“Amo scoprire quegli angoli dell’anima che abbiamo nascosto e non più ritrovato” | di Valeria Tufariello

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Ho ascoltato le “Novelle brevi di Sicilia” recitate e interpretate da Susanna Mollica e Vincenzo Bocciarelli. Susanna Mollica è interprete strepitosa! Vincenzo Bocciarelli è attore straordinario. Non amo i confronti, posso solo dire la mia impressione. Susanna Mollica: è odore di legno e velluto, è pulviscolo che si intravede in controluce, il suono del legno sotto i passi di un teatro silenzioso ed attento. Lei È il Teatro. Vincenzo Bocciarelli è frizzante e colorato come la granita di Sicilia. Una camera oscura dove sono appese le foto in attesa di vedere apparire le immagini. Una tonalità anche la sua, coinvolgente. Bravissimi entrambi!

Poi ho ascoltato “La confessione” recitata da Paolo Massaria, anche lui interprete straordinario, dalla voce graffiante, perfetta per raccontare i tagli sulla pelle e nell’anima di una vita vissuta come quella del Cardinale di cui narra la storia.

Queste le mie impressioni su alcuni delle Novelle e dei Racconti.

“Gli auguri di mia nonna ottantenne”. Un esordio che suona come un testamento, ricco di raccomandazioni, responsabilità e premura per la maggiore età, che da sempre rappresenta il passaggio al mondo dei grandi. Poi, d’improvviso, una netta virata verso quello che conta davvero: il benessere, godersi la vita, trovare una donna, formare una famiglia. Progetti che riempiono di entusiasmo e di aspettative, come riscatto per quello che lei, la nonna, forse, non ha avuto la possibilità di vivere, ma solo di sognare. Il tutto guidato da una voce sussurrata, come si fa con i segreti che si raccontano tra bambini e, come impone il loro “codice d’onore”, si pronunciano portando le piccole manine agli angoli della bocca, affidando il loro: “ti dico un segreto, ma tu non dirlo a nessuno”… Va’ e sii felice.

“Agosto a Palermo”. Ho visto le strade di Palermo, ho sentito gli odori di Ballarò, le voci della gente nella via principale. Ho percepito il silenzio nelle vie a ridosso della movida, dove regna il contrasto del tutto e del niente, un silenzio protetto dalle spesse mura di antichi palazzi. E il colore di un popolo multietnico che da carattere ad una terra unica.

“Il Sindaco”. Ho percepito la gioia malinconica a tratti puntellata da felicità. Una malinconia che lascia il posto al fastidio per un insignificante burocrate, che pensa all’avere e non all’essere… l’essere, quello che adesso riempie il cuore del sindaco nonno, verso la sua adorata nipotina, del sindaco padre, orgoglioso per la sua famiglia e del sindaco uomo, emozionato dinanzi ai colori della sua amata terra e della sua amata vita che ben presto dovrà lasciare (per questione d’età) proprio adesso che ha capito cosa è davvero importante…

“L’onorevole”. Una fiera delle vanità dove ognuno espone la merce migliore. Atmosfere di emozioni rarefatte, ambienti che spingono alla becera competizione anche su quello che non si possiede, ma si promette. Chi ha voglia, tempo e modo può tirar su la testa e notare lo sfarzo, ma nessuno lo farà mai. Che vuoi che sia questo intarsio o quell’arazzo spruzzati d’oro, di fronte al lusso ostentato privo di classe, ma simbolo di benessere. Eppure respirano tutti sotto lo stesso cielo, che sembra ricamato da mani sapienti. Ma sono troppo intenti a “contare”. E in questa cornice di futilità, all’improvviso, l’amore! Il vero motore, dell’anima, che rende tutto sfondo, senza tornaconto né convenienza, accade e dà a tutto un senso.

“Al telefono”. Parlare non è inizialmente un atto di coraggio ma istinto di sopravvivenza. La spinta a liberarsi di quel groviglio di fuliggine che gli opprime il petto e gli impedisce di respirare, lascia ben presto il posto al bisogno descrittivo che diviene terapeutico. E dopo il profondo atto di fiducia che una confidenza reca con sé, l’abbandono. Sentirsi soli e capire di esserlo stati per tutta la durata della conversazione. Il senso di vuoto acuito dalla gente che con superficiale allegria si sparpaglia per le vie in cerca di leggerezza. Quella stessa leggerezza che avrebbe voluto provare, raccontandosi, e che adesso lo lascia più svuotato di prima, come il vedere tutte quelle persone lo fa sentire ancora più solo

“Il senatore”. Meraviglioso spaccato di una Sicilia cocente. Fotogrammi quasi antichi di una terra che sembra non voler seguire i tempi. Il quotidiano: di carta; il fazzoletto (con cui il Prefetto si asciuga il sudore): di stoffa; il linguaggio, quello delle parole non dette, fatto di gesti più eloquenti ed inequivocabili. E quel lieve cinismo di sorprendersi, leggendo di un delitto così efferato, e sapere di poter chiudere quella triste pagina di cronaca, riempirsi gli occhi di blu e godere ancora di quella terra, perché non è arrivato il suo turno, non oggi!

“La confessione”. Il momento della resa avvenuta dapprima nel corpo e poi nell’anima, quella che adesso vuole salvare. Un corpo cadente e stanco, privo di pulsioni e tentazioni, che gli fanno apparire riprovevoli molte delle azioni passate. Il suo appuntamento fisso del lunedì con la confessione (già di per se un atto intimo) era a tutti noto e diviene uno spazio nascosto dove poter presenziare in abiti umili, e non con seta e fili dorati – con cui battersi il petto sarebbe stato poco credibile – come lo sarebbe stato (poco credibile) se fosse stato visto ricoperto di “stracci” da quelli che lo conoscevano come potente e carismatico. Antichi palazzi dove ogni angolo sa di vissuto, come quello degli scalpellini che avevano intarsiato preziosi pavimenti e divenuti sostegno e suolo; un’arte ignorata dai passi di ogni tipo che la calpestano, incuranti della fatica che c’è dietro ogni scolpitura; un parallelismo con le vite passate tra le mani del prelato, che incurante le ha fatte scivolare tra le dita come grani del Rosario. E cerca le colpe, i responsabili, i peccati e infine si autoassolve, in preda ad un delirio della coscienza, trovando il motivo dei suoi cedimenti nella storia della sua nascita, dove è stato separato dalla madre senza nemmeno poterne sentire l’odore. Il peccato come risarcimento di quel vuoto dove a una madre “orfana” del suo bambino è stato vietato di dare amore e a lui di riceverne… E infine la fragilità umana nella sua nudità e interezza attraverso la manifestazione del dubbio, dinanzi alla possibilità dell’inesistenza e dell’inconsistenza del dopo, diversamente da quanto promesso agli inizi e che gli hanno ingenuamente tracciato tutto il cammino.

Valeria Tufariello, scrittrice e poeta

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Valeria Tufariello

L’autore Andrea Giostra

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Play List per ascoltare la lettura e interpretazione dei racconti e delle novelle siciliani da 15 attori professionisti e semiprofessionisti:

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Per leggere gratuitamente online le “Novelle brevi di Sicilia”, clicca qui:

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Link della pagina ufficiale Facebook delle “Novelle brevi di Sicilia”

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Pagina Facebook ufficiale della raccolta inedita “Mastr’Antria e altri racconti”:

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Andrea Giostra