“L’infinita bellezza di un gesto gentile” | di Daniela Cavallini

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Amiche ed Amici carissimi, oggi desidero rivalutare un atteggiamento che pare desueto: la gentilezza.

La gentilezza, contrariamente alla cortesia che appartiene alla sfera “dell’appreso comportamentale” ed all’educazione dell’individuo, è un sentimento, che, come tale, si manifesta spontaneamente.

La gentilezza non si può fingere: è percepibile da un sorriso, da uno sguardo, da un’azione che – piccola o grande che sia – appalesa attenzione incondizionata verso il prossimo.

Ben diversamente dalla piaggeria – la gentilezza – non detiene l’opportunismo – i cd “secondi fini”- e si esprime “democraticamente” ovvero sgorga dal cuore con chiunque. È un modo di essere, per questo l’ho definita un atteggiamento – mentale – e non un comportamento.

Pensiamo ad esempio alla vecchietta in difficoltà alla cassa del supermercato che blocca la fila: la persona gentile interviene comprensiva, con un sorriso accogliente e rassicurante, chiedendole come può aiutarla. Desidera aiutarla e, come si dice, “lo fa con il cuore”. La persona cortese, può altrettanto prodigarsi, ma con uno stato d’animo asettico: semplicemente ricalca un modello che ha appreso in famiglia o altrove. E questa differenza si percepisce.

Pensiamo ad un medico che cortesemente ci fa accomodare nel suo studio e ci chiede il motivo della nostra visita e confrontiamolo con un medico che, con innata gentilezza, ci sorride e, nel farci accomodare, mantiene il sorriso nel chiederci “come posso aiutarla?”. Entrambi gli approcci sono garbati, tuttavia il secondo è caldo ed accogliente.

Il sorriso spontaneo è l’emblema della gentilezza manifestata: possiamo affermare di non distinguerlo da un – seppur cortese –  sorriso di circostanza?

La gentilezza è espressione di sensibilità e per questo è innata. Solo da un cuore gentile scaturiscono pensieri e gesti generosi.  E, questo stile di pensiero/vita, peraltro riscontrabile relazionandosi  anche nei social network, funge da catalizzatore di positività.

Per amor del vero, a livello sociale, è già molto riscontrare la cortesia. Si vive all’insegna dell’aggressività, della protervia, e, soprattutto,  è constatabile un’epidemia di “bulimia da ragione”. Il voler avere ragione, sempre e comunque,  supera la ragione stessa! Spesso accade di scontrarsi o assistere a diverbi davvero offensivi e volgari, sino a trascendere nella violenza per inezie. Gli stessi fatti di cronaca non mancano di  riferire tragedie derivanti da quisquilie. Ed a dispetto dell’antico detto popolare “vecchiezza saggezza”, i protagonisti appartengono a tutte le generazioni.

Se solo costoro – i bulimici da ragione – riflettessero sullo spreco di energie e sulla negatività introiettata ed emanata dal conflitto… Ma, questo sarà un argomento cui dedicherò un approfondimento.

Un abbraccio!

Daniela Cavallini