Bentrovati alla nostra rubrica “Voci del cuore”. L’articolo di oggi è un’intervista rivolta a Marta Zirulia, autrice del libro “Il richiamo delle locuste”.
La “voce del cuore” che Marta esprime con il suo libro è arrivata talmente forte e chiara da aver ottenuto il Premio Letterario Autori Italiani nel 2019! Pensate un pò! Detto questo, passiamo alle domande 😉
Marta, cosa diresti a chi non ti conosce e vede per la prima volta il tuo libro promosso sul web o in libreria? Perché dovrebbe sceglierlo tra tanti?
Sono felice di questa domanda, perchè in un periodo in cui ci sono tante crisi (economico-sociali) è difficile indirizzare il lettore alla lettura. Sostanzialmente però credo che in ciascuno di noi ci sia la voglia di recuperare emotivamente ciò che ci è stato tramandato in modo astratto. Il mio racconto potrebbe appartenere a qualsiasi regione e ognuno potrebbe ritrovare nei personaggi, o in uno spaccato di vita raccontato da coloro che hanno vissuto il secondo conflitto mondiale. Inoltre ritengo che tutti abbiamo bisogno di emozionarci e di riconoscere in ognuno di noi una poesia sopita.
Chi è Marta?
Marta è cresciuta con la nonna. Ha vissuto quel focolare domestico in cui la sera venivano raccontati aneddoti, le difficoltà legate alla guerra, la semplicità ma anche un genuino corrispondersi. Col tempo, interiorizzando queste emozioni, dapprima le ha migrate nella poesia e poi ha cercato un connubio tra immagini passate e rivalutazione di una spiritualità come opposizione all’impossibile.
Il tuo lavoro, la tua vita privata quanto hanno influenzato il momento in cui hai detto:”Da oggi Scrivo!”
Moltissimo! Ho preferito prima dare spazio al conseguimento degli studi universitari e poi, ho aperto le porte alla mia ispirazione dedicandomi prima alla poesia e poi, dal 2018, alla prosa.
Che tipo di messaggio vuoi trasmettere con i tuoi libri?
Nei miei testi poetici, ho voluto incidere sulle crisi esistenziali del nostro periodo, calandomi in sfumature crepuscolari ed ermetiche. Invece per quanto concerne il racconto, pur trattando un periodo storico drammatico, i personaggi non sono pessimisti ma consapevoli che anche nella sofferenza, ci si può aggrappare alla speranza di potersi stupire ancora.
Cosa vuoi dire o a chi ti riferisci quando in una parte del libro scrivi: “D’altronde, chi può definirsi peccatore?Colui che ti spinge a fare ciò che non vuoi o colui che costretto dalle circostanze, annulla ogni senso morale? Siamo anime vive in pena, che aleggiano alla ricerca di pace senza via d’uscita e che aspettano un domani come un orizzonte irraggiungibile».
In questo passo- riflessione, voglio sottolineare che la vita, spesso non offrendo molte vie di fuga, impiglia in condizioni avverse alla nostra moralità. Ma dal momento che siamo esseri umani inclini a un innata sopravvivenza, non ci si può definire peccatori se anche trasgredendo la nostra moralità, siamo costretti, da coloro che ci portano ad un vicolo cieco.
Fabia Tonazzi