“Luisa e Antonio: tre giorni di sublime piacere fino a saziare le brame sessuali” | di Daniela Cavallini

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2013
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«Rimanere chiusi nella sua alcova insonorizzata per tre giorni e per tre notti finché le brame sessuali reciproche non fossero state saziate.»

Amiche ed Amici carissimi, la storia di “Luisa e Antonio” è tratta da quella che definisco una fucina di riflessioni, ovvero dall’inedita raccolta Mastr’Antria e altri racconti” di Andrea Giostra – Scrittore e Psicologo Clinico.

In un precedente articolo, ispirandomi al racconto “The Stylist”, appartenente alla stessa Raccolta,  affrontai il tema della passione, vissuta in tutta la sua intensità: un’avventura tra due persone conosciutesi casualmente quel giorno stesso e consumata in una sola notte. Una notte di piacere intenso, che Federica – la protagonista – definisce amore, ma che non dovrà mai più ripetersi, affinché possa restarne immacolato il magnifico ricordo.

https://mobmagazine.it/blog/2020/04/08/preziose-ed-indelebili-sensazioni-di-un-amore-per-sempre/

In questo nuovo racconto – “Luisa e Antonio” – non si parla d’amore, ma d’intensità passionale, vissuta come scelta di vita da Antonio, un uomo raffinato ed affascinante, che da amante esperto qual è, conduce il gioco della seduzione secondo un copione composto da tappe ben identificate che, seppur suscettibili di cambiamento, sono accomunate dall’identicità intenzionale: tre giorni e tre notti. Null’altro!

Di seguito, nei paragrafi in corsivo, alcuni frammenti del racconto, citati dall’autore stesso:  

«Antonio sapeva quali erano le tappe obbligate con una donna appena conosciuta: telefonata, caffè, aperitivo, cena, letto. Scontato. Non era lui che decideva. Antonio doveva solo chiedere. Doveva solo dire ad un certo punto della telefonata… “Ti va di prendere un caffè domani pomeriggio?”. Doveva scegliere il luogo, conosciuto e frequentato. In centro. Poi l’aperitivo. In uno dei locali più alla moda e frequentati.»

Poiché la piacevolezza di stare insieme la si assapora momento dopo momento, onde evitare il rischio dell’incognita, Antonio sceglieva con estrema cura il locale per l’aperitivo.

«… un locale che avesse una terrazza ampia e arieggiata che dava la sensazione di libertà di fuga, ad entrambi …”

Tuttavia, Antonio, grande seduttore, ogni volta – ovvero a fronte di una nuova avventura – era ben predisposto ad una repentina variazione del suo perfetto piano qualora avesse ben compreso l’urgenza emotiva della partner ad oltrepassare la “fase cena” in virtù di una promettente, bruciante esplosione di passione. Ma… come capiva l’eccitante premura di lei? Con l’insospettabile rivelazione, noteremo che in questo caso, persino l’aperitivo…

«Era possibile che dopo l’aperitivo la cena sarebbe saltata, e l’alcova ne avrebbe preso il posto repentinamente. Era una partita da giocare a due. Sarebbero stati gli sguardi, la voce, la postura, le mani … sì, le mani avrebbero detto tutto quello che lui doveva sapere. Le mani avrebbero tradito l’eventuale nascondimento di lei al prolungare l’attesa. Le mani sarebbero state le sue alleate inevitabili. Con Luisa fu così. Le sue mani la tradirono. O forse no! Le mani di Luisa furono complici di entrambi perché dopo il caffè letterario, all’aperitivo e alla cena, scelsero senza esitare l’alcova di Antonio ricavata in un’ampia stanza insonorizzata nel suo appartamento Liberty del nobile palazzo a due passi dal Teatro Massimo. …  I propositi di Antonio erano sempre gli stessi con le donne che voleva amare. Rimanere chiusi nella sua alcova insonorizzata per tre giorni e per tre notti finché le brame sessuali reciproche non fossero state saziate. Terminata quell’esperienza di passione carnale, nessuno avrebbe più voluto sapere nulla l’uno dell’altra. Era un modo per amare visceralmente, con tutto il proprio corpo, con tutta la propria mente, esaurendo ogni energia. Un godimento completo, totale, esaustivo. Come ubriacarsi da stare male di whisky The Macallan, per poi sentirne la nausea e tenerlo per sempre lontano.»

