Le Catacombe dei Cappuccini a Palermo per la Festa dei morti di Sicilia | “Salafia”, testo di Concetta Brancato, interpretazione di Gigi Borruso

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“Salafia”, testo di Concetta Brancato, interpretazione di Gigi Borruso, da YouTube:

“Salafia”, testo di Concetta Brancato, interpretazione di Gigi Borruso, da Facebook:

Il luogo dove i vivi incontrano i morti

La mummificazione è una tradizione antichissima che in Sicilia ha preso particolarmente piede e le Catacombe dei Cappuccini di Palermo costituiscono l’espressione più alta di questa tradizione, in ragione del numero di corpi conservati al loro interno.

Una visione d’insieme sorprendente ed affascinante che testimonia la sfida dell’uomo per l’immortalitalità e la forza di un’usanza solenne radicata in Sicilia (come in tutto il Mezzogiorno preunitario) ed in particolare nella società cittadina palermitana.

Photo Gallery delle mummie delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo:

ORIGINI

Le Catacombe dei Cappuccini di Palermo sorsero come luogo di sepoltura dei monaci del convento ed il loro attuale sviluppo è, per certi versi, frutto del caso.

I Frati Cappuccini si stabilirono a Palermo, presso la chiesa di Santa Maria della Pace, nel 1534. Avevano creato un cimitero in cui seppellire i propri confratelli scavando una fossa comune che si apriva, come una cisterna, sotto l’altare di Sant’Anna.

In questa fossa/cisterna calavano dall’alto i defunti avvolti in un lenzuolo.

Ben presto, però, la fossa/cisterna divenne insufficiente e nel 1597 i Frati decisero di dotarsi di un cimitero più grande. Iniziarono quindi lo scavo delle Catacombe (così era definito “qualsiasi cimitero sotterraneo” già in una Disposizione Papale del 380 d.C.) dietro l’altare maggiore, si dice, utilizzando l’esistenza di antiche grotte. Dopo due anni il nuovo cimitero era pronto.

Quando i Frati traslarono le reliquie dei loro confratelli seppelliti nella prima fossa, per portarli nella nuova sepoltura, a sorpresa si accorsero che quarantacinque corpi erano rimasti praticamente intatti, mummificati naturalmente.

Il fatto venne interpretato come un segno della benevolenza celeste, ed i Frati decisero di non seppellire più questi corpi ma di esporli in piedi dentro delle nicchie poste tutte attorno alle pareti del primo corridoio delle Catacombe.

La salma che per prima venne ospitata nel nuovo cimitero sotterraneo fu quella di Fra Silvestro da Gubbio, ancora oggi esposto con un cartello che ne ricorda l’avvenimento (16 Ottobre 1599).

STORIA

L’incredibile scoperta di 45 corpi mummificati naturalmente portò una certa fama al convento ed i Frati cominciarono, a poco a poco, ad accogliere un numero sempre maggiore di salme di “secolari” finchè, nel 1783, decisero di concedere sepoltura a tutti coloro che fossero in grado di permettersi i costi delle pratica di imbalsamazione.

Fu così che le Catacombe dei Cappuccini di Palermo si espansero e furono creati nuovi corridoi. E quello che doveva essere il cimitero “privato” dei Frati divenne una sorta di museo della morte.

Dal Seicento all’Ottocento furono migliaia le persone, soprattutto notabili siciliani e personaggi illustri, che decisero di affidare ai Frati i corpi dei loro defunti: in cambio di ricche donazioni, questi ed i loro parenti potevano permettersi l’efficace processo di mummificazione naturale che i Frati Cappuccini con il tempo perfezionarono, e di essere esposti all’interno del cimitero.

Al desiderio di preservare il corpo a tutti i costi anche dopo la morte, si aggiungeva la possibilità per le famiglie dei defunti non solo di piangere la tomba del proprio caro ma anche di vederlo, di parlargli, di ‘fargli visita’ come se ancora facesse parte del mondo dei vivi.

Il cimitero venne chiuso nel 1880, salvo accogliere in via eccezionale ancora due salme nei primi anni del Novecento: la prima, nel 1911, fu quella di Giovanni Paterniti, viceconsole degli Stati Uniti; la seconda, nel 1920, fu quella della piccola Rosalia Lombardo, morta alla tenera età di due anni e oggi nota come la “mummia più bella del mondo”.

Info e approfondimenti:

http://www.catacombepalermo.it

Credit Ph: Carlo Vannini, La veglia eterna, Logos edizioni