Picasso, Les demoiselles d’Avignon e i travagli dell’arte | di Roberta Bramante

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Vorrei commemorare la nascita di uno dei più grandi pittori contemporanei ricordando la celeberrima opera che ha generato un cambiamento epocale nella storia dell’arte ovvero Les demoiselles d’Avignon, realizzata da Picasso tra il 1906 e il 1907, conservata al MoMa di New York ed appartenente al cosiddetto periodo rosa dell’artista. Di Les demoiselles mi colpiscono subito gli elementi simbolici che sembrano rievocare la tragedia greca, in particolare ritrovo Euripide e le sue baccanti. La definirei un’opera prolettica, anticipatrice di uno stile innovativo, sovversivo, ma il travaglio che porta alla luce questa nuova dimensione stilistica è sofferente e tormentato.
Le figure picassiane sprigionano un erotismo quasi pornografico, violento, esplicito, disvelato, anzi smascherato. Non a caso l’opera fu accusata subito di essere immorale. La tensione verso il dionisiaco è evidente nella deformazione della materia, nelle simmetrie mancate. Le figure si allontanano irreversibilmente dalla ricerca della perfezione formale e fotografica. In Les demoiselles Picasso trasfigura l’idea di Bello apollineo così come era sempre stato inteso. Si ribella a quell’oggettività piegata e subordinata alla mera imitazione del reale, emulazione di ciò che è fuori di noi. Assistiamo a una rivoluzione, alla rottura delle armonie classiche, rassicuranti e degli iperurani platonici. Nello stesso tempo però nei volti delle protagoniste traspare quasi un sentimento di rigetto, di rifiuto, a tratti livido, della loro condizione. L’avvento dell’Oltre-uomo, non è ancora definito completamente. È viva la lotta tra Thanatos e Eros, tra la ricerca inconscia della propria ferinità originaria e lo smarrimento pallido degli sguardi controllati dai diktat del Super-io. Les Demoiselles è un primo vagito, il primo anelito che cerca di uscire fuori da un pertugio stretto e oscuro. È una nascita sì, e pur presagendo l’avvento di qualcosa di grandioso, di intimo e autentico, porta con sé anche sofferenza e sgomento.

Roberta Bramante