“La lettura” | di Girolamo Lo Verso | Capitolo del saggio inedito “Del piacere di leggere: da Proust ai Millennial”

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Premessa a cura di Andrea Giostra:

L’articolo “La lettura” di Girolamo Lo Verso che leggerete a seguire, è uno degli importanti contributi frutto di una riflessione partecipata che vede protagonisti diverse persone appassionate di libri e di lettura. Nel mese di novembre 2019, su diversi magazine nazionali e regionali, venne pubblicato un articolo, scritto da Ilaria Cerioli e Andrea Giostra, che si poneva delle domande sul senso della lettura oggi, nel Ventunesimo secolo, a partire dal noto saggio di Marcel Proust “Sur le lecture”, pubblicato in Francia il 15 giugno 1905, fino ai giorni nostri. Un articolo che venne letto da oltre 50 mila lettori e che vide centinaia e centinaia di commenti, tutti molto interessanti. A questo inaspettato successo di lettori seguì l’invito, da parte degli autori, di una riflessione partecipata avanzata a diversi loro amici e colleghi, proprio a partire dall’articolo «Da Marcel Proust ai Millennial, “Del piacere di leggere” e del “Senso di vivere tra i libri” dei ragazzi di oggi» https://mobmagazine.it/blog/2019/11/30/da-marcel-proust-ai-millennial-del-piacere-di-leggere-e-del-senso-di-vivere-tra-i-libri-dei-ragazzi-di-oggi/. Seguirono diverse adesioni da parte di studiosi, educatori, professori universitari, psicologi, critici d’arte, insegnati, artisti, scrittori e qualche giovane adulto. Il saggio, a cura di Ilaria Cerioli e Andrea Giostra, che ha per titolo “Del piacere di leggere: da Proust ai Millennial”, sarà pubblicato (se riusciremo a rispettare i tempi) entro il mese di ottobre 2020, ed ha già raccolto diversi interessanti contributi che verranno anticipati in questa piccola rubrica su questo magazine che abbiamo chiamato con lo stesso titolo del saggio di prossima pubblicazione: “Del piacere di leggere: da Proust ai Millennial”.

È bene precisare che il saggio quando sarà ufficialmente pubblicato, sarà leggibile gratuitamente online su alcuni portali web, e, altresì, potrà essere scaricato online in pdf sempre gratuitamente. Ovviamente sarà anche disponibile su tutti i portali online di distribuzione libri.

Chi dei lettori di questo primo contributo, quello del prof. Girolamo Lo Verso, volesse scriverci e sottoporre alla nostra attenzione la sua riflessione su questo grande tema, ne saremmo grati e certamente la prenderemo in considerazione per un eventuale inserimento nel saggio di cui vi abbiamo anticipato i contenuti.

Buona lettura a tutti…

 

“La lettura” di Girolamo Lo Verso

Su questo tema è stato scritto e detto talmente tanto che l’unica cosa che mi sento di fare è quella di lasciare fluire i pensieri e narrare cose mie a ruota libera.

Parlando di lettura si può infatti rischiare di cadere nell’esibizionismo o nel suo opposto: pudore e timidezza.

Ci può essere anche un altro rischio narcisistico. In questo caso, per me, il pericolo maggiore (anche se forse per qualcuno è bello e/o salvifico) è quello di scambiare la vita per la lettura o di interpretare letterariamente le emozioni della vita. Ai miei occhi di vecchio psicologo-clinico ed analista, con tanti anni di lavoro terapeutico alle spalle, questo è rischioso e può inchiodare qualcuno ai suoi problemi ed impedire di apprendere dal vivere e dalle esperienza e/o di concedersi una vera psicoterapia.

Pirandello, se ben ricordo, scrisse che la vita o si vive o si scrive.

Lui è un esempio del sensatezza delle mie preoccupazioni. Personaggio geniale ma psichicamente molto difficile. Arrivò al punto di ricattare la figlia dicendole che se restava in sud America con il marito le avrebbe bloccato gli aiuti che le dava.

Vari straordinari scrittori che ho molto amato, ad esempio Proust, Kafka e forse Musil avevano una genialità totale, una immensa capacità elaborativa e linguistica, una cultura incredibile.

Ma erano, come si dice, tutta testa ed erano dannosi e dannati per il vivere.

