IL VARO di Flaviana Pier Elena Fusi
La pioggia ci bagna e il vento ci accompagna, il sole riscalda e la luna rinsalda. Questa è sostanza di vita, per chi si affida all’innocenza precostituita. Sul divenire ci lasciamo fluire e tutto ci avvolge col particolare sapore quando l’anima arriva al fulgore.
Luoghi e tempi sconosciuti danno incredibili aiuti, per recuperare la memoria che resta incipit della nostra gloria. Nulla è casuale, basta solo sperare e la storia riusciamo a interpretare.
Da qui partiamo oggi a raccontare, quei segni che ai tempi fanno avvicinare: vulcani riattivati e uragani decentrati. Testimoni di un cambiamento, che arriva con tutto il suo lamento, ma se andiamo a indagare, tante cose vanno a spiegare, persino il futuro riescono a rivelare.
Seguire il corso del destino, vuol dire individuare un cammino, dove il disegno animico è vicino. Così l’esistenza può mostrare un’essenza che non è evanescenza.
Torniamo al simbolo del vascello poiché abbiamo imparato a navigare con quello, ora lo dobbiamo battezzare con un nome che è questione fondamentale, richiama l’onore e sempre armonia d’amore.
L’imbarcazione di legno ABRA mi rammenta ABRACADABRA, è perenne monito all’ingegno e dell’illusione che ci fa da sostegno: se il pescatore non impara a pescare, nulla dalla vita saprà ricavare.
La quiete dopo la tempesta ci ammaestra, con gli alti e i bassi fra le dita, forgiamo in noi la duttilità servita.
Quando il vento rinfresca e il mare s’increspa, possiamo a gran voce chiamare e da armatori affidare, la nostra nave al protettore del mare.
HA-BERAKA DABERAK di Edoardo Flaccomio
Parole che pronunciano una benedizione.
Bene-dizione, dire bene qualche cosa. I vocaboli parlano, sono gli abecedari della vita
Abracadabra, formula magica che utilizzavano i cabalisti di un tempo per curare l’animo ed il corpo delle persone. La parola era incisa su amuleti, undici righe parallele a lettere decrescenti, disposte una sotto l’altra a formare un triangolo. La riduzione delle lettere simboleggiava la progressiva diminuzione del malessere.
A B R A C A D A B R A
A B R A C A D A B R
A B R A C A D A B
A B R A C A D A
A B R A C A D
A B R A C A
A B R A C
A B R A
A B R
A B
A
HA-BERAKÀ DABERÀK
HA diviene A, BERA diviene BRA, KA unito a DA diventa CADA e BERAK è assonante a BRA.
ABRA CADABRA, parole meravigliose che pronunciate con animo puro e libero dall’ego comportano creatività.
Il verbo BERÀ, all’interno di BERAKÀ, significa creare, in ebraico, sonorità terrestre di superba fattura. Il primo verso della Bibbia, peraltro, è BERESCIT, parola fondata su BER, che significa, come già detto, “creare”.
La parola CADABRA ripete ABRA, per richiamare la Legge Universale del Raddoppiamento e per riprendere il tema della Creazione.
La lettera A che precede la parola BRA, deriva dalla HA che precede BERAKÀ. “Ha” discende dalla lettera ebraica Het che si scrive così ח
Vale otto e simboleggia un momento strategico: lo STOP di un ciclo. È una fermata obbligatoria che colpisce il lato della materia affinché l’Energia Creativa possa spostarsi sul lato frontale e ripartire, per concludere definitivamente e felicemente il ciclo in essere.
La sillaba DA che precede DABERAK e segue CA di CADABRA, richiama la porta, enunciata dalla lettera DALET ד. Attraverso questo uscio scorre via l’Energia Evolutiva che necessariamente deve portarsi sulla via frontale a quella materiale.
I vecchi e saggi cabalisti, sapevano che per guarire le malattie e le maledizioni occorreva introdurre nella vita del credente un messaggio verbale, un “Apriti Sesamo” della situazione. ABRACADABRA aveva tale scopo e lo ha ancora se utilizzata con cognizione di Amore e profondità spirituale.
Un ulteriore considerazione mi porta a dire che HET (ח), BEIT (ב), REISC (ר) messe insieme significano “mago”, questo vuol dire che la magia costituisce l’essenza della parola ABRA.
IL VARO è IMMINENTE