Una gran beltà? Parco giardino Sigurtà, di Flaviana Pier Elena Fusi
Ricorda tempi lontani, quando i fiori emanavano profumi nostrani, colori di cieli, orizzonti per girasoli e comete che puntavano dritte alle tagete.
Le essenze erano conoscenze e della natura risvegliavano credenze. Incommensurate ed abbagliate, le corolle restavano imbrigliate, nel loro nido multicolore, dove il caleidoscopico splendore, regalava a ciascuno un diverso sapore.
Le rose inebriate, della regina le prelibate, risvegliavano l’amore, avvicinando la mente al cuore.
I tulipani regnavano sovrani, degli eventi erano guardiani, annunciavano la primavera, quando il cielo azzurro non era una chimera, ma sfondo limpido faceva, da cornice alla brillante Chioma di Berenice.
Il verde dei prati ammaliati, invitava ad essere passeggiati, l’aria era tersa e pulita e scivolava leggiadra tra i capelli e le dita. Un mondo rifulgeva immacolato e la poesia sgorgava con il fato, ispirava l’illusione, che quel paesaggio proseguisse la tenzone.
È l’attuale stagione, garanzia di continuazione.
Quel sogno è a noi tramandato e realtà ancora oggi iridato. Molte cose sa raccontare, come solo un saggio sa fare, a chi vorrà da lì passare e dalla magia sua farsi attraversare.
Come un antico e prezioso forziere, elargirà doni questo giardino cerimoniere.
Una gran beltà è parco Sigurtà!
Flaviana Pier Elena Fusi
Il ‘silenzio’ del parco che parla! di Edoardo Flaccomio
I fiori si possono ritenere oggetti di culto, all’interno dei quali aleggiano misteri fatti di colori, profumi e sensazioni.
I profondi silenzi che sgorgano dalle piante, destano nelle persone sensibili, una vacua sensazione di felicità, ma anche di essenza, che li unisce al divino.
Laggiù, nel regno vegetale, tutto sembra immobile. Il tempo ruba spazio al tempo, nulla trascorre, eppur tutto si muove. Il mistero assorbe l’anima vibrante del visitatore che lo ammira.
Sono sacre le siepi ritagliate, i fiori che nascono con semplicità, amici leggeri che nel giardino si accontentano dello spazio e della persona, nuda di pensieri mentre percorre l’erba che sa di creatività, di manto di selva: selvaggia e antica.
Tale è parco Sigurtà, che perfino nelle lettere del nome, contiene la Verità. Parola d’ebraico, lingua di bontà.
Sig di Sigurtà: significa siepe, con quelle lettere che ne ritagliano il contorno, Samek, iod, guimel, ג, belle come fiori appena spuntati dalla terra per alleggerire il giorno dalle sue fatiche. E le restanti lettere, poi, quanto belle saranno mentre annunciano la mezzadria, l’incisione fra le zolle e la conformazione delle siepi?
Sigurtà, un nome che Sicur ti fa. Vorresti restare là e non tornar più in città.