Viceversa Omero, il nostro Camilleri, molti Sudamericani, Levi e tanti altri, ad esempio gli scrittori di mare o di impegno socio-politico, realizzano coi loro testi la compenetrazione di vita e narrazione, di corporeo, emozionale, mitologico, di pensiero.

Camilleri, scrittore, secondo me, più profondo di quanto si sia detto, nei suoi romanzi trasuda di ingegno, ironia, indignazione, carnalità. Straordinaria la sua lettura di Tiresia, il cieco, ed una sua affermazione: “la cosa più terribile della mia cecità è stato non potere più guardare la bellezza femminile”. Di grande valore etico/estetico anche la sua nausea per demagoghi che facevano la campagna elettorale baciando il rosario.

E lui non era certo un narciso patologico ma un vero innamorato della donna, della vita, dell’etica, della giustizia sociale.

In un’altra categoria ancora metterei il D’Arrigo di Horcynus Orca. Lui di incredibile mentalizzazione invenzione linguistica, conoscenze, travaglio caratteriale. Il suo romanzo pieno di vita, acqua salata, pesci, emozioni, miti viventi, pescatori.

Il Mare

Se è vero però che omologare il leggere ed il vivere (Lo Verso 2017) fa correre il rischio di retorica ed astrazione dal vivente è anche vero che leggere è l’unico modo possibile, per i comuni mortali, di viaggiare molto e vedere tante vite, geografie, culture, antropologie. Buffo leggere di uno scrittore/viaggiatore di professione costretto in casa dalla sua nuova esperienza (Coronavirus) di viaggiare leggendo. Io sin da bambino ho amato il mare. A cinque anni iniziai la mia carriera di subacqueo che portai avanti sino a diventare semi-professionista e ad affiancare ciò alla mia vita di studioso e psicoterapeuta. In parallelo dai dieci anni in poi ho sempre letto sul mare tutto quello che ho trovato: sul Mediterraneo, le isole polinesiane, i viaggi. Nella realtà mi sono immerso molto intorno alla Sicilia ed in fondo al Sudan in Mar Rosso. Leggendo ho girato e immaginato tanto ed ho gratitudine per i libri che me lo hanno consentito. E me lo consentono anche oggi nella “maturità”. Conosco bene alcune isolette (molto Linosa, San Vito, le Egadi) sottacqua come si conosce la piazza principale della propria città. Ma sono alcune su decine di migliaia. Leggendo, invece, ne ho viste tantissime persino nei secoli pre-cristiani. Ad esempio ho cacciato Moby Dick anche se tifavo per lei, sono andato nel Settecento con Cook vicino all’Australia, con Stevenson, Melville e Conrad in Polinesia ed in tanti luoghi meravigliosi. Ho risalito il Mekong anche prima del 68. Nella vita ho anche esplorato realmente parecchio il Rio delle Amazzoni ed il Rio Negro perché andavo a fare formazione a Manaus. Ma leggendo ho girato le Americhe e l’Asia e percorso il Nilo e il Mississippi sui battelli a vapore nell’Ottocento cercando di non farmi spennare dai bari professionisti. Alla fine (2018) ho scritto, dopo tanti testi scientifici, un libretto “Mediterraneo dentro” con l’editore Qanat di Palermo. Ho letto molto. Ma mi fa impressione constatare, entrando in libreria, vedere quanti, infiniti libri non conosco, neanche di mare.

Ho anche un po’ esagerato. Nel gruppetto di appassionati di cui parlerò si diceva che nella vita si possono leggere bene solo 3000 libri se ci si dedica a loro. Non so se sia vero ma ne fui influenzato sino al punto da affermare semischerzosamente che bisogna leggere solo libri collaudati di molti anni fa. Per essere sicuro di non perdere tempo. Questo ha rallentato la mia conoscenza della letteratura contemporanea. In vecchiaia sto recuperando un poco, trovo cose belle ma qualche bidone lo prendo.

La mia storia di lettore accanito comincia da ragazzino, dicevo, e forse traccia un percorso di una vita, interiormente, con aspetti anche solitari. Anche se nel quotidiano sono stato un uomo pubblico, docente, conferenziere, autore di tanti articoli e testi scientifici ecc.… ed ho avuto molti scambi affettivi, mogli e figli, alunni, colleghi.

Da ragazzino leggevo Salgari e gli autori succitati oltreché i consueti testi per ragazzi di allora. Poi crescendo ho sempre più amato la grande letteratura. Fino al vizio. Ad un certo punto preferivo i grandi libri di oltre mille pagine ad es., oltre i già citati, Musil, Guimarez Rosa, Le mille e una notte. I libroni storici sui temi più vari.