Tutto questo significa che tra Luisa e Antonio vi fossero solo calde sensazioni, accompagnate dal nulla?

Non credo: la passione è una forma d’amore. Magari culturalmente ritenuta prosaica, ma emotivamente senza eguali. Va da sé che la persona in grado di procurarci un’intensa emozione, ha penetrato se non il nostro cuore, almeno la nostra mente. E questa “magia”… non accade con chiunque.

Se da un lato possiamo considerare Antonio e le sue partner occasionali, persone concordi nell’erigere unicamente rapporti “usa e getta”pertanto destinate alla solitudine – personalmente non escludo che il rinnovo di una tale tensione emotiva – che altrimenti non sarebbe – sia del tutto sottovalutabile.

Cosa possiamo immaginare accada in quell’alcova…?

Senza riportare le parti più intime e viscerali del racconto di Luisa e Antonio, in concerto con Andrea, estrapoliamo – citandola – l’accurata descrizione degli attimi che precedono il momento che per i protagonisti risulterà eterno…

«… Tutto concentrato in quell’alcova. Tutto il tempo in quella stanza. Per tre giorni e per tre notti. Il passato, il presente, il futuro non sarebbero esistiti in quell’ardore. Sarebbero svaniti. Per un attimo. Un attimo eterno di piacere assaporato momento dopo momento, secondo dopo secondo, attimo dopo attimo. Eterni. Di un’eternità che sarebbe durata quanto il desiderio l’uno dell’altra. Quanto il tempo infinito dell’estasi terrena. Un attimo insomma. Un attimo fugace che sarebbe sembrato infinito. L’alcova era il tempo. Null’altro. Non ci sarebbe stato ieri, oggi, domani. Solo quell’attimo di passione estrema per respiri affannosi e battiti aritmici. Un attimo che sarebbe sembrato eterno. Un attimo. Infinito. Eterno. … Luisa amava l’amore. Amava fare l’amore. Amava essere amata. Amava essere desiderata. Amava essere posseduta. Quel pomeriggio, all’appuntamento al caffè letterario, Luisa s’era presentata indossando un tubino nero, delle décolleté tacco dodici, un’ampia cintura d’argento che l’abbracciava per tutta la vita. Sembrava la cintura di castità del museo di Cluny che si narra i crociati mettessero alle mogli imprigionando a lucchetto il centro del loro piacere terreno prima di partire per fare scanna in Medio Oriente di musulmani e di infedeli arabi. … Si fermarono davanti alla porta di noce pregiato dell’appartamento di Antonio al primo piano della palazzina Liberty. Antonio si voltò verso Luisa e le disse che avrebbe voluto farle una sorpresa. Estrasse dalla tasca interna della giacca una benda di morbido panno, e la passò a Luisa dicendole di indossarla …»

Quello che accadrà in quell’alcova, qui, possiamo solo immaginarlo…

A fronte di quanto espresso, credo eticamente doveroso, sottolineare il tacito consenso di entrambi i partner all’esplorazione di tale esperienza esclusivamente sessuale, pur preceduta da elegante erotismo.

Una donna, apparentemente spregiudicata, ma con reconditi desideri e propositi opposti a quelli di Luisa, vale a dire “se lo faccio impazzire a letto, lo conquisto e chissà che i fiori d’arancio…” sarebbe condannata, quale appropriata punizione per la sua malafede, alla cocente delusione.

Come ho più volte ribadito, è un principio moralmente scadente – oltre a rivelarsi un boomerang – offrire sesso nell’intento di ottenere amore. Poiché la delusione – peraltro autoprocurata – brucia, non di rado si assiste a plateali piagnistei, accompagnati da mediocri generalizzazioni, tra le quali primeggia: “gli uomini sono tutti mascalzoni, ottenuto ciò che vogliono, abbandonano la donna che gli ha offerto tutta sé stessa”.

Un abbraccio!

Daniela Cavallini

Pagina Facebook ufficiale della raccolta inedita “Mastr’Antria e altri racconti”:

https://www.facebook.com/MastrAntria/

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