O conviviamo o ci lasciamo | di Irene Losito

0
863
Condividi l'articolo, fallo sapere ai tuoi amici ! 

“Da tre anni vivo una relazione con un uomo single che abita ancora con la madre, vedova (io sono divorziata e vivo da sola con un figlio adolescente). Non è stata una storia facilissima la nostra ma tra alti e bassi siamo ancora insieme. Il punto è che io vorrei che iniziassimo una convivenza. Ma ogni volta che tocco l’argomento sembra scoppiare la terza guerra mondiale!? Lui è economicamente indipendente, vive con la madre per una questione di comodità: lo accudisce oggi che ha 49 anni esattamente come quando ne aveva 15. Non si è mai confrontato con il peso delle responsabilità, che conosce bene chi invece vive da solo (e magari cresce pure un figlio da solo…). È l’eterno Peter Pan! Ma a me questa condizione di vita inizia a star stretta. I nostri orari sono condizionati da quelli della madre, non possiamo farci viaggi insieme perché lei non accetta di ritrovarsi sola. Aggiungi a questo il fatto che non ha mai approvato la mia condizione di donna divorziata e con un figlio, ed il quadro ti appare completo. Dovrei forse metterlo con le spalle al muro? O conviviamo o ci lasciamo? Perché, credimi, io non so più davvero cosa fare…”

In una relazione di coppia si deve essere felici in due. O inevitabilmente ci si dirige al capolinea, è solo questione di tempo. Il punto è che per poter raggiungere questa condizione ideale, bisogna saper guardare nella stessa direzione e avere obiettivi comuni.

Se il tuo compagno è felice di questa relazione part-time è evidente che non potrà accettare bene un ipotetico aut aut: “O conviviamo o ci lasciamo”. Corri il rischio che, messo con le spalle al muro, ponga davvero fine alla vostra relazione.

Ti consiglierei piuttosto di fermarti a riflettere un po’ su un altro aspetto. Se i vostri orari sono condizionati da quelli della madre, è evidente che la vostra storia sin dall’inizio si è “incastrata” con la vita del tuo compagno che (a quanto pare) vive in simbiosi con lei.

Una relazione ha bisogno di tempi e spazi propri che vanno fortemente protetti dalle interferenze esterne. Se lui ha organizzato le sue giornate con la madre, forse non contempla un‘ipotesi di vera e propria vita di coppia perché la sua quotidianità è già condivisa con lei. Alla compagna potrà riservare le briciole, i tempi e gli spazi che restano liberi dalle priorità materne o che vengono generosamente concesse, di quando in quando, dalla madre.

Le differenze tra i partner dovrebbero tradursi in punti di forza che alimentino all’interno della coppia la creatività, fornendo occasioni di crescita personale ad entrambi. Ma nel tuo caso mi sembra che siate due veri e propri binari paralleli. Ecco perché quando tocchi l’argomento sembra che si scateni la terza guerra mondiale.

Son tanti gli uomini che costruiscono con le madri vedove rapporti strambi, finendo – nei casi più estremi – addirittura a ricoprire più un ruolo da marito che da figlio. Ecco che, dopo tanti anni, per queste donne, gli equilibri raggiunti son come veri e propri diritti acquisiti a cui non pensano minimamente di rinunciare. E i rispettivi figli hanno consapevolezza di aver permesso per troppo tempo che la loro vita andasse per la via più comoda, non per la più giusta.

Affronta il discorso una sola volta, con calma, col tuo compagno. Se per te la convivenza è condizione irrinunciabile, fagli capire la tua posizione. Ma nessuno ha il diritto di imporre ad un altro i propri desideri. E se lui resta fermo nella sua idea di non voler fare alcun passo in più perché il vostro rapporto gli sta bene così, dovrete arrivare insieme ad acquisire consapevolezza del fatto che non ci sono i presupposti perché siate felici in coppia.

Meglio una brutale verità che continuare a perdere tempo in un tira e molla logorante che non porterebbe comunque nulla di buono.

Irene Losito

Hashtag: #coaching #coachingrelazionale #lovecoaching #love