La Nottola di Minerva, tra pensiero e realtà | di Roberta Bramante

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La nottola o civetta è l’animale simbolo della conoscenza fin dall’antichità. Compagna fedele nelle rappresentazioni mitologiche elleniche di Atena e in quelle romane di Minerva. Gli occhi e il becco della civetta sembrano seguire la linea della lettera φ (fi), simbolo alfabetico greco della filosofia e in seguito anche quello della sezione aurea. Oltre dell’aspetto simbolico e mitologico,
la Nottola di Minerva viene menzionata da Hegel nell’opera Lineamenti di filosofia del diritto per definire e delimitare, attraverso una suggestiva metafora, il ruolo della filosofia. Hegel è un esponente dell’Idealismo e ha una visione panlogistica dell’esistenza, ovvero tutto è Ragione, ogni cosa tende alla realizzazione di un piano razionale e logico. “Tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è reale” Fenomenologia dello Spirito. Come la nottola si leva in volo solo a calar del sole, così la filosofia può analizzare la realtà solo dopo che questa realtà s’è compiuta. Allo stesso modo dicesi per la storia. Solo quando un processo storico termina può intervenire l’analisi filosofica per cercare di comprendere il senso degli eventi. Hegel entra in contrapposizione con le correnti filosofiche illuministe che al contrario attribuivano alla filosofia un ruolo educativo, “evangelico”, eversivo, decisivo nel determinare e influenzare gli eventi e nel risvegliare le coscienze oscurate dall’ignoranza. In effetti, aderendo o meno a un progetto già dato, l’Illuminismo ha contribuito alla nascita delle rivoluzioni settecentesche.
Anche Marx si inserisce nel panorama filosofico in netta antitesi con la visione hegeliana. È convinto che la prospettiva di Hegel tenda a giustificare la realtà e a dare alla filosofia un ruolo meramente contemplativo. Inconcepibile, per il pensatore di Treviri, che la filosofia non si opponga al reale anche quando il reale risulti essere ingiusto, impensabile che la filosofia avvalori e cerchi di cogliere la razionalità anche dove non vi sia.
Marx è convinto dell’assoluta identità tra il pensiero e la praxis. La filosofia non è solo speculazione dialettica ma deve diventare azione concreta, azione di rottura, qualora necessario.
La domanda che viene da porsi analizzando queste differenti prospettive è se sia la realtà a influenzare il pensiero o se sia il pensiero a determinare la realtà. Il reale ha in sé una certa razionalità anche quando sembra di no, anche quando sembra tendere verso il male o l’ingiustizia? Oppure esso non ha alcun senso logico, per cui devo poter tradurre il mio pensiero critico in azione o rivoluzione per sovvertire ciò che non mi piace?
Cos’è che nel quotidiano muove i nostri fili, determina le nostre azioni? Il pensiero? Una sorta di piano razionale o provvidenziale a cui devo piegarmi? Sono libero di agire seguendo i miei pensieri o sono schiacciato dal peso degli eventi che incombono su di me?
Qual è il nostro ruolo nell’esistenza? Quale la portata della nostra mente nell’influenzare gli eventi?
Questi sono quesiti aperti a prospettive ambivalenti, le cui risposte conducono inevitabilmente a delle antinomie. Tuttavia al di là di Hegel e Marx, delle loro visioni antitetiche, al di là della problematica relazione tra pensiero e realtà, ciò che conta è non smettere di analizzare, ragionare, di nutrire la curiosità. La Nottola di Minerva, un po’ come lo spirito di ricerca filosofico, sembra essere il simbolo di questa costante ricerca esistenziale. Capace o meno di determinare gli eventi, capace o meno di avere la meglio sul reale,  riesce a volare nell’oscurità, apre varchi tra le tenebre, senza lasciarsi soggiogare da facili risposte e continua a nutrirsi di dubbi appassionati. In ognuno di noi c’è una nottola pronta a spiccare il volo e a librarsi oltre la dimensione labile del superficiale per ricercare l’autentico valore della vita e del nostro esistere, bisogna solo avere il coraggio di volare.

 

Roberta Bramante