. I secondo film è la dimostrazione che due persone possono essere unite solo dall’amore e non dal sesso. Mette in crisi ed in discussione forte la famiglia e “la coppia” cosiddetta normale che magari ha molto meno da dare o ha smesso di sentirsi viva molto prima della sua apparenza pietosa del “perfetto” legame. Il terzo, che è tratto dal famoso romanzo di Milan Kundera, mi ha affascinato ed incantato con le emozioni che danno i personaggi. L’amore, psiche, dolore… le amicizie con tanta passione e con una leggerezza divina di compressione e lasciar accadere delle belle emozioni.
Quali sono i tuoi prossimi appuntamenti artistici e letterari di cui ci vuoi parlare e ai quali inviti i nostri lettori?
Appena ho finito di tradure il mio libro “Oltre” in lingua madre albanese. Invito i lettori a leggerlo, lo trovano su Amazon, e per chi vuole contattarmi di persona possiamo realizzare video nonostante le distanze per far vedere tanta bella arte sopracitata, e arricchire con altri fatti. Sto scrivendo qualcosa su altre donne straniere che ho incontrato e sto “sistemando” un diario scritto da “Musa oltre”.
Dove potranno seguirti i nostri lettori? Quali sono le tue pagine social ufficiali alle quali ci vuoi invitare?
Sava Caushaj profilo Facebook
Vojsava Caushaj pagina Facebook
Il Diario di una mosca bianca blog.
@CaushajVojsava istagram
@vojsava2018@gmail.com e-mail
Come vuoi chiudere questa chiacchierata e cosa vuoi dire ai nostri lettori?
Spero che da questa Pandemia usciremo più forti e più sognatori di prima, parola di una resiliente che ha provato la solitudine e la paura in prima persona. Grazie e andiamo “Oltre”.
Vojsava Caushaj
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Andrea Giostra
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