La fattura è di un contratto, che già il cuore ti ha sottratto, perché dentro c’è un misfatto: imbalsamare in un ritratto.
Quando si dice che il divenire, è della vita il suo fluire, si assicura che l’amore, non può stare dentro un solo cuore.
Un infinito è stabilito e l’eterno ha ribadito: ciò che vale è la capacità di dare continuità.
Nel caso già citato, del matrimonio celebrato, si antepone la missione che all’amore si contrappone. Tale condizione già include una finzione.
Incasellare in una situazione, non è buona ragione e nel ruolo da marito, che l’anello mette al dito, non c’è istinto stabilito. Va contro quel bene sancito, che si palesa quando avrà tradito.
Non è dato imprigionare, il sentimento di chi vuole amare, non si può nemmeno imparare, quando qualcuno si vuole obbligare. Ne risulta evidente, che non è anelito nascente, non segue la passione, ma soltanto una imitazione. Agli altri ci dobbiamo accomunare, così che il potere ci possa governare, un bel gregge da ammaestrare, che al proprio posto ha imparato a stare.
Il diritto è prepotente e la realtà diviene evidente: si spera nell’eventualità, che il matrimonio di fatto sia una società. Le famiglie sono imprese, dove la dignità e le offese, son sottese agl’interessi, così intesi da ambo i sessi.
Se c’è un ruolo da guadagnare, il contratto si può fare, si va subito ad annoverare, nel curriculum da presentare e se saprà durare, di un fatturato si potrà parlare.
Il matrimonio può insegnare, a fingere e a celare, se non vuoi farlo terminare, la bugia è condizione fondamentale: dite la verità se finisce è perché c’è sincerità. È peculiarità dei divorziati essere della vita appassionati, coraggiosi e tenebrosi, non sopportano i noiosi. Son concreti e realisti e dalla storia son ben visti, son anche un po’ dottori, perché di loro stessi fautori: dentro un sogno imperituro, usano il cuore anche senza ‘lo giuro’.
Il matrimonio è assurdità e chi è sposato già lo sa. Ditelo chiaramente è un rito solo apparente, nasce già viziato, nel momento che è dichiarato.
Gli sposi che piangono all’altare lo possono testimoniare: non sanno dimenticare l’amante che li saprà aspettare.