Amiche ed Amici carissimi, nell’ambito del mio intervento a radio CRT, relativo alla trattazione del“primo bacio” – piacevolmente condiviso con altri dodici invitati – alla domanda “Daniela, com’è stato il tuo primo bacio?”, confido che avevo tredici anni – lui quattordici – e riscontrai un’ emozione elettrizzante, la cui intensità fu però lievemente turbata dalla trepidazione e, per questo, solo successivamente goduta appieno, rievocandola nei miei pensieri di adolescente estasiata.
È inconfessabile, ma vero, che allora, più che l’elettrizzante emozione, fu molto gratificante condividere la mia esperienza con amiche e compagne di scuola: lui era il ragazzo più ambito della compagnia ed aveva scelto me! Certo un po’ narcisista la Danielina, ma la voglia di raccontare era davvero incontenibile… non conoscevo ancora la bellezza della riservatezza, che appresi nel tempo.
Ho altresì rivelato che l’estatica sensazione non è cambiata nel corso della mia vita sentimentale, tantoché, considerando il bacio l’espressione atta a sancire con magia ogni nuova storia, per me, “ogni volta è la prima volta”, tantoché, come “la reale prima volta”, permane invariato il mio schema percettivo, così come l’identica, preziosa, rievocazione adolescenziale, ma …educata al piacere della complicità con l’altro, insita nel riserbo.
Nel mio vivere l’emozione, così come ho sinceramente palesato, ho riscontrato una forte identificazione personale nella frase di Isabelle Allende:
“L’ardore di quel bacio non li abbandonò per molti giorni e riempì di fantasmi delicati le loro notti, lasciando il ricordo sulla pelle, come una bruciatura. La gioia di quell’incontro li rapiva, facendoli levitare per strada, li spingeva a ridere senza motivo apparente, li risvegliava concitati nel mezzo di un sonno. Si toccavano le labbra con la punta delle dita ed evocavano esattamente la forma della bocca dell’altro.” (Isabel Allende- “D’amore e ombra”).
Un abbraccio
Daniela Cavallini