Novelle siciliana di Rossana Lo Giudice
In paese da nonna Rosa, a Terra d’Acanto, in Sicilia, non c’erano molti svaghi. La gente viveva in un clima agreste attraverso il duro lavoro della terra dei campi e le amenità del luogo regalavano al contesto un tocco naif e pittoresco. Nel candore di un paesaggio vergine i rintocchi dell’antica campana di S. Rosalia scandivano il tempo monotono. I picciriddi giocavano usando la fantasia: i masculiddi, al pallone fatto di carta, li fimmineddi, con bambole di pezza. Altro gioco, anzi, una vera poesia, era quello di soffermarsi ad osservare il cielo dando forma alle nuvole; oppure lanciare i sassolini nell’acqua del vicino torrente e, quando pioveva, immergersi nelle pozzanghere fra sprizzi e sprazzi di spensieratezza. Bambini educati a non pretendere nulla e gioire con poco.
Quando già nonna Rosa era una picciuttedda nacque in paese ‘u teatrinu, ovvero un piccolo teatro ad opera del Cavaliere Busardò, uomo allittratu che amava l’arte in tutte le sue espressioni .
In questo nuovo spazio artistico, ricavato da una vecchia sartoria, si allestivano spettacolini, soprattutto la domenica e durante le feste, dove gli artisti si esibivano attraverso il canto, il ballo, le recite e in genere l’improvvisazione. La gente poteva parteciparvi gratuitamente.
Sovente il Cavaliere Busardò invitava una sua cara amica la quale veniva addirittura da Napoli per esibirsi: si chiamava Maria Carmela Esposito, in arte, la sciantosa! Fimmina avvenente e passionale che faceva scumazza in merito a doti artistiche che non possedeva. Era senz’altro capace d’intrattenere il pubblico soprattutto quando faceva la mossa: eeeeh uèèè! China di lustrini e paillettes sgambettava sul palco come una vera étoile.
Mizzica comu s’annacava nel lievito delle sue forme sinuose come onde del mare. Sanguigna e passionale seduceva tutti col suo sorriso conturbante e ammaliatore pigghiannu pi fissa puru l’esistenza. Ogni tanto mentre si esibiva strizzava l’occhietto a qualche tranquillo spettatore. Fino ad allora!
Qualche volta per darsi un tono da diva sbrogliava la sua lingua in una piacevole erre moscia alla francese che sapeva di tutto fuorché di quella. Fremiti destava mettendo pepe alla fantasia dei masculi, soprattutto del Cavaliere Busardò che quannu à taliava addisiava.
Fra pensieri colorati e desideri birichini, lei, la sciantosa, era davvero deliziosa!
Rossana Lo Giudice