I testi enormi oppure di certi autori come per Sciascia e Camilleri l’opera omnia mi consentivano di cambiare vita (anche se la mia vita c’era, era intensa e mi pigliava molto) e di entrare in un altro mondo.

Libri/pianeta in fondo.

Non a caso ho amato anche la fantascienza anche qui preferendo gli autori che costruiscono mondi: la Le Guin, Asimov, ecc.

Crescendo cominciarono anche, in parallelo, ovviamente, le letture impegnate e professionali. Anche qui con tanta di quella passione da diventare uno studioso (professionista) per lavoro (sempre però affiancando questo alle immersioni sino ad una certa età, ed alla clinica come docente e formatore sino ad oggi).

Ad un certo punto fondai, come accennato, con Armando, Nino, Peppino ed ogni tanto anche qualche simpatizzante, una sorta di club privato di letterati accaniti e curiosi. Però vivevano per la lettura (tranne in parte Nino). Uno mi disse, pur possedendo migliaia e migliaia di libri: il giorno in cui dimentico un libro che ho mi sparo. A me, più giovane, era già capitato di dimenticarne qualcuno. Oppure ogni loro erotizzazione più o meno mentalizzata si doveva svolgere in luoghi “pieni di libri”.

Che io sappia la massima descrizione del culto per il libro è contenuta in Canetti, autore che io conoscevo per motivi professionali per il suo “Masse e potere”. In “Auto da fé” viene descritto un uomo, grande sinologo, che vive in una casa tutta tappezzata di libri dal pavimento al soffitto.

Un giorno la governante, brutta, volgare, ignorante ed egoista si fece trovare a pulire i libri con …. i guanti. Lui la sposò e questa fu la sua rovina fino a quando non diede fuoco alla casa ed ai libri.

Con questo mini club uscivamo il giovedì, andavamo nelle librerie di seconda mano, che ci amavano, e compravamo buoni testi. Fu così che costruii una buona biblioteca senza dissanguarmi. Dopo questo rituale andavamo alle “Mala taverna” al Papireto (Palermo). Una bettola verace dove mangiavamo cibo abbondante, proletario e ben accompagnato. Il corpo riceveva i meritati omaggi. Parlavamo lievemente di letteratura. Dopo cena in un elegante bar continuavamo con un livello più sofisticato.

Tuttavia la conoscenza di alcuni (non io) di “tutti” i libri può essere problematica (nello stile della biblioteca di Babele Borghesiana, autore allora oggetto di culti anche rischioso poiché con mio scandalo diceva che la cosa bella dei sogni non era il contenuto ma il fatto meraviglioso di sognare). Estetica pura. Ciò rese pian piano difficoltoso il dibattito sui contenuti e si arrivò a parlare soprattutto di edizioni, copertine e, i più viziosi, anche di odore dei libri. Io non mi entusiasmavo granché. La cosa durò anni ed è un bel ricordo. Il club aveva i suoi limiti. Uno era l’aristocraticità (anche se tutti erano di sinistra come la maggior parte di chi scrive e legge in Europa e Sudamerica).

Una volta a casa di un amico Peppino ed Armando inventarono un autore mitteleuropeo per prendere in giro il nostro ospite, uomo capace ed affettuoso di media cultura letteraria ma appassionato, che prendeva appunti. Questo mix di aristocraticità culturale o progressismo è integrato ai nostri giorni con il disprezzo e per quello che chiamiamo il nazi-populismo. E viene ricordato Goebles che diceva: “quando sento la parola cultura estraggo la pistola” o il film con Ugo Tognazzi sergente fascista che accompagnava con un sidecar un intellettuale al confine ed usava le pagine del libretto di poesie che lui leggeva come cartina per avvolgere il trinciato forte e fumarlo.

Ho parlato di alcune delle mie letture più amate, voglio aggiungere la mia passione di rileggere ogni 3-4 anni i miei libri preferiti e di scoprire ogni volta cose nuove. È una pratica che consiglio poiché rileggendo si è meno schiavi dell’attenzione alla trama che si conosce e ci si gusta di più il linguaggio, i dettagli, le descrizioni, la psicologia dei personaggi. Per me un grande piacere.

