Profilo critico del romanzo “Il venditore di pensieri altrui” di Paolo Massimo Rossi

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L’ispirazione a scrivere: Il romanzo ha trovato l’ispirazione per essere scritto in almeno tre elementi.

Il primo: un banchetto situato all’interno di un bar in Place della Bastille a Parigi, dove un cosiddetto “nouveau philosophe” (evidentemente non dei più noti), vendeva informazioni e consigli ispirati a filosofi antichi e moderni. Qualcuno si sedeva davanti a lui che, al modico prezzo di tre franchi o di un bicchiere di vino o birra spiegava sinteticamente qualcosa del pensiero di Aristotele, di Kant, di Sartre e così via. Ma mi sono rifatto anche alle rubriche esistenti su riviste, in cui i lettori si confidano, al direttore o a chi per lui, parlando dei propri amori, delle proprie difficoltà, di qualche piccola felicità, o chiedendo semplicemente consigli di vita.

Il secondo: il desiderio di rivisitare quella specie di icona letteraria che è costituita dall’ambiente del bar. E in Romagna è una vecchia tradizione. La gente si incontra, parla, ironizza, discute di calcio e politica. Lo schema narrativo in questo caso è rappresentato dalle battute, dalle chiacchiere che spesso sono anche prive di senso, ma sono appunto chiacchiere da bar.

Il terzo: la voglia di raccontare dell’amicizia, senza cadere nei patetici luoghi comuni della nostalgia, come anche degli amori che vanno e vengono e che il protagonista vive quasi avendone una strana paura: che possano diventare troppo importanti e profondi. Ma anche il desiderio di raccontare delle strade, dei marciapiedi e dei porticati dove camminare osservando e riflettendo più o meno seriamente sull’esistenza.

Lo schema narrativo è Il dialogo, centrato su ricordi, ironie, sorrisi ma anche su disagi e dolori. In fondo un percorso finalizzato a una presa di coscienza di sé, dalla adolescenza alla maturità.

Il punto di vista formale: nel romanzo è possibile rintracciare alcune modalità linguistico-narrative distinte, attraverso caratteristiche di scrittura diverse.

1) Raccontando del mestiere che Eulogio Roè pratica nei mercatini e nelle fiere della Romagna, ho usato la terza persona, perché non c’è alcuna confessione intimistica da parte del protagonista. Solo la descrizione della sua attività pura e semplice, priva di riflessioni personali. Roè sistema il banchetto, ascolta le richieste, risponde con frasi e citazioni da opere letterarie e filosofiche di autori del passato, anche se rifiuta di dichiararne gli autori. In qualche modo cerca solo di affascinare gli o le ascoltatrici senza nulla dire eppure esprimendosi con frasi e parole che sembrano essere quelle più appropriate all’argomento. E, d’altra parte, anche il suo none “Eulogio” vuol dire bella parola, o bel discorso.

2) Nel racconto delle sere al bar, sono tornato, invece, alla prima persona, perché mi sono calato nei panni del protagonista che si confessa – pur col filtro dell’ironia – e riceve dagli amici scherzose critiche e criptate confidenze. Sembra che tutti riducano la vita a una battuta (da bar appunto) dove nulla è verità mentre, tra le righe, tutto è verità. La storia viene conoscibile non perché viene raccontata novellisticamente da chi scrive, ma attraverso i discorsi anche frammentati del parlare comune degli amici “al bar”.

3) Nella terza parte sono tornato alla terza persona, perché dovevo parlare del tempo restante, quello in cui raccontare del personaggio Roè che si abbandona alle riflessioni sulla sua vita e sulle sue esperienze. Sono passati ormai degli anni dai tempi del banchetto per vendere i pensieri; e anche l’Ideal Bar non esiste più, sopravvive solo un ambiente che nessuno dei vecchi amici frequenta più e dove lui stesso è solo un perfetto estraneo.

Infine, ultimo ma non ultimo, i personaggi.

Il protagonista è, evidentemente, Eulogio Roè. Che diventa simbolo di un modo un po’ anticonformista di affrontare l’esistenza. A volte banale, a volte originale. Intorno a lui ruotano personaggi apparentemente improbabili, eppure perfettamente reali per chiunque conosca certi ambienti. E le stesse donne, amanti o semplicemente legate sentimentalmente per brevi periodi a Roè, sono reali nella misura in cui riescono a dire e non dire di sé.

Accanto a Roè si aggira, dissacrante – ma espressione del senso dell’affetto e dell’amicizia – Maurizio. “Grillo parlante” e deus ex machina della storia, cinico per gioco, amico che non vuol sembrare tale per pudore o per il gusto di ironizzare su tutto.

Il romanzo si chiude alternando una considerazione extradiegetica dell’autore e quella intradiegetica del protagonista che, come in una confessione, si offre all’autore stesso riconoscendogli il diritto di essere onnisciente nella impostazione letteraria della storia.

«Sedette al PC e riprese la scrittura abbandonata il giorno precedente. In essa le parole avrebbero detto del caso e dei desideri del corpo e della mente, magari esprimendoli con un ritmo che, al di là dell’apparente autocompiacimento, avrebbero semplicemente mostrato i minimi accadimenti della quotidianità.

Solo una lampada da tavolo, accanto al computer, illuminava il piccolo ripiano, lasciando nel buio il resto della stanza.

Scriveva e fluivano nella sua mente, come in un film proiettato all’indietro, immagini, frasi e ricordi, amicizie e amori, passato e presente.

Guardò lo schermo, si fermò in una lunghissima pausa, ascoltò il silenzio dell’appartamento, cercò di guardarsi dentro e tornò a scrivere.»

«È un’ansia antica che come sempre ritorna per chiedermi di uscire e rincasare senza darmi una meta. Non fa caldo né freddo, ora le nubi in un cielo immobile nell’attesa dell’alba. Il giorno si era annunciato di uggia immanente, la notte è scesa presto, scenderà presto. È autunno piovoso ma ci sarà freddo in inverno, conviene aspettare.

Dunque, mi accingo ad andare per sapere del mondo, un po’ rinascendo al tutto e al nulla, ma certo, e ancora, a quel vago sentire di sere e di luci scemanti che evanescenti si inoltrano a evocare un ricordo. Magari una primavera tra tante, immagini e giorni brevi e ventosi, imperfetti nella memoria e nel tempo.»

Paolo Massimo Rossi