Fra i più letti e riletti mi vengono in mente Horcynus Orca di d’Arrigo, i citati Camilleri e Sciascia, Stevenson, Conrad, Melville, Corto Maltese, molti canti dell’Inferno, Se questo è un uomo di Levi, Dune e Pianeta Tchi della fantascienza, Il Maestro e Margherita di Bulgakov (ho leggiucchiato i russi ma non li ho mai amato troppo, fastidiosi, “grande madre russa” ed ho solo bazzicato l’oriente (a parte le Mille ed una notte). Un po’ di più turchi e nord Africa.

Mah?! Ho passato la vita a leggere ma a volte mi sento semi-analfabeta. Quindi io in parallelo al resto del mio vivere ho passato la vita a scrivere: note, articoli, ricerche, volumi. Su temi professionali: la psicoterapia analitica (aspetti epistemologici, teorici, di ricerca, clinici), la gruppoanalisi progettuale che ho costruito, la psicologia mafiosa. Negli ultimi anni ho intrecciato gli scritti scientifici con cose quasi letterari scrivendo testi sul mare e pubblicando con Toni Saetta, Qanat (PA) testi più leggeri, di pensiero con riferimenti indirettamente autobiografici. Questo è stato il piacere di scrivere più che lo scrivere per lavoro (rinvio alla bibliografia). In questi testi racconto anche di una “scoperta”. Dopo aver passato la vita a scrivere cose scientifiche rischiando la denuncia del W.W.F. per sterminio di alberi ho scoperto di … non sapere scrivere. Il linguaggio scientifico è serio, noioso, preciso, chiaro, specialistico, esplicativo, comunicativo.

La letteratura è in primo luogo linguaggio creativo oltreché narrazione ed in esso è la sua qualità, intelligenza, vivacità, piacevolezza sono centrali.

Concludo dicendo che ho iniziato da un paio di mesi a scrivere un libretto che si chiama “Quando Giovanni diventò Falcone”. Si parla di lui come persona, del suo metodo, del rapporto con ciò con nostra ricerca sulla psicologia mafiosa. Mi viene qui in mente perché racconto di lui, il suo essere un uomo, il modo assai riservato e pudico rispetto ai sentimenti. Ricordo che una volta a casa sua mi trovò a leggere con la penna (o la matita?) in mano; io ho sempre molto sottolineato non solo le cose di lavoro ma anche la saggistica e persino un po’ la narrativa. Per molti sono iconoclasta. Lui ridendo imbarazzato mi disse che era una cosa troppo intima che non si doveva fare. E mi raccontò di quando dopo la morte del padre gli capitò di sfogliare i suoi libri ed imbarazzarsi quando trovava sottolineature; come se fosse l’invasione di una intimità che richiederebbe riservatezza. Devo dire anche, però, che quando mi è capitato di leggere libri sottolineati dagli altri mi è successo invece di stupirmi poiché erano segnate cose per me non rilevanti e non collegavo in nessun modo le frasi sottolineate con la persona che lo aveva fatto né con quello che leggevo.

Alcuni miei testi che spero qualcuno abbia voglia di leggere.

Lo Verso G., Di Blasi M. “La gruppoananlisi soggettuale” Cortina MI 2011

Lo Verso G. “La mafia in psicoterapia” Angeli MI 2012

Lo Verso G. “Vivere” Kanak PA 2012

Lo Verso G. “Mediterraneo dentro” Kanak PA 2017

Lo Verso G. “Cose – Flash per un agile “manualetto etico/esistenziale un po’ naif” Kanak PA 2019

Giunta S.., Lo Verso G. “Fare gruppi: indicazioni per la clinica, la formazione, la ricerca” Il Mulino BO 2019

Lo Verso G. ”Quando Giovanni diventò Falcone” (in press)

INFO SULL’AUTORE:

Girolamo Lo Verso dice di sé: «Mi presenterei nella complessità di una esistenza. Sono siciliano, profondamente, ma con madre bergamasca e una vita nord-sud. Ho fatto il subacqueo semi-professionista mentre facevo un lungo training gruppo analitico tra Roma, Milano e Londra. Mi sono occupato, da sempre, di psicoterapia e ho co-fondato la laurea in psicologia clinica dell’Università di Palermo (oggi gestita da bravissimi colleghi) di cui sono orgoglioso. Mi sono occupato di ricerca-intervento sulla psicologia mafiosa e sono uno sciasciano impegnato per l’etica, la democrazia, contro il razzismo. Ho tre figli.»

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